Scuole serali
Tanto peggio, tanto meglio
“Come?” non comprese il medico.
Gli occhi, sino a quel momento pigramente indifferenti, si illuminarono:
“I casi singoli di cosiddetta misericordia non fanno che obnubilare e allontanare la soluzione generale della questione. In questa guerra, e in genere in Russia: tanto peggio, tanto meglio!”
I sopraccigli a spazzolino del medico si sollevarono per lo stupore e così restarono:
“Come sarebbe a dire?…Che non importa che i feriti siano scossi, uccisi dalla febbre, dal delirio, dall’infezione?… Che i nostri soldati soffrano e muoiano, anche questo è meglio?”
La faccia energica, intelligente del sottotenente si fece ancor più severa, ancor più partecipe:
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]“Bisogna avere un punto di vista generalizzante se non volete restar vittima di abbagli. Chi è che in Russia non ha sofferto, non soffre! E che dunque alle sofferenze degli operai e dei contadini si aggiungano le sofferenze dei feriti. Anche queste mostruosità nel trattamento dei feriti sono un bene. Così la fine è più vicina. Tanto peggio, tanto meglio!”
(…)
“Scusate, ma voi non siete di carriera? Cosa siete?”
Il sottotenente si strinse nelle strette spalle:
“Che importanza ha? Sono un cittadino.”
“Sì, ma di che professione?”
“Giurista, se vi serve tanto.”
“Ah, giu-ri-sta!” compresse il medico, e annuì, annuì, come a dire che così infatti pensava o avrebbe potuto intuire. “Giu-ri-sta…”
“Perché, non vi garba?” si mise in guardia il sottotenente.
“Già, proprio così. Giurista. Da noi, scusate, i giuristi si sono moltiplicati come i cani randagi.”
“Dato che il nostro paese è assolutamente digiuno di legalità, siamo ancora troppo pochi!”
“Giuristi nei tribunali, giuristi nella Duma” non l’ascoltò il medico “giuristi nei partiti, giuristi nella stampa, giuristi ai comizi, giuristi che scrivono opuscoli…” e divaricò le dita dalle grandi mani.
A. Solženicyn, Agosto 1914, Milano, 1972, pagg. 148 – 149
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