Un manifesto per proteggere i minori dalla propaganda gender
Cosa avevano di così pericoloso da far sapere le persone che si sono ritrovate il 28 ottobre in una sala parrocchiale di Roma al convegno “Il rischio educativo nel linguaggio dei media”? Evidentemente qualcosa di terribile e sovversivo, a giudicare dalla reazione del Comune capitolino che ha negato loro la Sala della Protomoteca, comunicando solo all’ultimo momento agli organizzatori che la conferenza non avrebbe potuto lì svolgersi.
Eppure, chi ha partecipato all’incontro non ha avuto la stessa impressione, piuttosto quella di aver assistito a «un atto discriminatorio», come lo hanno definito gli organizzatori, da parte dell’amministrazione di Gualtieri, preoccupata dei contenuti veicolati da “note associazioni omofobe”, intente a propagandare “teorie riparative” per gli omosessuali.
Esperti psicologi e psichiatri
Niente di tutto ciò, come si può agilmente verificare dal video dell’incontro. Al contrario, su iniziativa dell’associazione “Non si tocca la famiglia” e dell'”Osservatorio di Bioetica di Siena”, si sono riuniti attorno a un tavolo esperti psicologi, psichiatri ed educatori che hanno voluto mettere tutti al corrente dei pericoli cui sono esposti bambini e adolescenti indirizzati verso la transizione di genere.
Moderati dal direttore di Tempi, si sono confrontati Massimo Gandolfini, neurochirurgo, psichiatra e presidente dell’associazione Family Day, Paolo Scapellato, piscologo e psicoterapeuta, e Giusy D’Amico, insegnante e presidente di “Non si tocca la famiglia”. Ognuno, per il proprio ambito di competenza e citando fonti scientifiche non sospettabili di partigianeria, ha svolto relazioni che hanno messo in evidenza verso quali pericoli e rischi concreti porti una società e una cultura che fa intendere come inoffensiva la transizione di genere, soprattutto per i minori.
Parola di madre
Il convegno è stata anche l’occasione per ascoltare Sophie Dechène, portavoce dell’Osservatorio Le Petite sirène, che ha di recente reso pubblico un manifesto che denuncia la propaganda sul cambiamento di sesso nei minori. Anche Dechène, appoggiandosi a studi e dati scientifici, ha raccontata la deriva di pratiche nocive e la messa all’indice di chiunque osi solo sollevare qualche dubbio.
Di forte impatto emotivo sono poi state le testimonianze, a volto nascosto, di due mamme, legate all’associazione “Genitori De Gender”, che hanno raccontato le angosce di chi si trova ad affrontare il tema della disforia di genere in casa propria e lo sgomento di chi vede la scuola, i medici, gli psicologi pronti non ad “ascoltare” un disagio, ma ad incanalare quel problema verso soluzioni che mettono in pericolo la salute e la vita futura dei loro figli. Non una posizione ideologica, ma di chi vuole capire e comprendere cosa arrechi tanta sofferenza ai propri amati.
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