«Senza vacanze estive a rischio 13 punti di Pil e 4,2 milioni di lavoratori»

Di Leone Grotti
16 Aprile 2020
Parla Marina Lalli, vicepresidente di Federturismo: «Turismo e sicurezza sono compatibili. La von der Leyen consiglia di non prenotare? Inaccettabile, danneggia l'Italia. Il governo ora ci aiuti»
vacanze coronavirus

«Siamo tutti a terra. Tutti. Finora il governo non ha fatto niente per le aziende turistiche, ma ci sono 13 punti di Pil e 4,2 milioni di lavoratori a rischio». È scoraggiata al pari dei suoi affiliati Marina Lalli, vicepresidente di Federturismo, che rappresenta 20 filiere del settore e ha dunque una visione molto ampia, per non dire completa, della situazione del turismo in Italia alle porte dell’estate, ma in piena emergenza coronavirus. «Solo a Pasqua per le mancate prenotazioni delle stanze di albergo abbiamo perso 300 milioni. Noi stiamo studiando tutte le misure di sicurezza per permettere le vacanze degli italiani, ma bisogna capire che per noi “riaprire” non significa “ripartire”».

Vicepresidente, il turismo aspetta di ripartire?
Certo, come tutti ma per noi sarà molto più difficile.

Perché?
Come tutte le altre aziende, anche le nostre sono ferme. Ma se quando si riaprirà, le altre aziende potranno cominciare a produrre e spedire le merci rimaste in magazzino, noi dovremo attendere ancora.

Attendere che cosa?
Le prenotazioni. Quelle che avevamo sono state tutte disdette. Dovremo ricominciare da capo, sapendo benissimo che questa non potrà mai essere un’estate come le altre. La vita non potrà mai tornare normale da subito, dovremo convivere con il virus. Ma non per tutti è possibile.

Perché?
Ce la vede una discoteca con poche persone che fa rispettare il distanziamento sociale? È improbabile. Tutte le aziende dell’intrattenimento e dello spettacolo saranno in enorme difficoltà. Per altri invece sarà molto costoso: pensiamo a un impianto a fune di risalita o a un bus turistico, che potranno essere riempiti solo per un quarto per ragioni di sicurezza. I costi saranno altissimi e temo che saranno trasferiti sull’utilizzatore finale. Anche potenziare il servizio in camera negli alberghi per la colazione avrà un costo.

Pasqua come è andata?
È come se non ci fosse stata per noi e abbiamo subito un danno economico enorme. Soltanto nelle mancate prenotazioni delle stanze d’albergo per i tre giorni di Pasqua abbiamo registrato una perdita di 300 milioni di euro e 5 milioni di presenze. Fosse poi solo Pasqua: è da inizio anno che va avanti questa via crucis. All’inizio temevamo che sarebbero venuti a mancare solo i turisti cinesi, poi ci siamo ritrovati in questa situazione.

Quante vale il turismo in Italia?
Il volume di affari è di 223 miliardi, pari al 13 per cento del Pil. Ieri il Fondo monetario internazionale ha detto che perderemo il 9,1 per cento del Pil alla fine dell’anno. Non vorrei che fosse il nostro.

Una tragedia per le aziende.
E anche per i nostri 4,2 milioni di lavoratori. Senza contare poi il mezzo milione di lavoratori stagionali che avremmo dovuto cominciare ad assumere proprio in questi giorni e che non hanno ancora visto l’inizio dei loro contratti. Molti di questi vivono tutto l’anno con il lavoro dei mesi estivi e hanno problemi ad accedere alla Naspi. Rischiano la povertà.

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha detto alla Bild am Sonntag: «Al momento nessuno può fare previsioni affidabili per luglio e agosto. Consiglio di aspettare a prenotare le vacanze». Cosa risponde?
Che poteva risparmiarsi una simile dichiarazione. Ma come fa a pronunciare una frase così forte? Non si rende conto che può spostare il bilancio di aziende che già sono a terra? Gli Stati inoltre si sono dati dei regolamenti su come effettuare i rimborsi e le aziende turistiche li hanno rispettati con grande responsabilità. Perché non prenotare, allora, se si è capito che non si perde nulla?

Von der Leyen è stata superficiale?
Molto peggio. Dalle dichiarazioni di certe persone dipende la ripresa delle aziende. Tra l’altro diciamolo: noi italiani dal punto di vista turistico siamo un’eccellenza europea. Se qualcuno dice sciocchezze sul turismo danneggia innanzitutto l’Italia.

