
Tasse, eutanasia, disoccupazione, nozze gay: le scappatelle non c’entrano, ecco perché i francesi odiano Hollande
«La Francia è un modello anche per l’Italia. Con la vittoria di François Hollande è arrivato il momento della normalità, della sobrietà. Ora si può imboccare una strada di cambiamento». Quando Pier Luigi Bersani, nel maggio 2012, pronunciò entusiasta queste parole non poteva sapere che la sua idea di «cambiamento» sarebbe stata demolita da Berlusconi e Grillo alle politiche del febbraio 2013 né tantomeno che il presidente della Repubblica francese appena eletto sarebbe stato investito proprio da quel tipo di scandalo per cui la sinistra italiana, mutatis mutandis, si affretta a chiedere come un mantra «dimissioni immediate».
A scatenare il terremoto che sta facendo tremare la gauche francese è stata la rivista Closer, che venerdì scorso è uscita in edicola con un giorno d’anticipo con questo titolo: “L’amour secret du Président”, l’amore segreto del Presidente. All’interno, 6 pagine di foto e il racconto dettagliato della love story clandestina di Hollande, che avrebbe incontrato una dozzina di volte, in gran segreto, in un appartamento a un tiro di schioppo dall’Eliseo, un’attrice di vent’anni più giovane di lui, Julie Gayet.
I francesi si sono scandalizzati, più che per il fatto, per i dettagli dell’affaire Gayet: il presidente che si muove in motorino con la scorta ridotta al lumicino, mettendo a rischio la sua incolumità; la guardia del corpo incaricata di portare ai piccioncini i croissant la mattina dopo uno degli incontri; la tresca amorosa consumata in un appartamento che, pare, appartiene alla malavita corsa; l’attuale compagna di Hollande, Valérie Trierweiler (per la quale il presidente ha tradito l’ex compagna e madre dei suoi quattro figli, Marie-Ségolène Royal), che il giorno in cui viene diffusa in tutto il mondo la scandalosa notizia si sente male e viene ricoverata in ospedale; dulcis in fundo, l’opposizione che gira il coltello nella piaga chiedendo a quale titolo Trierweiler usufruisca di alloggi e mezzi presidenziali come ogni first lady, se di fatto il compagno Hollande (che non si è mai sposato) si è scelto una nuova compagna.
Il capo di Stato rischia di fare la stessa fine dell’uomo di cui ha preso il posto alla guida della gauche: Dominque Strauss-Kahn. L’ex direttore del Fondo monetario internazionale, che doveva guidare il partito socialista alle elezioni poi vinte da Hollande, ha avuto la carriera politica stroncata da false accuse di stupro all’interno del caso Nafissatou Diallo.
E la guerra all’evasione?
Martedì scorso il presidente della Repubblica ha indetto una conferenza stampa per parlare di economia e ha preferito glissare sul caso Closer: «Sono indignato dal servizio. Ognuno nella vita personale attraversa delle prove, sono momenti dolorosi e privati. Non voglio parlarne adesso». Per sua fortuna, la stragrande maggioranza dei politici francesi ha fatto quello che la stragrande maggioranza dei politici italiani non farebbe mai: ha cioè invocato la distinzione tra «vita pubblica e vita privata», rimarcando che alla République non importa quello che Hollande fa sotto le coperte ma come governa. E secondo Frédéroc Dabi, direttore generale della principale casa sondaggistica francese, Ifop, «l’impatto sulla popolarità del presidente sarà estremamente marginale». Il 77 per cento dei français, insomma, non cambierà opinione su François. E il problema sta proprio qui.
Se tutti i sondaggi, dopo poco meno di due anni di governo, hanno eletto Hollande il «presidente più impopolare della storia francese» non è per gli scandali sessuali, che restano affar suo, ma per l’enorme mole di promesse non mantenute. L’affaire Gayet, dunque, è solo la classica goccia che fa traboccare il vaso. Hollande infatti ha marciato così tanto in campagna elettorale sulla sua «sobrietà», ossessivamente contrapposta all’esuberanza e all’immoralità di Sarkozy, da farsi soprannominare il «presidente normale». E facendo un implicito paragone tra sé e Sarkò, ha ripetuto fino alla nausea sbandierando una malcelata superiorità morale: «Se mi eleggerete, non sentirete mai parlare della mia vita privata». Ogni commento è superfluo.
