Tonnellate di cibo sprecato. E c’è perfino una legge che impedisce di dare da mangiare agli affamati
«Ogni anno fino al 50 per cento del cibo commestibile viene sprecato nelle case degli europei, nei supermercati, nei ristoranti e lungo la catena di approvvigionamento alimentare, mentre 79 milioni di cittadini dell’Unione Europea vivono al di sotto della soglia di povertà e 16 milioni di persone dipendono dagli aiuti alimentari», ha scritto accoratamente Susanna Tamaro sul Corriere della Sera del 13 maggio.
Gli appelli di Papa Francesco potrebbero trovare un’eco positiva da parte del parlamento e del governo su questo preciso problema. Attualmente è in vigore la cosiddetta “legge del buon samaritano”, piena di buoni intenti, che però impedisce al samaritano vero di esercitare la sua intelligente carità. Infatti gli alberghi, i ristoranti e simili sono costretti a gettare il cibo buono invenduto nei cassonetti e ogni sera della povera gente va a recuperare lì il cibo… La legge prescrive che, se si vogliono donare alimenti, occorre munirsi di furgoni con celle frigorifere, pena multe salate, ed è facile immaginare quali siano le conseguenze. Già ci sono enti che provvedono generosamente a fornire cibo a chi è in difficoltà (Caritas, Banco Alimentare, eccetera): in particolare il progetto Pasto Buono sostenuto da Qui Foundation conta già 120 mila esercizi in Italia che potrebbero rendere fruibile cibo buono e invenduto. In questi momenti di crisi ognuno può farsi parte attiva per sensibilizzare l’opinione pubblica affinché i nostri governanti semplifichino la legge vigente. Sarebbe un bel segno di speranza.
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Questa sarebbe da comunicare a Crozza. Si sa mai che la renda nota