No, non è terrorismo. È jihad
«Era necessario ripigliare ogni cinque anni lo Stato, altrimenti era difficile mantenerlo: e chiamavano ripigliare lo Stato mettere quel terrore e quella paura negli uomini che vi avevano messo nel pigliarlo»: così scriveva Niccolò Machiavelli nei suoi Discorsi sulla prima deca di Tito Livio (III,1), lasciando intendere appunto che il terrore è lo strumento di chi governa per conservare e mantenere il potere.
La rivoluzione francese, il socialismo sovietico, il nazionalsocialismo e molteplici altri casi lungo il corso della storia occidentale hanno sempre mostrato che il terrore consiste nella pratica della violenza messa in atto dal potere in carica per tutelare se medesimo oltre ogni ragionevolezza, anche a costo di colpire se stesso: celebre in tal senso il caso del commissario per gli affari interni dell’Unione Sovietica Nikolaj Ezov, che dopo aver messo in piedi la macchina delle purghe fu a sua volta dalla stessa colpito e sostituito dall’ancora più temibile Lavrentij Berija; più celebre ancora, e quasi prototipico, il caso di Robespierre, che dopo aver praticato il terrore tramite l’uso indiscriminato della ghigliottina fu, in una specie di esemplare contrappasso dantesco, decapitato a sua volta.
[pubblicita_articolo]Soprattutto con l’avvento del marxismo prima e del leninismo poi, che hanno rovesciato i mezzi di oppressione della borghesia contro il sistema borghese medesimo, il terrore è divenuto il perfetto strumento di lotta politica, non più in vista del semplice mantenimento dell’ordine costituito, ma al fine dell’abbattimento e del sovvertimento dell’ordine stesso.
Il terrore si consolida nell’alveo del marxismo come prediletto strumento di lotta diventando vero e proprio terrorismo, fino alle note ed articolate teorizzazioni sul tema di Ernesto Che Guevara e fino alla pratica delle Brigate rosse esemplarmente offerta nei convulsi italiani “anni di piombo” e anche nei primi anni del XXI secolo con gli assassini di Massimo D’Antona e Marco Biagi.
Il terrorismo di lotta sviluppatosi all’interno di un contesto politico per sovvertirne la struttura, è divenuto presto, tuttavia, un terrorismo diverso, mutagene, che ha acquisito la velleità di essere dimostrativo, come nel caso del cosiddetto terrorismo internazionale di cui il XX secolo abbonda in macabri esempi in tutto il mondo.
Il terrorismo, tuttavia, possiede in sostanza almeno tre requisiti: la oppositività, cioè l’essere messo in pratica per opporsi al sistema costituito, sia esso statale o internazionale; la dimostratività, cioè l’essere messo in pratica per dimostrare l’esistenza di una fazione diversa ed eterogenea rispetto al contesto politico e giuridico circostante (si pensi all’Eta); la episodicità, cioè l’essere condotto in singoli momenti, tra loro non consequenziali, che sfruttano determinate circostanze favorevoli di luogo e di tempo, e che proprio per questo possono mutare ponendo fine alla realizzabilità di un nuovo attacco terroristico.
Tutto ciò premesso, occorre riconoscere che quello islamico non è terrorismo, ma si tratta di vero e proprio jihad, cioè dello sforzo di ricondurre al “Dar al-Islam”, cioè ai “territori sottomessi”, ovvero già islamizzati, il “Dar al-Harb”, cioè i “territori della guerra”, ossia quelli che ancora devono essere islamizzati.
Lo si deduce da diversi elementi che prescindono dalle mere dichiarazioni, lapalissiane, di coloro che partecipano a questo tipo di scontro al quale, per l’appunto, mancano quei suddetti requisiti che invece caratterizzano il terrorismo.
Le prove in tal senso possono essere molteplici, ma su tutte quella storica sembra imporsi con preponderante evidenza.
Con un sintetico excursus di date ed eventi si può già cogliere ciò che qui s’intende, cioè il fatto che gli attacchi condotti dai vari gruppi islamici non sono attacchi terroristici, ma operazioni belliche a tutti gli effetti che trovano nella dottrina e nella prassi del jihad la loro naturale collocazione.
Si consideri, del resto, che l’Islam da secoli, dopo una veloce “blitzkrieg” di sottomissione della penisola arabica, del nord-Africa e dei territori balcanici, ha tentato e tenta, talvolta anche con alterne fortune, di conquistare l’Europa.
