Ucraina. A un anno dalla rivolta di piazza Maidan, infuria la guerra civile: quasi 5 mila morti in otto mesi

Di Leone Grotti
22 Novembre 2014
Governo ucraino e separatisti sono entrambi accusati di «crimini contro l'umanità», mentre Russia e Stati Uniti li rifoniscono di equipaggiamenti e armi

Un anno dopo l’inizio delle proteste di piazza Maidan, che hanno portato alla cacciata di Yanukovich e all’elezione del presidente Petro Poroshenko, l’Ucraina si trova precipitata in una guerra civile della quale non si intravede la fine. Già 957 persone sono morte da quando il 5 settembre è stata firmata una tregua a Minsk tra il governo ucraino e i ribelli separatisti, che controllano la regione orientale del Donbass.

QUATTROMILA MORTI. Secondo i dati diffusi dalle Nazioni Unite, da quando sono cominciati gli scontri nelle regioni di Donetsk e Lugansk ad aprile sono già morte 4.317 persone, quasi 540 al mese. Gli sfollati interni sono in totale 466 mila, quelli costretti a rifugiarsi all’estero 454 mila. Sia l’esercito di Kiev che i cosiddetti filorussi sono stati accusati di «abusi dei diritti umani» e «crimini contro l’umanità», tra cui detenzioni illegali, torture ed esecuzioni sommarie.

ARMI E RIFORNIMENTI. Dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia, il muro contro muro tra Mosca e paesi occidentali ha portato solo a un peggioramento della situazione. Il governo guidato da Vladimir Putin ha sostenuto politicamente, oltre che con armamenti e mezzi, i diritti dei separatisti contro Kiev. Il governo di Poroshenko invece, sostenuto dall’Unione Europea, come rivelato ieri da Reuters riceverà dagli Stati Uniti altri «aiuti non letali». Tra questi, ci saranno anche gli Humvee, veicoli militari da ricognizione. Tony Blinken, viceconsulente di Barack Obama per la sicurezza nazionale, ha dichiarato anche che «l’invio di armi è ancora sul tavolo. È qualcosa a cui stiamo pensando».

SPARI ALL’OSCE. Mercoledì sono stati attaccati gli osservatori dell’Osce, incaricati di monitorare la situazione nella parte orientale del paese e i confini con la Russia. Il loro convoglio è stato oggetto di una raffica di spari proveniente da soldati in uniforme che stavano operando vicino a una zona controllata dal governo di Kiev, riporta la Bbc. Il governo ucraino è finito sotto accusa ma ha negato implicazioni da parte dei suoi uomini. Una portavoce dell’Osce si è rifiutata di commentare.

@LeoneGrotti

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2 commenti

  1. Fabio G

    Gli USA sono liberi di invadere, bombardare, organizzare “rivoluzioni colorate” in tutti gli stati che vogliono, semplicemente tirando in ballo la storiella che è in questione la loro “sicurezza nazionale”…

    …sarebbe stato bello che la Russia non si fosse fermata alla Crimea ma avesse proseguito fino a Kiev;

    adesso abbiamo un paese alla bancarotta, nel quale fanno da padroni i cosiddetti “oligarchi”, i gruppi neonazisti sono liberi di fare quello che vogliono, l’industria è in disfacimento;
    e questo paese vuole entrare nella cosiddetta Europa per sperare di risolvere la sua devastazione.

    Speriamo che abbiano visto giusto gli strateghi “occidentali” altrimenti siamo nei guai.

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