Di che cosa hanno bisogno le aziende per ripartire in sicurezza?
Stiamo studiando delle misure che vorremmo prendere di comune accordo con Uni e Inail. Poi però ci vuole l’intervento del governo: noi infatti sappiamo già che quest’anno guadagneremo poco o niente, ma dobbiamo avere la certezza che i mancati guadagni non ci costringeranno a chiudere.

Il governo non vi ha già aiutati?
No. Prima di tutto ha pensato all’emergenza sanitaria e poi al rischio di povertà delle persone. E questo ci è sembrato giusto, infatti non abbiamo detto nulla. Ora però deve pensare anche a noi.

Ma ha approvato il decreto liquidità.
E questo sarebbe un aiuto? Ci ha detto: se volete, indebitatevi pure, poi dovrete rimborsare il debito in 6 anni. Non solo non è un aiuto, ma il periodo di tempo considerato è ridicolmente breve, soprattutto sapendo che quest’anno non incasseremo nulla.

Alcuni partiti hanno proposto un voucher per i vacanzieri o la detrazione delle spese. Cosa ne pensa?
Se sarà una delle tante misure, ben venga, se sarà l’unica invece non ci siamo perché non sarebbe utile a tutta la filiera turistica. Il credito di imposta poi non va bene: molte delle famiglie le imposte non arriveranno proprio a pagarle. Se dev’essere bonus, che sia vero e ben ancorato al tema delle vacanze. Non deve essere usato per tutt’altri scopi.

Che cosa chiedete allora?
Di essere tranquillizzati. Non guadagneremo? Pazienza, ma non possiamo anche subire il normale carico fiscale, che per ora è stato posticipato ma non cancellato. Chi ha un immobile in affitto come lo paga senza aiuti statali? Perché dovremmo pagare la Tari se non produciamo rifiuti? Perché dovremmo pagare l’Imu su un immobile strumentale se non possiamo usarlo? Lo Stato deve eliminare queste tasse perché le aziende sono in crisi, ma anche perché sarebbe ingiusto esigerle ora. Il governo deve dimostrare di avere capito la gravità della situazione: deve aiutarci con questo decreto di aprile, vogliamo misure ad hoc per il turismo. Le aspettiamo da mesi.

Anche confidando che il governo vi aiuti, c’è un altro problema. Gli italiani avranno le risorse per andare in vacanza? Trecentomila aziende hanno chiesto la cassa integrazione per 4,5 milioni di lavoratori.
Questo è l’altro grande problema. È certo che gli italiani avranno meno soldi perché la cassa integrazione non copre tutto lo stipendio. Inoltre avranno consumato il monte ferie, perché tutte le aziende all’inizio hanno chiesto ai dipendenti di usarle. E ancora: quando le aziende ripartiranno, vorranno recuperare il tempo perduto e lavorare anche ad agosto. Quante persone non avranno la possibilità di andare in vacanza?

Non è però che chi riuscirà ad andare al mare si ritroverà in spiaggia in gabbie di plexiglass, come proposto da alcune aziende in Emilia-Romagna?
Mi sembra un’idea irrealizzabile dal punto di vista economico e del buon senso. Sarebbe un paradosso: chi è che vuole chiudersi in un forno a microonde? Senza contare che magari non si morirà di coronavirus, ma appena si alza il vento si rischia che un pannello voli in aria e finisca in testa alla gente. Non scherziamo, anche perché il settore dei balneari sarà meno interessato dalla crisi visto che il virus in acqua non sopravvive.

Non potrà essere però un’estate normale.
Certo che no, dobbiamo metterci in testa che dovremo convivere con un virus. Ci saranno misure di sicurezza che renderanno tutto diverso da un punto di vista emozionale, perché accogliere un turista in guanti e mascherina non è certo bello, ma anche pratico. Se gli alberghi già sanificano tutto, è chiaro che le città d’arte dovranno organizzarsi. Gli assembramenti non saranno permessi.

Vede l’uscita in fondo al tunnel?
Ora come ora no. Come dicevo prima, per le aziende del turismo “riaprire” non basta per “ripartire”: pensiamo solo all’industria delle convention. Per programmare ci vogliono mesi. Noi abbiamo più problemi degli altri settori e per questo siamo scoraggiati e preoccupati. Del resto, i nostri clienti ci hanno dimostrato in tanti modi affetto e vicinanza. Ma quanti di loro, anche potendo, saranno disposti a mettersi in viaggio all’indomani del rilassamento dei divieti? Gli italiani vogliono andare in vacanza, ma non abbiamo certezze.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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