
Ma come fanno a restare a casa i vagabondi? “Non possiamo legarli ai letti, ma lasciare aperti 24 ore su 24 il centro di accoglienza via Pollini e Casa Silvana in via Esterle sì. Contano rispettivamente 90 e 10 posti letto, la maggior parte dei senzatetto che li occupa capisce la situazione e non lascia le strutture durante il giorno”. E chi non capisce? “Sono clochard, sanno benissimo cosa li aspetta in strada a Milano, è casa loro. Ma sono liberi. A chi se ne va posso solo ricordare di non dimenticare l’autocertificazione e la mascherina. Anzi, fatemi fare un appello ai lettori di Tempi: abbiamo bisogno di mascherine, guanti in lattice, gel disinfettanti. Per chi assistiamo e per ciascuno dei nostri volontari. Non avete idea di quanto ci sia da fare, qui in Lombardia, e quanto ci servano le mascherine”.
“MASCHERINE, TROVATECI DELLE MASCHERINE”
Dio ci conservi Mario Furlan e ci aiuti a trovare un donatore di mascherine per i suoi City Angels: del baldo giornalista che a metà anni 90 decise di affiancare Fratel Ettore nell’assistenza semiclandestina agli emarginati (Milano si riempiva di albanesi, molti di loro violenti «e io divento matto», aveva detto il frate camilliano, chiedendo a Furlan e amici ragazzotti di dare una mano ai tavoli della mensa ma soprattutto a far sicurezza) è già stato scritto tutto. Ma di scritti e salamelecchi i suoi popolarissimi Angeli, volontari di strada a servizio di senzatetto, migranti, tossicomani, etilisti, punto di riferimento sicuro per i cittadini e deterrente per i malintenzionati, oggi se ne fanno poco: “Mascherine, aiutateci con le mascherine”.
Oggi sono 350 i volontari in azione nelle strade della Lombardia, con le loro inconfondibili divise, giubba rossa e basco blu stile forze di pace Onu: Milano, Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Varese, Gallarate, Busto Arsizio le loro basi. Da quando è scoppiata l’emergenza sanitaria lavorano più di prima per aiutare gli ultimi e chi aiuta gli ultimi. Pochi giorni fa gli indomiti frati cappuccini dell’Opera San Francesco hanno chiesto loro una mano, anzi, tutte le mani che potevano offrire. Troppo avanzata l’età dei loro tradizionali volontari: le mense, il servizio docce, il poliambulatorio, tutto ciò che per migliaia di persone a Milano rappresentava un punto di riferimento per combattere povertà, solitudine e ora un nemico invisibile, rischiava di chiudere.
ALLA MENSA DEI CAPPUCCINI
Così sono arrivati i City Angels bardati con guanti e mascherine, “non è più possibile far sedere la gente ai tavoli, distribuiamo i sacchetti col pasto che dovrà essere consumato altrove, si parla di circa 900 sacchetti a pranzo e 800 a cena. Controlliamo file e distanze anche per le docce. Ogni sacchetto consegnato è un pensiero a chi e a dove andrà a consumarlo da solo, ma anche a cosa accadrà dopo. Non sono solo queste file di poveri a preoccuparmi ma quelle che verranno. Quelle che ho già visto dopo la crisi nel 2008. Io spero con tutto me stesso di sbagliarmi, ma dovremo essere pronti”.
