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Dopo 100 giorni di guerra la pace resta il bene superiore

Se bisogna "tenere conto di tutta la realtà" bisogna fare i conti anche con quella che non ci piace. Lettera e risposta (e una foto che dice cosa pensiamo)

Emanuele Boffi
06/06/2022 - 6:30
Esteri
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Papa Francesco mostra una bandiera arrivata da Bucha, 6 aprile 2022
Papa Francesco mostra una bandiera arrivata da Bucha, 6 aprile 2022

Buongiorno direttore, le scrivo questa mail come reazione agli articoli di Leone Grotti contrario al supporto anche militare che l’Occidente sta dando all’Ucraina. Questa posizione, vicina a quelle di un Conte o di un Salvini qualsiasi, non é degna della tradizione di Tempi. Come se in fondo se l’Ucraina si arrendesse all’invasione di Mosca non sarebbe poi un gran male, alla fine si salvano affari, si evitano impatti su l’economia nostrana e si mantengono buoni rapporti con Mosca. Questioni come libertà, giustizia, autodeterminazione dei popoli in fondo sono da relativizzare rispetto agli interessi in gioco. Non riconosco più negli articoli di oggi la forza di Tempi, la capacità di uno sguardo ideale che tiene dentro tutta la realtà. Che succede? Con grande considerazione. Cordiali saluti.
Gualtiero Mattavelli

Caro Gualtiero, lei ci imputa un cinismo che noi non abbiamo mai avuto e che non trapela da nessuno dei nostri articoli, men che mai da quelli di Grotti, che sta facendo un lavoro fantastico.

La posizione di Tempi sulla guerra in Ucraina è la stessa dal primo giorno dell’invasione. Per dirla con una immagine è la foto di papa Francesco con la bandiera dell’Ucraina proveniente da Bucha. Cioè noi, a differenza di un Conte o di un Salvini o di un Orsini o dell’Anpi, non abbiamo mai pensato né scritto che “se l’Ucraina si arrendesse all’invasione di Mosca non sarebbe poi un gran male”. Dove l’ha mai letta questa cosa? Noi abbiamo sempre ribadito e scritto che Putin è l’invasore, che la responsabilità di questa guerra è sua, che se oggi non si giunge ad un accordo è perché il presidente russo non si siede ai tavoli dei negoziati. Non ci sono ambiguità su questo.

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Lei scrive che la «forza di Tempi è la capacità di uno sguardo ideale che tiene dentro tutta la realtà». Concordo. E il punto è che bisogna proprio tenere conto di “tutta la realtà”.

Per esigenze di spazio, elencherò solo alcuni punti.

Punto numero uno: le vittime

Troppo spesso ci si dimentica di loro. Ma è questo il tema numero uno. Cifre esatte non ce ne sono, ma secondo l’Onu sarebbero più di 4.100 i civili ucraini morti dall’inizio del conflitto (di questi, 260 sono bambini). Ma queste sono solo stime, come ha detto l’Alto commissario delle Nazioni Unite. È probabile che i morti siano molti di più. I rifugiati ucraini che hanno lasciato il Paese sono oltre 6,8 milioni, gli sfollati superano gli 8 milioni.

Fausto Biloslavo ha scritto sul Giornale che «i soldati ucraini stanno morendo come mosche (da 60 a 100 al giorno ha ammesso il presidente) ed i russi anche se avessero perso “solo” 15 mila uomini, la metà dei caduti denunciati dall’intelligence occidentale, starebbero pagando un tributo insopportabile per qualsiasi paese normale. Nel Donbass le artiglierie di Mosca sono in grado di sparare 8 mila proiettili al giorno e 1500 si concentrano sulle prime linee come negli ultimi giorni a Severodonetsk. E siamo appena ai primi 100 giorni».

È lapalissiano notare che più dura la guerra, più ci saranno vittime.