Nel 622 Maometto si reca a Yathrib e già appena nel 635 la Siria e la Palestina diventano islamiche: ha così inizio la lunga e paziente lotta di conquista ed espansione armata dell’islam. Nella primavera del 638 viene conquistata Gerusalemme che rimarrà islamica ininterrottamente per tre secoli, cioè fino alla prima crociata. Nel 640 Mesopotamia, Armenia, Persia, Egitto, Tunisia, Marocco, Algeria sono sottomesse. Nel 711 è la volta della Penisola iberica, che nel 773 vedrà la proclamazione dell’emirato di Cordova divenuto poi califfato nel 929. Nel 721 le truppe islamiche attraversano i Pirenei penetrando nella Francia meridionale, arrivando a conquistare Avignone e Arles, e a pochi chilometri da Lione. Nel 732 la marcia di conquista trova una battuta d’arresto a Poitiers-Tours in cui le truppe minoritarie di Carlo martello riescono ad avere la meglio sulle quattro volte più numerose truppe moresche. Il 17 giugno 827 le truppe moresche sbarcano in Sicilia a Mazara del Vallo, conquistando in breve Marsala e Agrigento; nell’estate dell’831 vengono espugnate Palermo, Messina, Modica e Ragusa; Enna cade nell’859; ultima Siracusa la cui popolazione viene trucidata nella primavera dell’878 dopo un estenuante assedio. Nel 1444 gli eserciti europei si radunano a Varna, in Bulgaria, per fermare l’avanzata moresca. Nel maggio del 1453 Costantinopoli viene soggiogata all’islam dopo mesi di assedio. Il 28 luglio 1480 la flotta del Sultano Maometto II sbarca ad Otranto, e il 14 agosto vengono sterminate 12 mila persone e soprattutto sono decapitati gli 813 otrantini che si sono rifugiati nella cattedrale con il vescovo Stefano Pendinelli rifiutandosi di rinnegare la propria fede. Il 18 maggio 1565 viene assediata Malta dalla flotta ottomana. Nel luglio del 1571 è la volta di Cipro. Il 7 ottobre 1571 la flotta ottomana viene fermata a Lepanto dalla provvidenziale flotta radunata nel Mediterraneo tramite la partecipazioni di quasi tutte le potenze navali europee dell’epoca. L’11 settembre 1683 ben 140 mila ottomani assediano Vienna difesa da uomini di ogni culto cristiano (cattolici, protestanti e ortodossi) provenienti da tutta Europa. L’11 settembre 2001 vengono distrutte le torri gemelle di New York. A Madrid nel 2004 e a Londra nel 2005 vengono condotti attacchi dinamitardi, rispettivamente, sulla linea ferroviaria e nelle linee della metropolitana. Tra l’1 e il 3 settembre 2004 1.200 persone nella scuola di Beslan, in Russia, vengono prese in ostaggio da 32 militanti islamici che ne uccidono 331 in tre giorni. Nel gennaio 2015 a Parigi si consuma l’attacco armato alla redazione di Charlie Hebdo. Il 13 novembre 2015 ben 7 attacchi dinamitardi e armati per le strade di Parigi causano 150 morti e il doppio dei feriti. Infine, il 22 marzo 2016 il Belgio subisce l’attacco che provoca una trentina di morti e più di 200 feriti negli attentati all’aeroporto Zaventem di Bruxelles e alla metropolitana della stessa capitale belga.
Appare evidente, dunque, che non si tratta di meri atti terroristici, ma di ulteriori fasi di una vera e propria guerra, il jihad, che l’islam ha dichiarato e conduce da secoli contro tutti coloro che non sono islamici in genere e contro l’Occidente in particolare.
Se tutto ciò non fosse ancora sufficiente, si possono e si devono considerare le riflessioni di uno dei più grandi studiosi del fenomeno del jihad come David Cook, che per l’appunto cita le stesse fonti islamiche e tanto chiarisce: «Al-Ghunaymi si sofferma su questo punto. I musulmani non combattono per respingere un’aggressione; combattono per porre fine alla miscredenza […]. Il jihad è la tematica maggiore che attraversa l’intera civiltà musulmana ed è, perlomeno, uno dei fattori principali dello stupefacente successo della fede nell’islam […]. Il jihad praticato dai gruppi contemporanei rientra nelle definizioni classiche: è comprovato dalla scrupolosa attenzione che questi gruppi mostrano nei confronti delle norme giuridiche classiche e contemporanee, dalla forte accentuazione delle ricompense spirituali del jihad, dall’affermazione frequentemente ribadita di combattere per la gloria dell’islam […]. Il jihad combattente non scomparirà mai del tutto, semplicemente perché troppo ben attestato nelle fonti musulmane in lingua araba e perché costituisce, per i musulmani, per le conquiste che ha loro consentito, una delle prove più importanti della verità dell’islam».
Ciò nonostante, l’Occidente in genere e l’Europa in particolare continuano a negare l’evidenza, cioè che si tratti di jihad e si trincerano dietro l’ipocrisia dell’atto terroristico dimostrando la propria mancanza di consapevolezza circa l’effettività della tragica realtà, in ciò, paradossalmente, dando forse ragione a Leo Löwenthal per il quale proprio in una mancanza di consapevolezza consiste il terrorismo: «Un sistema terroristico raggiunge il suo apice quando la vittima non è più consapevole del baratro che c’è tra sé e i propri torturatori».
