Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Il modo in cui è stata gestita da Renzi e dal Pd tutta la vicenda del ddl Cirinnà merita, a lato delle questioni etiche in campo, una riflessione seria, di carattere politologico, riguardante l’ancora più anomala crisi di rappresentanza del centrosinistra in Italia. Qualcuno dirà “affari loro”. Non è vero. Come si è visto, le conseguenze sono per tutti.
Non più tardi del 15 febbraio, sull’Espresso, Zygmunt Bauman, il grande sociologo teorico della “società liquida”, concludeva così:
«Il problema contemporaneo della sinistra è la sua “constituency”, il suo blocco elettorale. Una volta era la classe dei lavoratori, che la sinistra difendeva. Oggi però, con i capitali che si muovono in fretta da un paese all’altro, anche gli strumenti con cui prima si tutelavano gli interessi delle classi più basse sono tra quelli che non funzionano più, a iniziare dagli scioperi: se i lavoratori incrociano le braccia, un secondo dopo il proprietario trasferisce la produzione in un Paese in via di sviluppo dove trova gente contenta di guadagnare un paio di dollari al giorno. In questo contesto, molti politici eredi della sinistra sono spaventati dall’idea di irritare le Borse, i mercati, la finanza, insomma i poteri che possono mandare gambe all’aria un Paese in un giorno. Quindi parlano d’altro: ad esempio, si autodefinisce di sinistra la parte politica favorevole ai matrimoni omosessuali. Bello, giusto, d’accordo, ma cosa c’entra (…) con la giustizia sociale, che era la ragion d’essere della sinistra?».
Sembrano parole scritte apposta per il Pci-Pds-Ds-Pd, scalato da Renzi nel 2013.
Il fatto che lo “zoccolo duro” abbia buttato giù come un bicchierino di rosolio cose come la riscrittura dell’articolo 18 e ben più pesanti misure di “svalutazione interna” del lavoro, non deve indurre in inganno: si fa tutto per “la Ditta”. Ma se, come dice Bauman, la sinistra italiana non può più parlare di giustizia sociale ma è costretta a «parlare d’altro», sono i matrimoni omosessuali oggi, domani chissà cosa, che ne definiranno, di volta in volta, la “constituency”. Renzi l’ha capito. Aveva bisogno di un bagno di legittimazione “a sinistra”, nel Pd, per superare indenne preoccupanti tornate elettorali amministrative e referendarie e ha davvero provato a forzare, sperando di farla franca, con il ddl Cirinnà. Sperando che i cattolici la buttassero giù esattamente come i comunisti. Letale errore di valutazione. Comunque si concluda questa vicenda, niente sarà più come prima: siamo alla conclusione di un autoinganno, coltivato a sinistra, al centro e a destra. Siamo al binario morto del tout se tient della Belle Époque renziana.
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