Ma questa è solo una delle tante figuracce collezionate da Hollande in poco più di 17 mesi di permanenza all’Eliseo. Un’altra, risalente ai primi mesi del 2013, smonta un cardine, dopo quello della moralità, dei socialisti irreprensibili paladini della République. Il caso riguarda le dimissioni obbligate del ministro del Budget Jérôme Cahuzac. Un’intercettazione pubblicata da Mediapart in gennaio ha rivelato che il ministro socialista, che ha proposto di punire i ricchi con la famigerata supertassa al 75 per cento da applicare ai redditi superiori al milione di euro, in realtà ha evaso le tasse per vent’anni grazie a un conto segreto aperto in Svizzera. Hollande ha subito scaricato Cahuzac, che ha confessato il fatto, ma da allora si è guardato bene dal battere sul tasto dell’evasione fiscale.
Altro che libertà di coscienza
Il presidente “normale” si è anche alienato le simpatie dei sindaci. A novembre del 2012, mentre nella società infuriava il dibattito sul matrimonio e l’adozione gay, all’annuale Congresso dei primi cittadini il presidente socialista promise: «I dibattiti che il nostro progetto di legge suscitano sono legittimi in una società come la nostra. I sindaci sono rappresentanti dello Stato e saranno loro, se la legge viene approvata, a farla applicare. Ma i sindaci potranno delegare la celebrazione di matrimoni omosessuali ai loro funzionari perché la libertà di coscienza in Francia continuerà a esistere. La legge infatti deve essere applicata nel rispetto della libertà di coscienza».
Le sue parole strapparono applausi alla platea e fischi a molti compagni di partito e lobby Lgbt, che lo costrinsero a rimangiarsi la parola data. Dopo l’approvazione della legge Taubira, il ministro degli Interni Manuel Valls ha inviato una circolare a tutti i Comuni avvisando che chi si fosse rifiutato di celebrare nozze gay sarebbe stato sollevato dall’incarico e punito con pene che comprendono anche il carcere. Inutile dire che tutti i sindaci, nel novembre 2013, aspettavano Hollande al Congresso annuale per interrogarlo e criticarlo, ma non hanno potuto farlo perché l’inquilino dell’Eliseo ha deciso di non presentarsi.
Lo scontento generale è diffuso in modo uniforme nella società francese e non risparmia neanche gli sportivi. In particolare sono le società di calcio a sentirsi tradite. Nel novembre scorso è uscito un video pubblicato da I-tele che mostra Hollande, nel gennaio 2012, assicurare ai responsabili del pallone: «I tempi sono duri ma vi prometto che non ci sarà nessun aumento di tasse sui club sportivi. Questo è già un impegno». Tutti i presenti ridono e applaudono il futuro presidente, senza sapere che pochi mesi dopo si sarebbe rimangiato tutto, annunciando l’introduzione della già citata supertassa al 75 per cento e specificando che tutti devono sacrificarsi e non ci sono sconti per nessuno perché «la legge fiscale è uguale per tutti».
E così ci si avvicina al principale motivo per cui la popolarità di Hollande è scesa ai minimi storici, lasciando insoddisfatto e deluso il 77 per cento dei francesi. Il compito principale del presidente socialista non era quello di copiare dall’ex numero uno dei massoni francesi, Jean-Michel Quillardet, la carta della laicità che il suo ministro Peillon ha poi fatto appendere in tutte le scuole per promuovere una nuova «religione repubblicana»; non era quello di spingere per la liberalizzazione di eutanasia, annunciata alla conferenza stampa di martedì scorso, e fecondazione assistita; non era quello di «sponsorizzare» l’aborto e renderlo «un diritto delle donne come tutti gli altri», proponendo anche la «cancellazione dell’obiezione di coscienza per i medici».
