E io che volevo pagare le tasse! Provateci voi nella Milano 2.0

Di Franca Floris
26 Settembre 2013
Le disavventure burocratiche di una cittadina che s'è messa di buzzo buono per pagare la Tares. Infoline, Twitter, Facebook per poi ricominciare da capo

La lettera che leggete di seguito è stata pubblicata sull’edizione odierna del quotidiano Italia Oggi.

Si avvicina il 30 settembre e mi ricordo che scade il pagamento delle due rate di acconto della Tares, la tassa che da quest’anno sostituisce la tarsu. Purtroppo ho smarrito il modello di versamento e il portale www.comune.milano.it non solo non consente il pagamento online, ma non fornisce informazioni per questi casi.

Nessun problema, chiamo il servizio infoline 020202, che in altre occasioni si è rivelato efficiente. Ma questa non è la volta buona. Per giorni cerco di mettermi in contatto inutilmente con un operatore: tempi di attesa stimati variabili dai cinque agli 11 minuti (che regolarmente si moltiplicano) e quando qualcuno risponde la linea improvvisamente cade.
Finalmente una voce gentile: non sono in grado di darmi l’informazione richiesta, ma se lascio i miei recapiti sarò ricontattata.

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Aspetto ancora. Ma in epoca di social network ci si può arrendere di fronte a una telefonata mancata? Ovvio, no. Tento la carta twitter e dall’account del comune di Milano arrivano segni di vita. Mi chiedono addirittura di che informazione ho bisogno. Peccato che poi non rispondano, invitandomi a scrivere un messaggio privato su Facebook!

Torno allora ai canali tradizionali: sportello informazioni dell’ufficio tributi, dove l’addetta mi comunica che l’unico modo per avere informazioni è… ricominciare daccapo, chiamando lo 020202.
Mancano solo cinque giorni alla scadenza e non so ancora quanto e come dovrò pagare.
Che fortuna vivere a Milano, città 2.0, città in rete.

Franca Floris

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2 commenti

  1. mike

    cose simili non avvengono solo a milano. ma in italia.

  2. Marina

    A questo punto do il mio piccolo contributo: dal 2009 al maggio 2011 sto in un appartamento in zona Corvetto, comune di Milano, faccio il cambio di residenza e dichiaro la mia presenza ai fini TARSU.
    Nel maggio 2011 però mi sposo e cambio comune di residenza.
    Per un disguido tra il mio anziano affittuario e l’addetta/o del comune l’occupazione dell’immobile ai fini TARSU viene ricondotta all’originario proprietario solo per l’appartamento, mentre io rimango formale occupante del box (escluso dall’affitto e mai nemmeno visto! ma tant’è…).
    Mi arriva la richiesta di pagamento per il 2012 nella mia nuova residenza (eh sì, quando cercano soldi i comuni fanno addirittura le ricerche anagrafiche incrociando i propri dati rigorosamente aggiornati: pazzesco!). Mi metto il cure in pace: pago e poi faccio on line (+ fax) la dichiarazione di cessata occupazione (nella quale, peraltro, non è contemplata la “cessata locazione” e quindi si può solo risultare proprietari= occupanti dell’immobile o meno).
    Colpo di scena: a luglio mi arriva la richiesta di pagamento della TARES 2013 per il solito box!!!
    Da allora chiamo più volte, attese interminabili, a fine agosto parlo con una signora (molto gentile, a onor del vero), ma non vengo più richiamata… e nemmeno abito più lì da 2 anni e mezzo! Vale la pena di essere collaborativi? Forse no…

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