
UN TERRI SCHIAVO ITALIANO
Un bell’uomo, alto, sempre elegante. Giovane, i quarant’anni appena passati. Di quelli con una segretaria gentile e inflessibile che filtra le telefonate, e il cellulare tuttavia che squilla, squilla troppo. Affari, Borsa, amici. Tante telefonate, che lui spesso staccava. E il lavoro fino a tardi, la sera, e il taxi già pronto sotto l’ufficio ad aspettare, per l’aeroporto, un giorno qui, domani a Londra, dopodomani a Parigi. A casa il sabato sera, per dire alla moglie: che vita impossibile. Il lunedì mattina alle sei però ripartiva, il target da raggiungere ben chiaro. Correndo all’alba verso Malpensa il taxi, nella zona dell’ex Portello, passava poco lontano da un grande vecchio istituto per anziani, una costruzione di marmi bianchi, solenne. Il manager in partenza per Londra col primo volo Alitalia, business class, in quel posto non c’era mai stato, ne ignorava del tutto l’esistenza. Se qualcuno ce lo avesse condotto, tra quei vecchi annientati dall’Alzheimer, imboccati come bambini, si sarebbe probabilmente sentito smarrito, lui sempre così padrone di sè, così efficiente. Comunque, l’ingegner A. stava leggendo il Wall Street Journal, e il taxi scivolò via veloce verso l’autostrada.
Il destino l’aspettava in quel vecchio palazzo, pochi mesi più tardi. La sera di due giorni dopo un infarto soccorso in ritardo manda in coma l’ingegner A.. Non si riprende, entra in stato vegetativo. Come Terri Schiavo: il cuore batte, il respiro è autonomo, nella totale perdita della coscienza.
Sono passati oltre due anni. Le speranze di recupero dopo due anni sono quasi nulle, a 40 anni. A. è in un letto del reparto Stati Vegetativi di quell’istituto per anziani che sfiorava quando correva a Malpensa. Pare ancora più giovane, il volto liscio di chi non ha nessun affanno, né target, né insegue più Piazza Affari. Pare un ragazzo. Lo trattano con tenerezza le infermiere. C’è una musica a basso volume nella camera – è musicoterapia. Ma nessun cellulare che suoni, nessun agente di Borsa che chieda cosa vendere, nessuno che faccia fretta, solleciti, insista. La pace, qui dentro, stringe il cuore. Sono bastati, dice il medico, sei o sette minuti di anossia cerebrale per fare di un ingegnere in carriera conteso fra multinazionali a decine di migliaia di euro, uno come Terri Schiavo. Uno a cui negli Usa negano l’acqua e il cibo – non eutanasia, giacchè non è stata espressa alcuna volontà dalla malata, ma eliminazione legale dell'”inutile”.
“Inutili”, un passo oltre, perchè non anche i cerebrolesi più gravi, o i vecchi agli ultimi stadi della demenza? Una sentenza che fa venire i brividi, dice il medico accanto al signor A. Bastano sei minuti appena, per passare dall’altra parte della barricata.
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