Non era, ancora, quello di forzare la mano ai parigini per aprire una «stanza del buco» per drogati. Il primo obiettivo del suo mandato era far ripartire l’economia, diminuire deficit e disoccupazione, far crescere il Pil e restituire alla Francia quella grandeur che, a suo dire, Sarkozy aveva scippato.
Il finto rivoluzionario
Ma tutto questo Hollande non l’ha fatto e per fare dimenticare ai francesi i suoi fallimenti, si è buttato sui temi etici per dare l’impressione di essere un rivoluzionario. Ma minare le fondamenta della società gli ha conquistato solo le simpatie dei giornali che stanno dalla parte “giusta” e non dei francesi, che continuano a rinfacciargli i numeri della disoccupazione: in Francia le persone senza lavoro sono ufficialmente 3,29 milioni (10,5 per cento della popolazione), mentre secondo Newsweek il dato reale si attesta a 5 milioni.
Hollande aveva promesso che «la curva della disoccupazione» si sarebbe invertita alla fine del 2013, ma così non è stato ed è per questo che nessuno crede al suo recente annuncio: 30 miliardi di sgravi fiscali entro il 2017 per imprese e lavoratori autonomi.
Fino ad oggi, infatti, Hollande ha conosciuto il linguaggio delle tasse, aggiungendo, secondo il quotidiano amico Le Monde, in poco più di un anno a famiglie e imprese 27,6 miliardi di imposte. Non c’è da stupirsi, quindi, se la Francia è stata declassata dalle agenzie di rating perdendo la tripla A e se tutti gli analisti, guardando i magrissimi risultati del Pil, annunciano una nuova fase di recessione nel 2014.
In sintesi, come dichiarato a Tempi da un importante investitore internazionale francese, «Hollande ha fatto un vero e proprio disastro. Ha spaventato gli imprenditori, portando centinaia di aziende a scappare all’estero e causando una fuga di cervelli senza precedenti. Tutti sono stufi di lui». E non per le sue scappatelle.
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22 commenti
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questo articolo l’ho trovato apprezzabile. una analisi che fa capire come un presidente che fa una legge sul matrimonio egalitario e sulle famiglie gay, non sia il miglior presidente di Francia,anzi il peggiore, quindi ci sono molti gay, alcuni sposati e i più non, ugualmente scontenti del suo operato. Scontenti perchè non ha fatto la patrimoniale e non ha creato nuovi posti di lavoro. Esattamente come tutti gli altri cittadini di Francia.
Questo dovrebbe far capire che i gay sono uomini che lavorano (che la fantomatica lobby-gay non crea posti di lavoro); che la disoccupazione se ne frega dell’orientamento sessuale; che le bollette non si pagano in base al tuo orientamento sessuale o alla tua fede religiosa; che non tutti i gay francesi difendono il presidente; e che una società occidentale con o senza il matrimonio e le adozioni da parte di coppie omosessuali ha gli stessi identici problemi di quella che non li ha! Quindi in una società occidentale, avere o non avere i matrimoni e le adozioni a coppie omosessuali non è così sconvolgente come può apparire, anche in Italia ce la si potrebbe fare… tanto tutto il resto resta identico.
E mentre voi scrivevate, mio cugino si tuffava nella piscina vuota. E io vi denuncio uno dietro l’altro.
Trovo veramente simbolico, come l’inizio di una fine, il “regalo” ricevuto nella sede del Parlamento di un camion di letame. Ritengo che sia il segno di ciò che Hollande rappresenti per i francesi e non solo……
Anche i piu’ allocchi capiscono che l’impopolarita’ di Hollande e’ legata strettamente alla crisi economica che si sta facendo sentire duramente anche in Francia. Grotti, tra i cantori della costante propaganda strettamente omofobica di moda in questi Tempi, infila anche l’impegno per il matrimonio ugualitario preso durante la campagna elettorale di Francois Hollande, il punto numero 31 del suo programma, in cui è previsto l’accesso al matrimonio e all’adozione per le coppie dello stesso sesso. Holland l’aveva messo chiaramente nel suo programma elettorale, una riforma appoggiata dal 65% dei francesi, e col quale ha vinto in modo netto le ultime elezioni politiche.
