Iraq. Marcia per la pace di 140 chilometri
In un messaggio ai fedeli cristiani il patriarca Sako li esorta a restare nel paese, sebbene siano perseguitati e non protetti. «Non spegnete la fiamma della Pasqua che arde nei cuori»
In un messaggio ai fedeli cristiani il patriarca Sako li esorta a restare nel paese, sebbene siano perseguitati e non protetti. «Non spegnete la fiamma della Pasqua che arde nei cuori»
Parla il comandante Ghiso, a capo di un gruppo di volontari del Dwekh Nawsha: «Abbiamo trascorso il Natale qui, lontano dalle famiglie, in servizio»
Intervista a padre Waheed k. Tooma, superiore generale dell’Ordine antoniano di sant’Ormisda dei caldei e di Alqosh (Kurdistan): «Anche i musulmani non si sentono più sicuri a Mosul»
Reportage da Alqosh (Iraq). I racconti delle famiglie messe in fuga dagli islamisti e il timore di una catastrofe irreversibile: l’esodo permanente e l’estinzione definitiva di tutti i cristiani
Una delegazione di Acs in Iraq raccoglie le voci dei vescovi cattolici. «Non posso più rimanere qui, troppo sangue è stato versato», racconta la madre di un ragazzo ucciso dagli estremisti.
Suor Luigina delle Suore Caldee Figlie di Maria Immacolata: «I jihadisti del califfato sono arrivati in forze ieri sera alle 11 e con gli altoparlanti hanno imposto alla popolazione di abbandonare le loro case»
Voci e storie da un esodo di proporzioni bibliche. In Kurdistan non c'è più spazio: «Facciamo appello a tutti i paesi di tradizione cristiana e non solo, affinché le famiglie di Mosul, Ninawa e Qaraqosh non vengano sradicate dalla loro terra»
«L’avanzata di Isis ha acuito le tensioni tra sunniti e sciiti, aumentando il senso di insicurezza dei cristiani che ormai hanno perso fede in un loro futuro in questa terra»
Intervista a padre Wahel Tooma, superiore generale cattolico caldeo del monastero di Ormisda, ad Alqosh, che ospita più di 60 famiglie in fuga da Qaraqosh, città cristiana dove i curdi tentano di fermare l'avanzata jihadista
Il superiore generale caldeo del monastero di Ormisda spiega come hanno accolto in Kurdistan i profughi scappati dai terroristi islamici: «Abbiamo aperto loro case e scuole ma non sappiamo se domani arriveranno qui»
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