In tale evenienza, tuttavia, occorre ammettere amaramente che la vera natura del terrorismo risiede non tanto nell’azione jihadista sul territorio europeo, quanto semmai nell’ostinazione degli europei a negare la realtà aumentando così più che il baratro tra se stessi e i propri torturatori, quello tra se stessi e la verità delle cose e del mondo che, letteralmente, li circondano.
Foto Ansa
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Che questa sia una guerra contro l’occidente è chiaro a (quasi) tutti.
Secondo Mons. Emil Nona, arcivescovo di Mosul, “La base è la religione islamica stessa: nel Corano ci sono versetti che dicono di uccidere i cristiani e gli infedeli. L’infedele, per l’islam, non ha una dignità, non ha un diritto. A un infedele si può fare qualsiasi cosa: ucciderlo, renderlo schiavo, e tutto quello che possiede è un diritto per il musulmano. E’ un’ideologia basata sul Corano stesso. Queste persone rappresentano la vera visione dell’islam.” (Avvenire del 12/8/2014)
Molti nostri politici, invece, continuano a far entrare e a far sviluppare l’islam nella nostra società.
Come si chiamano quelli che aiutano il nemico? E che fine dovrebbero fare?
Presumo che per Mario questo (ammesso e non concesso che sia autentico…) dovrebbe dimostrare qualcosa e rassicurarci sul fatto che il Corano non c’entra niente…come se gli imam che approvano gli attentati e sostengono la guerra santa contro l’occidente ce li fossimo inventati noi…
Voi complottisti sareste persino comici se la questione non fosse tremendamente seria.
“Su quello che è successo a Parigi il Corano è molto chiaro: chiunque insulti il profeta deve morire. Io credo che andrebbe processato secondo la Sharia e, se condannato, giustiziato secondo la Sharia. Perché non imparate la lezione e basta? Questo è quello che dice l’Islam” (l’imam di Londra, Anjem Choudary, intervistato dal programma “Piazzapulita” per commentare i sanguinosi attentati di Parigi contro Charlie Hebdo).
Non ci va giù la notizia? Non ci va giù la falsità, anche se la postate 100 volte.
Tutte le vostre menzogne non confutano di una virgola quanto scritto nel articolo, casomai lo confermano dimostrando che l Islam, quando non tocca le persone, cerca di alterare la verità, come fa con la nostra Storia sacra.
Secondo l’Arcivescovo Hindo, intervistato dall’Agenzia Fides, è fuorviante anche presentare i cristiani come vittime esclusive o prioritarie delle violenze del Daesh: “Quei pazzi” fa notare Mons. Hindo “uccidono sciiti, alawiti e anche tutti i sunniti che non si sottomettono a loro. Dei 200mila morti del conflitto siriano, i cristiani rappresentano una parte minima. E lo ripeto, in certi casi ai cristiani viene concesso di scappare o di pagare la tassa di sottomissione, mentre per i non cristiani c’è solo la morte”. (GV) (Agenzia Fides 18/3/2016).
P.S. : con buona pace di Vitale ritengo più attendibile le parole di questo prelato ai suoi (di Vitale) impropri accostamenti storici che esulano dalla realtà, che come sempre, si rivela sorprendentemente più grande dei nostri ragionamenti.
“Il punto è che noi lo sappiamo bene. Tutti quanti lo sanno e tutti quanti ne sono consapevoli, ma fanno finta di non sapere. La nostra lettura è questa: dalle potenze occidentali è stato creato l’Isis, che oggi è sostenuto anche da altri Stati come quelli del Golfo.” (Mons. Abou Khazen)
Intervista fatta al Generale Wesly Clark nel 2007 , dichiarazioni rilasciate in una trasmissione televisiva
“Circa dieci giorni dopo l’11 Settembre mi sono recato al Pentagono e ho visto il segretario alla Difesa, Rumsfeld, e il vicesegretario Wolfowitz. Sono sceso a salutare alcune persone dello Stato maggiore che lavoravano per me e uno dei miei generali mi chiamò dicendomi: «Venga, le devo parlare un minuto». E io: ma lei avrà da fare. Lui disse: «No, no. Abbiamo preso una decisione: attaccheremo l’Iraq». Io gli chiesi: ma perché? E lui: «Non lo so. Penso che non sappiamo cos’altro fare». Domandai: hanno trovato informazioni che collegano Saddam Hussein con Al-Qaeda? «No, non c’è niente di nuovo», disse, «hanno soltanto deciso di fare la guerra all’Iraq: penso che la ragione è che non si sa cosa fare riguardo al terrorismo, però abbiamo un buon esercito e possiamo rovesciare qualsiasi governo».
