Terrorismo ed estremismo «scaturiscono dai testi sacri dell’islam o li snaturano?»

Di Redazione
11 Novembre 2015
La scrittrice somala Ayaan Hirsi Ali spiega «la dualità dell'islam» e come la religione del profeta Maometto potrà salvarsi da Stato islamico e Al-Qaeda
epa04850403 Pakistani Muslims observe prayers on the last Friday of the holy fasting month of Ramadan, in Rawalpindi, Pakistan, 17 July 2015. Some Muslims around the world are still observing the holy fasting month of Ramadan, celebrated with prayers and readings from the Koran, and gatherings with family and friends as they abstain from eating, drinking, smoking and sexual relations from dawn till dusk. EPA/T MUGHAL

Terrorismo ed estremismo islamico «scaturiscono dai testi sacri dell’islam o sono prodotto di fattori che hanno snaturato le fondamenta dell’islam?». Entra subito in medias res Ayaan Hirsi Ali in un articolo per Foreign Policy. La scrittrice somala, autrice della sceneggiatura di Submission, il cui regista, l’olandese Theo Van Gogh, è stato ucciso da un estremista islamico nel 2004, cerca di andare alla radice dell’ideologia estremista per capire «come possiamo vincerla».

I TRE GRUPPI. Innanzitutto distingue tra l’islam e i suoi fedeli, identificando tre gruppi: i “musulmani di Medina”, i “musulmani della Mecca” e i “musulmani riformatori”. Il primo gruppo è «il più problematico, quello dei fondamentalisti che sognano un regime basato sulla sharia, la legge religiosa islamica», e un islam identico a quello del VII secolo. Costoro, che vogliono imporre la sharia «seguendo l’esempio del profeta Maometto quando viveva a Medina, sfruttano il rispetto che i loro compagni musulmani nutrono per la sharia come il codice divino che ha la precedenza sulle leggi civili».

MAGGIORANZA DEI MUSULMANI. Il secondo gruppo, che costituisce «la maggioranza del mondo musulmano è composto da musulmani fedeli al cuore del loro credo e che lo seguono in modo devoto pur non essendo inclini a praticare la violenza o anche solo l’intolleranza verso i non musulmani». Purtroppo, questi non intendono «riconoscere che intolleranza e violenza sono giustificate dai loro stessi testi religiosi».

FUTURO DELL’ISLAM. Il terzo gruppo «promuove la separazione tra religione e politica e altre riforme. Alcuni sono apostati, ma la maggioranza sono credenti, tra i quali anche molti imam». Il futuro dell’islam, per Hirsi Ali, dipende da «quale dei due gruppi di minoranza – i musulmani di Medina e i riformatori – vinceranno il favore della maggioranza».

MAOMETTO DELLA MECCA. Ma per capire se davvero «la violenza è insita nella dottrina dell’islam, è importante guardare all’esempio del suo fondatore, Maometto, e ai passaggi del Corano e degli hadith usati per giustificare la violenza». Maometto, continua la scrittrice, «ha predicato alle tribù di abbandonare i loro dèi e di accettare il suo. Ha predicato la carità e la benevolenza verso le vedove e gli orfani», nonché la tolleranza.

MAOMETTO DI MEDINA. Ma poiché non venne ascoltato e fu anzi perseguitato, «scappò a Medina, dove riunì un esercito con il quale mosse guerra» ai suoi nemici. «Chi cerca sostegno per la jihad armata nel nome di Allah lo troverà nei passaggi del Corano e degli Hadith che riguardano il periodo di Maometto a Medina». Hirsi Ali cita tre passaggi del Corano: «Non sono eguali i credenti che rimangono nelle loro case (eccetto coloro che sono malati) e coloro che lottano con la loro vita e i loro beni per la causa di Allah. A questi Allah ha dato eccellenza su coloro che rimangono nelle loro case e una ricompensa immensa» (Sura 4:95); «Preparate, contro di loro [i miscredenti], tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce» (Sura 8:60); «Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati. Dicono i giudei: “Esdra è figlio di Allah”; e i cristiani dicono: “Il Messia è figlio di Allah”. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati!» (Sura 9: 29-30).

«LA DUALITÀ DELL’ISLAM». Secondo tutte le principali scuole di giurisprudenza islamica questi versi, venendo dopo dal punto di vista temporale, hanno «abrogato, cancellato e rimpiazzato quei versi del Corano che invocano tolleranza, compassione e pace». Questa «dualità all’interno dell’islam» è quella che genera confusione: «Se si vuole dire che l’islam è religione di pace, basta citare l’esempio di Maometto alla Mecca. Ma proprio come fa lo Stato islamico, si può anche ricordare che a Maometto è stato rivelato di comandare ai musulmani di proclamare la jihad fino a quando ogni essere umano sul pianeta non accetti l’islam e si sottometta. Il punto non è se l’islam sia una religione di pace ma piuttosto se i musulmani seguiranno il Maometto di Medina, sunniti o sciiti che siano».

