«Se Maometto non va alla montagna… l’intero Himalaya è venuto da me»!
Quando la mia amata Torres calcio ha iniziato il campionato, è stato un completo disastro. Non si riusciva a venirne a galla, tant’è che la mattina, guardando il giornale, dicevo: «Vediamo oggi chi hanno espulso e cos’altro hanno combinato». Si comportavano sempre come dei “teppistelli da strada”, che al confronto i manigoldi del Bronx parevano dei chierichetti!
A inizio campionato, ci tenevo molto ad andare allo stadio per far sentire la mia voce ai calciatori della Torres. Incitarli, sgridarli, sostenerli. Purtroppo, avevo vinto una “vacanza premio” in rianimazione e, sapete com’è, sono quei premi che non puoi permetterti di rifiutare. A causa della mia “vacanza forzata”, infatti, mi era stato proibito di uscire per circa 40 giorni; quindi potevo seguire i ragazzi solo da casa, con grande rabbia, visto come stavano andando le cose. I miei beniamini – ahimè – perdevano in continuazione come se tutti gli iellatori di questo mondo si fossero concentrati sulla Torres per farla sprofondare in classifica. Non si riusciva a venirne fuori.
Eppure, con mia somma sorpresa, un giorno ho trovato tra la posta una email “sconosciuta”. Tra me e me mi sono detta: e questa cos’è? La solita réclame? Cosa vorranno vendermi? Una batteria di pentole? Un’enciclopedia? Un Rolex di tolla? Ero lì lì per cestinarla, ma poi ho rimandato a sera le “pulizie” sulla email. È stato allora che mi sono accorta che, altro che pubblicità!, a scrivermi era Valentina Sanna, l’addetta stampa della Torres calcio. Valentina, che mi vedeva sempre alla partita di basket della Dinamo e che sapeva del mio amore per la Torres, aveva cercato diverse volte di raggiungermi, ma – a causa del gran “traffico” che c’è intorno a me ogni volta – non era riuscita a parlarmi. Solo grazie al team manager della Dinamo, Luigi Peruzzu – un sant’uomo cui Dio renderà merito per la sua grande pazienza -, è riuscita a scrivermi. E mi diceva che la Torres veniva a casa mia.
«Ma, cioè, quali calciatori della Torres?», ho chiesto a Valentina.
«No, no, vengono tutti», mi ha risposto.
A casa mia. TUTTA la Torres. Super-gulp!
Volavo. Cioè, ero sempre attaccata al mio letto immobile, ma in realtà volavo.
Così ci siamo messe d’accordo sulla data e io ho iniziato a rimuginare. Ora dove li metto? Mica posso mettere i portieri nei cassetti e i difensori sul balcone? E i centrocampisti dove li lascio, sul tavolo? E gli attaccanti, dove li metto gli attaccanti? La mia stanza è grande, ma non è mica una “sala da ballo”. Più che altro ero preoccupata per loro, io nel mio letto sto comodissima. In ogni caso, non avrei rinunciato a nessuno. Li volevo tutti e a qualunque costo.
Inizialmente l’ho presa alla larga. Ho ringraziato il presidente Capitani, la dirigenza rappresentata da Andrea Budroni, l’allenatore Cari e Valentina per avermi fatto questo splendido regalo, poi sono passata ai ragazzi. Tra una presa in giro e una “mazzata”, ho anche cercato di incoraggiarli a non mollare mai. Naturalmente, ho detto qualcosa anche al mitico Antonino Bonvissuto, il calciatore della Torres con cui più mi identifico. Infatti Antonino è matto come me: quando è in campo non riesce a “tenere a freno la lingua”, a costo di beccarsi qualche cartellino rosso. Questo mi è piaciuto subito di lui perché anche io non le “mando a dire”, e anche io ho la lingua (o meglio, ora solo gli occhi) molto veloce!
Abbiamo festeggiato e brindato con spumante, per me un tantino troppo forte, tanto che stavo per affogare e la testa ha cominciato subito a girarmi (non so se per lo spumante o per l’emozione), ma non mi importava, ero già ubriaca dalla felicità per la loro presenza. Nel frattempo, Andrea Budroni mi ha consegnato i regali che mi avevano portato: il gagliardetto e la sciarpa, una meraviglia. Ho voluto tenere la sciarpa tutta la sera, anche dopo che sono andati via i ragazzi (dopo più di un’ora e mezza di visita). Una volta usciti, sono rimasti ancora un po’ Andrea, Valentina, Alessandro e il mio amico Vanni. Abbiamo chiacchierato un po’ e ho continuato a esprimere la mia felicità, ma credo che i miei occhi abbiano detto tutto e “più di tutto”!
Vi rivelerò un piccolo segreto. È come se avessi un “angelo dei desideri” che mi ascolta e annota tutti i miei sogni e poi man mano li realizza, secondo circostanze e avvenimenti sempre più imprevisti. Ora, io non so se anche voi avete un angelo dei desideri paziente e efficiente come il mio (come sapete, il mio lo stresso abbastanza), ma quel che vi voglio dire è di non rinunciare a importunarlo. Prima o poi, in una maniera o nell’altra, vi accontenterà. Il mio si dà un gran daffare: mi aiuta, mi accontenta e, soprattutto, veglia su di me, giorno e notte.
Bacioni,
Susanna
P.S. Questa mia felicità la voglio dedicare a Stefano Borgonovo, un grande calciatore, un grande amico, ma soprattutto un grande uomo.