Punto numero due: la fornitura di armi da parte dell’Occidente all’Ucraina

Se non ci fosse stata, la guerra sarebbe finita da tempo. Noi tutti ammiriamo l’eroismo degli ucraini, la difesa della patria, il fatto che siano disposti a morire per la libertà. Come essere insensibili a tutto ciò? Ho parenti che hanno ospitato in casa dei rifugiati ucraini, so bene cosa accade a Kharkiv, tutti i giorni, anche quando i nostri tg non ne parlano.

Resta un fatto che senza il supporto occidentale l’avanzata russa sarebbe stata molto più rapida e devastante di quanto lo è stata finora. E qui iniziano le domande, che non è stupido porsi (e che non ci poniamo solo noi, ma anche i grandi della Terra, mi pare, da Biden e Draghi, passando per Scholz, Macron e Johnson). Quante armi fornire? E quali? Fino a quando? A quale scopo? Come evitare l’escalation nucleare?

Io la penso come Biloslavo: «Non potevamo abbandonare gli ucraini come Budapest nel ’56 e Praga nel ’68. È doveroso inviare armi, ma dobbiamo essere consapevoli che l’Ucraina potrebbe diventare un Afghanistan nel cuore dell’Europa con Washington che ripete la stessa strategia di Reagan adottata con i mujaheddin durante l’invasione degli anni Ottanta per logorare l’armata allora rossa e oggi russa».

Quindi, anche in questo caso, il prolungarsi della guerra è un disastro su tutti i fronti.

Punto numero tre: i riflessi sulla politica e l’economia

Qui la faccio breve, anche se non sono cose di poco conto. La sciagurata invasione di Putin segna un prima e un dopo nel nuovo ordine mondiale. Per quel che capisco io, la Russia avrà solo da perderci, comunque vada. Intanto però, oltre alla questione energetica che tanto assilla il nostro pezzo di mondo ricco, c’è quella alimentare che riguarda il Terzo mondo (Die Zeit e l’Economist ne hanno parlato a lungo). Il terzo angelo dell’Apocalisse – cioè la “fame”, dopo la pandemia e la guerra – è già tra noi.

Punto quattro: cosa sta succedendo sul campo

Lo lascio dire al presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyj che ha usato queste parole nel suo recente discorso alla Camera dei deputati del Lussemburgo: «Le truppe russe hanno invaso 3.620 località popolate. 1.017 sono già state liberate, altre 2.603 ancora no. A oggi, circa il 20% del nostro territorio è controllato dagli occupanti, quasi 125 mila chilometri quadrati. È molto di più rispetto all’area di tutti i paesi del Benelux messi insieme».

Diciamolo con altre e dolorose parole: i russi stanno vincendo. Hanno vinto, finora. Per riconquistare quei territori gli ucraini hanno bisogno di mettere sul campo una forza che, al momento, non hanno. Quando Biden dice che «solo l’Ucraina può decidere se cedere parte del suo territorio per arrivare alla pace», secondo lei cosa sta suggerendo?

Non c’è pace senza giustizia non c’è giustizia senza perdono

Quindi, caro Gualtiero, questa è “tutta la realtà”. Può non essere la realtà che ci piace, ma questa è. Potrà cambiare, potranno esserci nuovi sviluppi e se ne terrà conto, ma la posizione di Tempi rimarrà la stessa espressa il giorno dell’invasione.

Se si cerca di mettere a posto un “pezzo” di questa realtà, si è condannati alla sconfitta. L’unico modo per mettere a posto tutti i pezzi è riconoscere quel che papa Francesco ha detto i primi giorni del conflitto: «Chiedere a Dio quella pace che gli uomini non sanno fare da soli». Che vuol dire: indicare l’amicizia della donna ucraina e della donna russa ai piedi della croce, accogliere gli sfollati, cercare una soluzione diplomatica anche quando tutti la danno per lontana e inutile.

La pace non è il male minore, ma è il bene superiore. Per tutti, a partire dagli ucraini ai quali va garantita una pace giusta. Questa è la nostra posizione.

Foto Ansa

Tags: guerra ucrainajoe bidenPapa Francescovladimir putinVolodymyr Zelenskiy
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