E infatti l’articolo cita i temi morali, ma solo come una piccola parte del tutto, e aggiunge che Hollande si concentra tanto su di essi solo per cercare di coprire la sua colpa principale (che è pure quella trattata di più nel testo), ossia il non aver risolto la crisi economica. Mi chiedo quindi perchè accusate questo articolo di sostenere che l’impopolarità di Hollande è dovuta ai suoi disastri in campo etico.
Tempi omofobo? Lottare per il rispetto delle persone omosessuali e per il rispetto della famiglia è omofobia? Lottare perché la società non sia organizzata sulle pretese delle lobby omosessauli è omofobia? Aloora sono omofobo anch’io, ma i miei amici omosessauli non la pensano così…
sasso ma quando mai tempi ha lottato per il rispetto dei gay? ma sei fuori?
e quando mai impedire ad una persona di farsi una famiglia come lui la vuole e la desidera significa aiutare quella persona?
certo che sei omofobo e i tuoi amici omosessuali probabilmente non ti dicono nulla o per quieto vivere o perché infondo ti reputano una persona semplice che non vale una litigata
Forse qualcuno crede che con le leggi antiomo può finalmente distruggere la Chiesa Cattolica…io dico che tutta questa gente ne uscirà scornata…
Vi racconto una mia esperienza. Su consiglio del mio psicologo, col quale faccio terapia riparativa in uno scantinato per paura di essere scoperti dalla Polgay, faccio irruzione nel circolo Lgbt della mia città. Purtroppo non c’erano molte persone in quel momento, io pensavo che ci fosse il cineforum antiomofobo patrocinato dal Comune, ma evidentemente non fanno più i matinée. C’erano solo due commissioni riunite, la commissione “sabotaggio convegni omofobi cattolici” e la commissione giudicatrice dell’ appalto per la fornitura di 2.000 perizoma leopardati per il gay pride cittadino. Beh, sia come sia, io entro e, a scopo liberatorio come suggeritomi dallo psicologo, urlo: “il matrimonio omosessuale è una cagata pazzesca!!!!” e fuggo a gambe levate. In effetti mi ha fatto molto bene, ma secondo voi ora cosa rischio?
ma smettila !
Nulla, solo la compassione.
Le chiedo se invece una persona si presentasse ad una funzione di una qualche ideologia religiosa e tra i vari salmamelecchi gridasse quello che lei a gridati circa il matrimonio tra persone dello stesso sesso ma riferito all’attività in merito, cosa rischierebbe? Secondo lei dovrebbe rischiare qualcosa?
Infine credo fermamente che lei pratichi tale “attività scientifica” in uno scantinato…probabilmente il suo “psicologo” non ha molta voglia di fare figuracce per la pratica di un’attività priva di qualsivoglia base scientifica e sbugiardata da tutta la comunità medica mondiale.
ma possibile che come unico obiettivo nella vita abbiate la distruzione dei gay? ma i cattolici non hanno null’altro sulla “to do” list?
Questa la prendiamo come una battuta…
Non e’ una battura, e’ rumore
Non la distruzione dei gay, ma il matrimonio gay all’interno di quest’articolo occupa piu’ o meno l’1%. Mi pare di capire che il problema sia tuo.
Il problema è che se non avesse fatto la legge per il matrimonio egualitario su queste pagine non lo nominereste siccome, ma siccome lo ha fatto per voi è diventato il nemico pubblico d’oltralpe numero 1, parallelamente a Putin che per il solo fatto di aver fatto una legge anti-gay è diventato il vostro idolo d’oltre Urali.
Perché Argo? Era meglio Koimi come duplicato di Luca.