Sono tornato a trovarlo alcune settimane più tardi e all’epoca stavano bombardando l’Afganistan. Gli chiesi: bombarderanno sempre l’Iraq? Lui mi rispose: «Molto peggio». Prese un foglio di carta e disse: «Ho appena ricevuto questo dall’alto», cioè a dire dall’ufficio del segretario alla Difesa. «Questo è un memo che descrive in che modo prenderemo 7 paesi in 5 anni, cominciando dall’Iraq, poi la Siria, il Libano, la Libia, la Somalia, il Sudan e per finire l’Iran». Gli chiesi: è riservato? Rispose: «Sì, signore».
(Fonte – APR news)
Evidentemente Vitale non ha mai sentito parlare del piano megalomane targato Rumsfeld-Wolfowitz che prevedeva la conquista di 7 Paesi in 5 anni.
E che ne pensi caro Vitale dei “ribelli” sostenuti dalla CIA che combattono contro i “ribelli” sostenuti dal Pentagono, come ci informa l’ex funzionario della CIA Ray McGovern intervistato da Russia Today ?
La guerra la sta scatenando l’Occidente, altro che jihad, caro Vitali. Del resto credi pure che l’11 settembre 2001 sia stato fatto da 19 tizi armati di temperino comandati da un malato grave nascosto in qualche grotta dell’Afghanistan.
No no, questo lo sappiamo.
E’ stato Gambadilegno con Macchianera, supervisionati da Rockerduck e con il supporto logistico di Amelia, la fattucchiera che ammalia.
Ma tutti qui venite la domenica?
Già, e il bello è che tu sei disposto a crederci, per l’appunto…
(nemmeno vi accorgete più quando vi date martellate sui cosiddetti)
Cosa ne pensiamo? Che domani fortunatamente è lunedì e ci libereranno dei vostri scempi triti e ritriti.
Cari nazitroll, è inutile che vi affanniate con citazioni senza data precisa e nomi di presunte trasmissioni (che poi dire una cosa del genere in tv è da suicidi). Siete solo delle quinte colonne del nemico.
Probabilmente Vitale è all’oscuro del dato di fatto dei 30 milioni di morti provocati, dal secondo dopoguerra a oggi, dai cosiddetti “interventi militari democratici” degli Usa al di fuori dei propri confini (nell’ambito della coloniale dottrina del Destino Manifesto).
Adesso, oltre a fare di tutta un erba un fascio, ti dai pure alla numerologia.
@Adriano
Probabilmente tu sei all’oscuro dei molti attentati che gli jihadisti hanno fatto anche in Russia e in generale contro i “nemici” dell’Occidente…. e poi come mostra Vitale la storia è iniziata ben prima del secodo dopoguerra mondiale…
@Focoult
Perbacco, se ad informarci e’ addirittura mons. Abou Khazen mi arrendo! Mi chiedo solo cosa c’entri l’Isis con Lepanto e con la strage di Beslan, giusto per fare un paio di esempi: attendo ansioso risposta del monsignore, con tanto di benedizione.
E allora vai a ballare il tango in piazza s. pietro con imbroglio che ti benedice insieme ai pentecostali, scemo che non sei altro
Basta parlare con i musulmani, anche di classe elevata – e io per lavoro lo faccio spesso – per sentirli tranquillamente riferirsi agli attentatori di Bruxelles come a “coloro che noi occidentali chiamiamo terroristi”:
anche laddove si condannano fermamente questi atti (e ci mancherebbe), c’è la consapevolezza – almeno tra i più onesti – dell’attinenza di questi atti efferati con l’ideologia jihadista, che è parte integrante, sebbene minoritaria, del caotico mondo islamico.
L Islam vuole conquistare il mondo e non lo dice nel segreto di qualche congrega più o meno inventata dalla fantasia di qualcuno, ma apertis verbis nei loro testi sacri.
Se europei e statunitensi restano lontano dal Medio Oriente, Russia ed alleati gradualmente pacificheranno la regione, e Cina, Iran e India inizieranno a ricostruire la regione. Altro che jihad, caro Vitale.
La pace dei gulag la abbiamo già conosciuta.
@Mario
Rispetto al piano jihadista di conquista – già a buon punto – dell’Europa, quello di Rumsfeld-Wolfowitz fa quasi tenerezza.
.
E tanti saluti all’islam “religione di pace”.
Lo è mai stata? Decisamente no.
Infatti,Sebastiano e Underwater, siamo noi Occidentali , che dopo decenni di lavaggio del cervello tramite la cultura dominante non lo vogliamo capire.
Ma basta!
Tanti cari saluti anche a lei.
Sebino, in libera uscita anche oggi?