Ucraina. Oltre la controffensiva, l’orrore quotidiano della guerra

Di Leone Grotti
31 Agosto 2022
Kiev ha annunciato l'operazione per riconquistare Kherson e «respingere gli usurpatori fino al confine». Ma i mezzi dell'Ucraina potrebbero essere insufficienti: «Abbiamo perdite catastrofiche»
I funerali di un soldato dell'Ucraina morto in guerra a Kiev

I funerali di un soldato dell'Ucraina morto in guerra a Kiev

La controffensiva dell’esercito ucraino per riprendere Kherson è iniziata. Lo ha annunciato lunedì la portavoce del commando meridionale, Natalia Humeniuk, senza offrire troppi dettagli. Ad alimentare le aspettative ci ha pensato il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky: «L’esercito russo farebbe meglio a scappare se vuole sopravvivere. Voglio avvertire gli usurpatori: li respingeremo fino al confine. Fino al nostro confine, che non è mai cambiato».

Scontro mediatico tra Ucraina e Russia

Per quanto molte postazioni dell’esercito russo lungo il fronte vicino alla città di Kherson e altre nelle retrovie siano state colpite dai missili ucraini forniti dagli Stati Uniti, i toni altisonanti di Zelensky sembrano più dettati dalla volontà di galvanizzare il morale delle truppe che dalle reali probabilità di successo.

L’importanza e l’entità della controffensiva sono ancora sconosciute. Il ministero della Difesa russo, pur riconoscendo la controffensiva ucraina, ha dichiarato che «è già fallita miseramente: le unità ucraine hanno subito pesanti perdite». Sapere dove stia la verità al momento è impossibile.

I dubbi del Pentagono

Secondo alcune dichiarazioni rilasciate anonimamente da funzionari del Pentagono al New York Times, «l’offensiva dimostra il desiderio degli ucraini di fare progressi sul campo di battaglia». Però, aggiungono, «non sappiamo se l’esercito sia in grado di ottenere risultati significativi».

Avanzare nella regione di Kherson potrebbe essere fondamentale per il morale delle truppe ucraine, così come un fallimento rappresenterebbe «un sacrificio di vite in cambio di qualche piccolo risultato o addirittura nulla». Di sicuro da maggio, da quando cioè Kiev ha annunciato per la prima volta la controffensiva, la situazione non è cambiata in modo significativo e il timore è che la guerra si stia avvicinando a una situazione di stallo.

L’orrore della guerra in Ucraina

L’arrivo dell’inverno potrebbe cristallizzare le posizioni di russi e ucraini, prolungando la guerra in modo indefinito. Anche per questo i toni trionfalistici utilizzati nell’annuncio della controffensiva sembrano non corrispondere alla realtà del conflitto sul terreno.

Una realtà che è stata ben descritta, in una drammatica testimonianza al New York Times, da un soldato dell’esercito ucraino, Artem Check, veterano della guerra nel Donbass e autore del libro Absolute Zero: «Di recente, una delle compagnie del nostro battaglione è rientrata da una missione nell’Est dell’Ucraina», scrive. «Un mese fa avevamo visto i nostri commilitoni sorridenti e allegri. Ora non si parlano neanche più tra loro, non si tolgono nemmeno i giubbotti antiproiettile e non sorridono affatto. I loro occhi sono vuoti e neri come pozzi inariditi. Questi soldati hanno perso un terzo del loro personale e uno di loro mi ha detto che vorrebbe essere morto perché ora ha paura di vivere».

«Le perdite sono catastrofiche»

La guerra contro la Russia è diversa da quella del Donbass, continua Check:

«Le perdite, senza esagerare, sono catastrofiche. Non sappiamo neanche più i nomi di tutti coloro che sono morti. Ce ne sono a decine ogni giorno. Gli ucraini piangono in continuazione i loro cari: ci sono file di bare inchiodate nelle piazze centrali di città relativamente calme in tutto il paese. Bare chiuse sono la terribile realtà di questa guerra crudele, sanguinosa e apparentemente senza fine».

Il sindaco di Odessa apre al dialogo

Forse è anche per questo che lunedì il sindaco di Odessa, Gennadiy Trukhanov, invece di parlare al Corriere di controffensiva, ha utilizzato toni più moderati e volti al dialogo: «Sulla Crimea credo che sia importante trattare in modo politico, sono in gioco le vite di milioni di persone. Non voglio essere frainteso. Ovvio che sogno il ritorno ai nostri confini del 1991, ma occorre negoziare passo dopo passo, cercare compromessi in modo graduale, evitare il muro contro muro».

Parole come quelle di Trukhanov raramente si sono sentite negli ultimi mesi da parte di esponenti della politica ucraina e segnalano che nel paese non tutti sono favorevoli alla strategia di Zelensky di vincere ad ogni costo. Ovviamente per trattare bisogna essere in due e fino ad ora nessuno a Mosca ha dato l’impressione di volersi davvero sedere attorno al tavolo dei colloqui.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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