POLITICAMENTE CORRETTO. L’errore comune alla posizione dei politici o accademici che parlano di terrorismo o salafismo o islam politico o wahabismo, come se fossero degli accidenti nel mondo musulmano, risiede proprio nel «negare che vi sia una giustificazione religiosa nel Corano e negli Hadith per la violenza e la discriminazione». Il problema della «radicalizzazione comincia molto prima che un attentatore kamikaze si cinga la veste esplosiva o imbracci il fucile; comincia nelle moschee e nelle scuole dove gli imam predicano odio, intolleranza e sequela nei confronti dell’islam di Medina».

NON BASTA L’ISLAM MODERATO. Per la scrittrice fuggita dal marito sconosciuto a cui il padre l’aveva sposata a forza a 22 anni senza neanche dirglielo, non basta relazionarsi con gli «imam moderati, perché questi continuano a negare che violenza e intolleranza abbiano in alcun modo a che fare con l’islam. Non c’è mai invece una discussione all’interno dell’islam su come cambiare». Ma è proprio questo ciò di cui i musulmani hanno bisogno per impedire che «governi dispotici, guerre civili, anarchia e disagio economico» aggravino la crisi dell’islam.

SERVE L’EDUCAZIONE. Il punto fondamentale, conclude Hirsi Ali, è l’educazione. «Non vinceremo semplicemente sconfiggendo lo Stato islamico o Al-Qaeda o Boko Haram o Al-Shabaab» perché qualcuno «prenderà sempre il loro posto». «Vinceremo solo contrastando il messaggio di morte, intolleranza» con uno di «vita, libertà e ricerca della felicità».

Foto Ansa

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5 commenti

  1. Sebastiano

    Redazione, che è successo?
    Avevo spedito un commento, perfettamente educato, e non lo avete pubblicato. In cosa ho mancato?
    Se lo avete perso posso reinviarlo.
    Grazie

    1. SUSANNA ROLLI

      Bravo come al solito, Seba,e ti dico anche che da qualche tempo è difficile inviare i posts, non so il motivo.
      Ciao.

  2. Pirata

    Questo messaggio di vita, libertà e ricerca della felicità c’è già, si chiama cristianesimo! Ed é arrivato molto prima dell’islam!!

  3. Sebastiano

    Tutto bello e perfetto.
    Se non fosse che le stesse identiche cose, e in particolare sull’interpretazione storica dei versetti del corano e sulla separazione tra islam e politica, le ha dette – in chiaro e in pubblico – molti anni fa Benedetto XVI a Ratisbona.
    Dopodiché successe il finimondo, comprese le ridicole richieste di scuse ufficiali, da parte di TUTTO INDISTINTAMENTE il mondo islamico, compreso quello “moderato” di casa nostra. Se qualcuno di loro abbia allora dissentito da questa sollevazione e approvato il discorso del Papa, non se n’è avuta notizia alcuna.
    Di che parliamo, dunque?
    Oggi, a distanza di anni e pressati dai massacri sempre più frequenti di Isis, Boko Haram e Al Qaeda, si sente qualche vocina (ina ina) in più, non solo nel mondo islamico ma anche da parte laicista, la stessa che aveva sollevato indignate grida di “islamofobia” per quel discorso (ma naturalmente accoglie in nome della “libertà di espressione” e delle “forme artistiche” le mostre con il crocifisso immerso nel piscio, come quella che si terrà a Lucca dal 21 novembre al 13 dicembre con il patrocinio di Ministero, Comune di Lucca e Provincia).
    Ho come l’impressione che continuare a propagandare questa stucchevole quanto evanescente distinzione tra islam “moderato” e “estremista”, senza che su questo si vedano numerosi e in prima fila i musulmani stessi, sia un inutile passatempo.
    Che fa il gioco di chi se ne sta (e se ne è stato per anni) zitto zitto in attesa di saltare sul carro del vincitore: di tutti gli imam predicatori di odio e reclutatori per la jihad scoperti e reimpatriati nel nostro paese NEPPURE UNO è stato denunciato pubblicamente da chi frequentava la moschea.
    Quanto al buonismo laicista e “cattolicamente adulto” che si indigna contro chi non accetta il mantra dell’islam come “religione di pace”, sono gli stessi che chiudono gli occhi, la bocca e le orecchie davanti ai soprusi e alle violazioni dei diritti più elementari che avvengono lontano e anche in casa nostra.
    Per pura vigliaccheria o, nella migliore delle ipotesi, per dabbenaggine. Non per altro.

  4. Raider

    Le proiezioni demografiche e le statistiche sull’abbandono della fede e delle Chiese cristiane in Occidente prefigurano non il ‘sorpasso’ dell’Islam, ma la scomparsa, agli attuali ritmi, del Cristianesimo dall’Occidente e la sua sostituzione con la religione islamica. L’Africa cristiana non potrà, nonché invertire la rotta, resistere a un Islam già oggi in espansione anche là.
    Di fronte a questa prospettiva, perché mai l’Islam dovrebbe ‘riformarsi’ e non continuare come ha sempre fatto – e la cosa non gli ha detto così male? Per ‘salvarsi’? Detto da Ayaan Hirsi Ali, costretta a vivere in clandestinità, braccata dagli islamici che non le perdonano l'”abiura”: questo l’articolo non lo dice – ?
    Alla fine, sarà un derby fra islamici: se la vedranno loro e fra di loro. Vinceranno i più forti, decisi, determinati. E per fare prima, il nostro Parlamento gli ha offerto lo ius soli.
    Che Dio ci aiuti.

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