Nati sulla scorta dell’esempio dei Veilleurs francesi, le Sentinelle in piedi sono un movimento («un’amicizia», dicono loro) nata per dare voce – attraverso la silenziosa lettura di un libro – a chi pensa che il cosiddetto ddl Scalfarotto sia una legge liberticida. Quando il ddl entrò alla Camera il 12 luglio 2013, in pochi sapevano di che cosa si trattasse. All’apparenza, solo un testo che si prefiggeva un nobile intento: combattere l’omofobia. Ma ben presto si capì che il ddl conteneva intenzioni molto meno innocue di quel che si dava a intendere, prevedendo persino il carcere per un reato di opinione.
Le Sentinelle sono nate dall’iniziativa di otto amici bresciani che annunciarono la prima veglia tramite passaparola e si ritrovarono il 5 agosto in una piazza della città: erano 50 persone. A settembre vi fu la prima veglia a Bergamo, il 12 ottobre a Milano. I cinquanta di Brescia erano diventati 500. Oggi, in poco più di un anno, le Sentinelle sono presenti in 150 città e si calcola che circa 40 mila siano state le presenze alle loro 199 veglie.
I PRIMI MESI. Fra ottobre e dicembre a Brescia, Bergamo e Milano si aggiunsero Rovereto, Genova, Biella, Verona, Reggio Emilia e Trieste. Il dibattito sul ddl iniziò a scaldarsi e qualcuno cominciò a notare queste strane manifestazioni dalle modalità tanto inconsuete: niente urla, niente strepiti, nessuna vetrina infranta. Solo poche parole, silenzio e un libro. A inizio del 2014 l’onorevole Ivan Scalfarotto in un’intervista a Radio 24 accusò le Sentinelle di mentire sui contenuti del ddl. La loro risposta fu una frase del deputato stesso, che rassicurava le associazioni Lgbt che il suo testo avrebbe impedito agli “omofobi” di affermare pubblicamente le loro convinzioni. Intanto, le preoccupazioni delle Sentinelle si dimostravano meno infondate di quanto sosteneva il deputato Pd. Il 10 febbraio tempi.it denunciò l’introduzione nelle scuole dei libretti “Educare alla diversità”, ritirati dopo una lunga battaglia cui le Sentinelle e la Manif pour tous Italia diedero il loro sostegno.
IL RECORD MILANESE. Il 17 febbraio a Milano alla loro terza veglia le Sentinelle raggiunsero le 1.500 presenze. A quel punto le città coinvolte erano una trentina per un totale di 40 veglie. Di lì a poco si aggiunsero Trento, Ascoli, Torino, Piacenza, Perugia, Como, Cremona (veglia cui partecipò, dopo una polemica con le associazioni Lgbt, anche il presidente della Provincia Massimiliano Salini).
I momenti di attrito aumentarono. Il 20 marzo l’Huffington Post attaccò le Sentinelle definendole omofobe e catto-reazionarie. Il 2 aprile la Regione Liguria espose una bandiera arcobaleno e l’assessore alle pari Opportunità, Lorena Rambaudi, definì le veglie una «forma di discriminazione e razzismo». A Siena, dopo un’interpellanza urgente della capogruppo del Pd Leonini che chiedeva di rivedere il regolamento di concessione di Piazza del Campo, a un portavoce delle Sentinelle fu impedito di parlare e di distribuire volantini. A giugno, dove era stata annunciata una veglia, sul palazzo del municipio di Ferrara fu esposto uno striscione: «La città di Ferrara condanna l’omofobia e la transfobia». All’inizio di luglio a Modena la capogruppo della lista “Per Me Modena”, Adriana Querzè, firmò un’interrogazione in cui definiva le veglie dei «presidi omofobi».
Fra giungo e luglio, i Comuni di Bologna, Modena, Crotone, Napoli e Reggio Emilia presentano mozioni che invitavano i sindaci a «trascrivere gli atti di matrimonio celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso». Le veglie continuarono fino alla fine di luglio ad Aosta, Bisceglie, Montalbano Jonico, Matera, Saluzzo, Bari e Bergamo.
Fra le fila dei Veilleurs italiani ci sono anche persone con attrazioni omosessuali contrarie alla rivendicazione di diritti basati sulle inclinazioni sessuali. Per la prima volta, dopo le violenze subite in ottobre, una di loro decide di parlare pubblicamente attraverso una lettera pubblicata da tempi.it: «Io sono qui e non sono là. E ciò che più mi sconvolge, io sono qui, anche per chi sta di là. Questo luogo, questa presenza fisica, è il segno della mia presenza del mondo, è il modo in cui siamo chiamati a diventare uomini e donne di domani. Padri e madri. Anche per quei figli che non capiscono, che rinnegano, che ci odiano».
IL VESCOVO DI REGGIO. Il 3 dicembre un parroco di Reggio Emilia, dopo le critiche, decide di annullare un incontro organizzato con alcune Sentinelle in un locale della parrocchia. Interviene il vescovo della città, monsignor Massimo Camisasca, che difende pubblicamente le Sentinelle: «Questi convincimenti non nascono da una posizione confessionale, ma sono patrimonio comune dell’esperienza umana, fondata sulla ragione (…). Desidero perciò esprimere la mia gratitudine e il sostegno della Chiesa per la testimonianza di tanti uomini e tante donne, soprattutto di tanti giovani, appartenenti a fedi e storie diverse – facenti capo ad associazioni laiche o religiose, circoli culturali – che si espongono in prima persona a difesa del bene dell’umanità».
Il 21 dicembre si è svolta a Verona l’ultima veglia dell’anno. A Bari ci sarà la prima del 2015. Sarà la duecentesima volta che le Sentinelle scendono in piazza.