In attesa di una risposta dal gruppo terrorista su una tregua a Gaza in cui crede anche l'inviato Usa Blinken, il gabinetto di Guerra di Netanyahu è preoccupato soprattutto da Hezbollah
Uno sbarramento di cemento e una linea di campi minati separa il confine con il Libano da dove le milizie sciite colpiscono militari e civili e dove volano i droni israeliani
Dopo l'uccisione del suo leader Pascal Sleiman, il partito cristiano delle Forze Libanesi chiede un'indagine, il disarmo di Hezbollah e il ripristino della legalità nel Paese. L'alternativa è la guerra civile
A preoccupare davvero lo Stato ebraico è l'annunciata vendetta del regime degli ayatollah. A Gaza la situazione continua a essere tragica e nel governo di Netanyahu c'è uno scontro su come proseguire il conflitto
Reportage da Nabatiye, dove Israele e Hezbollah continuano a spararsi razzi e missili. Il racconto di Mustafà che ha perso i genitori, due sorelle e altri familiari
"Due popoli, due Stati", al momento, è impossibile. Gli accordi di Oslo sono solo un ricordo. Sono piccoli ma potenti i segni di una "speranza contro ogni speranza"
A nord di Israele il rumore dei cannoni si fa ogni giorno più forte, con scambi di "messaggi" tra l'esercito israeliano e Hezbollah. Intanto Netanyahu ha segnato sull'agenda una data: 10 marzo, inizio del Ramadan
Usa e Ue gli chiedono di trattare; le famiglie invocano il rilascio degli ostaggi. Ma il premier resiste: «Avanti con la guerra, nessuna concessione ai terroristi. La vittoria è l'unica soluzione»