
Università. Tutti a favore del merito, ma solo a parole. Parte la “settimana nazionale di dibattito e mobilitazione”
Tratto dal blog di Antonio Gurrado – Segnatevi questi nomi: Adi, Adu, Andu, Cipur, Cisl, Cnru, Cnu, Cobas, Conpass, Csa-Cisal, Flc-Cigl, Link, Rete29Aprile, Snals, Sun, Udu, Ugl e Uil Rua. Hanno sottoscritto una nota contro il ministro Carrozza che, intervistato dalla Stampa, aveva auspicato l’introduzione di test Invalsi uniformati nelle università per capire “se gli studenti escono dagli atenei con una laurea in grado di essere alla pari con quelle degli altri Paesi”. In vigore dal 2008, il test Invalsi ha rivelato, in soldoni, che a pari conoscenza di italiano e matematica due studenti rischiano di venire valutati con più generosità al Sud e con meno al Nord. C’è inoltre una significativa disparità nei voti di maturità fra regione e regione, liceo e liceo: la votazione è nazionalizzata ma la valutazione no, quindi chi prende 100 in un liceo può essere meno bravo di chi prende 80 in un liceo di un’altra regione.
Adi Adu eccetera contestano in nome del politicamente corretto il fallimento dell’Invalsi, che “mira a imporre un particolare modello di scuola escludente, incapace di valorizzare le differenti intelligenze”; insinuano inoltre che classificare su scala nazionale le capacità dei laureandi “non può legarsi a doppio filo con l’altro intento sbandierato dal ministro, ovvero quello di abolire il valore legale del voto di laurea”. Ovvero, stabilire una volta per tutte che un 110 e lode preso in un’università seria vale più di quello preso in una scadente. Eppure tutti sanno che esistono università migliori e peggiori, e che per questo molti ragazzi vanno a studiare lontano in un buon ateneo anziché accontentarsi di uno così così sotto casa.
Per questo l’intoppo ha fatto arrabbiare Gianni Chiodi, governatore Pdl dell’Abruzzo che sui social network ha parlato di “lobby dei mediocri”. A cosa pensava? Forse alla polemica che l’aveva visto protagonista in agosto, quando aveva suggerito di chiudere l’Università di Bari per la mesta posizione nella graduatoria Anvur. Sul Corriere del Mezzogiorno aveva replicato Nichi Vendola, contrario all’idea di borse di studio per finanziare studenti meritevoli che intendano frequentare un’università fuori dalla regione di residenza. Molto affezionato all’Università di Bari, dove si è laureato con un’inevitabile tesi su Pasolini, Vendola aveva detto che non avrebbe permesso i trasferimenti, “anticamera di una vera e propria emigrazione culturale verso le Università del Nord”. Così facendo però ha implicitamente ammesso un’altra cosa che tutti sanno ma nessuno dice, ossia che l’emigrazione degli studenti verso le università migliori va solo in direzione settentrionale; altrimenti avrebbe potuto salutare con gioia un finanziamento che avrebbe finalmente permesso ai ragazzi poveri di Milano, Bologna o Padova di andare a studiare al Sud.
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2 commenti
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Non servono soldi.
Basta abolire il valore legale dei titoli di studio.
Su Connottu, non sai quanto sono contento che anche tu sia di codesta idea!
Temevo di essere rimasto il solo a condividerla con Oscar Giannino!