DONARE IL SANGUE, RIFOCILLARE GLI ULTIMI
Il Comune di Milano ha prolungato il periodo di assistenza ai clochard lasciando strutture e centri rifugio invernali aperti tutto il giorno. L’idea è dare loro riparo il più possibile. Quest’anno l’Angel Bus, la casa “a motore” usata dai volontari quando fa freddo per raccogliere emarginati, senzatetto, immigrati, tossicodipendenti e anziani, riscaldarli, rifocillarli, lasciarli dormire, medicarli e offrire loro servizi igienici e compagnia, non ha potuto mettersi in strada. “Ci siamo dati da fare nelle strutture e a piedi, seguendo tutte le regole del caso. Nei centri d’accoglienza significa evitare assembramenti, organizzare ogni singolo pasto, ogni singola colazione, pranzo, merenda e cena, su più turni. E a piedi significa muoversi non più in capannelli ma in gruppi di massimo tre persone. L’età media dei nostri volontari è 45 anni. Abbiamo diciottenni come sessantenni. Aiutiamo i barboni ma anche le forze dell’ordine o le istituzioni come possiamo, si va dall’aiuto a far rispettare le ordinanze nelle città ai servizi agli anziani. A Gallarate aiutiamo la polizia a gestire la centralina e raccogliere segnalazioni, rilasciare informazioni. Aiutiamo i cittadini come possiamo: anche donando il sangue. Le persone hanno per noi grande affetto e seguono le nostre indicazioni, sanno che rischiamo qualcosa di nostro e sono grate. Non abbiamo notato un particolare afflusso di profughi e stranieri ma è ancora presto: di solito è l’estate a portare nuovi emarginati nelle città di Lombardia. Non sappiamo cosa succederà tra qualche mese. Io credo che questa emergenza cambierà il volto delle città, vedremo come. Intanto aiutateci con le mascherine”.
NIGHT E GLI ANGELI DI BERGAMO
Si calcola che a Milano ci siano 2.700 senzatetto, cifra che raddoppia considerando l’intera Lombardia. “Night”, il nickname con cui si identifica nella notte di Bergamo Francesco Graziano, responsabile dei City Angels nella città dilaniata dal Coronavirus, racconta a Tempi.it giorni e notti di silenzio surreale squarciato solo dalle sirene delle ambulanze e dai convogli militari che trasportano via i caduti. “Io ho 40 anni e Bergamo così non l’ho mai vista. Vuota, silente, eppure coraggiosa e piena di volontari. Abbiamo dovuto sospendere le uscite notturne su strada ma abbiamo risposto in venti alla chiamata delle istituzioni per dare vita a servizi di aiuto in primis nei confronti di anziani e malati che non possono uscire di casa”.
SPESA E COMPAGNIA PER GLI ANZIANI
In molti avevano chiamato i numeri messi a disposizione del comune segnalando la propria situazione, quella di gente a rischio, sola, impossibilitata a fare la spesa o essere raggiunta dai parenti. “Li abbiamo contattati tutti per organizzare consegne a domicilio, sbrigare piccole commissioni, andare per loro in farmacia. All’inizio i bergamaschi, gente concreta e di sostanza, erano diffidenti, avevano sentito del pericolo truffe. Ora ci conoscono, la spesa è un servizio raro, ma li chiamiamo due o tre volte al giorno per sapere come stanno e fare loro compagnia”.
LA FATICA E I “GRAZIE”
Per ogni anziano ostinato che ancora passeggia per Bergamo (“che fatica riportarli a casa”), c’è però anche chi lascia agli Angeli un messaggio vocale ringraziando tra le lacrime per il sacchetto di pasta e sugo lasciato sul pianerottolo, chi davvero piange per la spesa, “ed è anche questo il volto umano dell’emergenza. Qui il grazie vale tutto”. Non si tratta di ricompensa. È un motore contagioso. Che strano aggettivo da spendere oggi che Night e amici distribuiscono con i frati cappuccini i sacchetti dei pasti per i senzatetto. “Tanti ragazzi si avvicinano a noi, ci chiedono come possono aiutare. Dio sa quanto facciano comodo ora due braccia in più”.
LA QUARANTENA IMPOSSIBILE DEI SENZATETTO
Prima dell’emergenza i senzatetto bergamaschi dormivano in aeroporto. Oggi che non è più possibile, Night spera siano distribuiti nei dormitori che anche a Bergamo prolungano gli orari di apertura perché meno gente possibile si riversi nelle vie in cui medici, militari, volontari e angeli si fanno in quattro contro un nemico ignoto. Ma sa che non c’è posto per tutti. L’altro giorno a mensa si è presentata una signora straniera con sintomi fin troppo familiari. Nessuna chiamata, perché qualcuno si prendesse cura di lei, è andata a buon fine. “Il protocollo prevede che resti a casa in quarantena. E come fai se non hai una casa?”. A Bergamo non sono previste strutture per le quarantene degli emarginati, gli ospedali scoppiano, le ambulanze scarseggiano. “Nessuno alza le mani. Ma chi può ci aiuti ad aiutare tutti”.