«Vent'anni fa, almeno, s'intervistava l'avvocato difensore». Il giornalista di Libero analizza con tempi.it il rapporto tra giornali e procure: «Si punta solo allo scandalo, abusando delle intercettazioni, il viagra del giornalismo».
«Ricordate le discussioni sul pericolo di fuga, di «reiterazione», l’inquinamento delle prove eccetera? Roba antidiluviana, tecnicismi che alla gente non interessano». L'articolo di Filippo Facci su Libero
Se anche Antonio Simone avesse commesso qualche illegalità, la carcerazione preventiva impostagli per confessare cose non vere, è barbarica. Per quello che ho osservato da collaboratore di Tempi, sono convinto della sua innocenza.
«Faccio parte della categoria dei “condannati al carcere preventivo” e ritengo che esista una rete di persone che avrebbero molto da esprimere, in senso propositivo, per l’obiettivo comune del ripristino della legalità nelle carceri e nel “sistema giustizia”»
Antonio Simone scrive per il Foglio: «La carcerazione preventiva produce una condizione personale orribile». Serve a «"indurre" l'indagato a confessare» e a «infliggergli una pena che altrimenti non sconterebbe».
L'ex agente dei vip è stato condannato definitivamente per bancarotta fraudolenta a 4 anni e 3 mesi e deve scontarne meno di 3. Non ci sono le condizioni psicofisiche perché resti in cella o reiteri il reato.
Oggi sul Corriere Pierluigi Battista difende il garantismo. «Le intercettazioni sono una barbarie, abusate da magistrati smaniosi di titoli in prima pagina. No alla carcerazione preventiva per estorcere confessioni».
Tutti a festeggiare la liberazione dei cani dall'allevamento di Green Hill. Bene. Ma quando iniziamo a batterci per le condizioni degli esseri umani nelle patrie galere?
Parla il deputato pidiellino: «Il prolungato e prostrante regime carcerario nei confronti di Simone ricorda i modi e le forme del famigerato rito ambrosiano: dalla cella esci solo se accusi»