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Svezia. Si riaccendono le candele

Tutto ciò che la Riforma protestante ha tentato di proibire e cancellare, ora sta lentamente tornando al centro della vita di molti cristiani. Ecco cosa incontrerà papa Francesco

ANGELA AMBROGETTI
31/10/2016 - 2:00
Chiesa
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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Ogni anno in Svezia un centinaio di persone sceglie la Chiesa cattolica. È il dato numerico più interessante su cui ragionare in attesa dell’arrivo di papa Francesco a Lund, cittadina universitaria nel sud del paese scandinavo. Qui il 31 ottobre la Federazione luterana mondiale in collaborazione con il Pontificio consiglio per l’Unità dei cristiani commemorerà i 500 anni della Riforma di Lutero. Lund è stata scelta perché nel 1947 la Federazione si è riunita in questa città per la prima volta. Il Papa ha subito accettato l’invito dei luterani e solo in seguito ha deciso di trattenersi un giorno in più per celebrare, l’1 novembre, la Messa con i cattolici svedesi. Una sola diocesi, circa 150 mila fedeli.

Per capire il senso di questo viaggio bisogna ricordare anche la situazione delle due Chiese e la storia stessa della Riforma in Svezia. Oggi la Chiesa luterana, la Svenska Kyrkan, vive separata dallo Stato dopo essere stata per secoli parte dell’organizzazione statale. Come ricorda Ulf Jönsson, gesuita svedese, in un articolo di Civiltà Cattolica, nel 2000 Chiesa e Stato si sono separati. Una «riforma che ha creato premesse nuove per le confessioni religiose».

Svenska Kyrkan è governata da un sinodo generale, i cui membri vengono eletti dagli aderenti della Chiesa. «Molti – spiega padre Jönsson – speravano che questo potesse dare maggiore libertà al governo della Chiesa rispetto ai partiti politici. Ma dato che il legame precedente con i partiti in buona parte rimane, la maggior parte dei candidati al sinodo generale viene ancora nominata dalla politica». Inoltre, la nuova legge della Chiesa ha «indebolito di molto la posizione dei vescovi, e alcuni ritengono che la Chiesa svedese ormai sia di carattere congregazionalista più che episcopale».

Questo a volte rende difficile il dialogo ufficiale, anche se invece a livello locale sono sempre maggiori i punti comuni. Lo spiega bene Gösta Hallonsten, professore di Teologia sistematica alla Università di Lund: «I contatti tra cattolici e luterani in Svezia sono amichevoli. Ma la Chiesa cattolica è una Chiesa di immigrati, con poche risorse e chiaramente di minoranza. La Svenska Kyrkan è dominante per numero dei membri e risorse, e pur essendo ufficialmente di confessione luterana, si vede più come una Chiesa cristiana in generale e sottolinea volentieri la continuità con la Chiesa medievale. L’aspetto esterno è cattolico, ma dal punto di vista teologico Svenska Kyrkan è protestante e liberale nelle sue prese di posizione».

È interessante ascoltare la voce della Svenska Kyrkan, tramite uno dei suoi esponenti più in vista. Johan Fredrik Dalman è vescovo di Strängnäs e cappellano di corte. L’annuncio della visita del Papa, spiega, è stato atteso e «abbiamo pregato per molti anni. Abbiamo pregato per qualcosa che fosse un segno che la gente potesse vedere, che i cristiani fossero uniti da Cristo in Cristo. Questo è davvero un annuncio per il quale abbiamo pregato in molti modi. Si parla parecchio di questa visita in Svezia naturalmente. In primo luogo, penso, perché il Santo Padre è una persona che molti rispettano, certo non solo noi che abbiamo sempre rispettato tutti i Pontefici, ma anche quelli che hanno pochi legami con la Chiesa sentono che è una persona di integrità morale, molto caloroso e credibile, una persona per cui “ora et labora” sono sempre insieme. I nostri giornali sono pieni di questo genere di reazioni. Del resto, però, molto del lavoro di preparazione è stato svolto dalla Federazione luterana mondiale di Ginevra e dal Vaticano, così noi siamo soprattutto spettatori». E c’è un dato interessante: sempre più persone sono interessate alla fede. «Devo dire che quando ero un giovane prete e andavo dalle famiglie per i battesimi, matrimoni, funerali, erano sempre molto gentili e simpatici, ma erano più interessati a quali inni scegliere e quale posto occupare durante la celebrazione», aggiunge Dalman. «Ora invece quando incontro la gente osservo una ricerca spirituale: le persone vogliono comprendere le radici cristiane, vogliono imparare a pregare, vogliono parlare di Gesù. E io credo che una cosa che ha reso possibile questo cambiamento è che abbiamo molte culture nella nostra società, persone che arrivano da altri paesi, rifugiati che arrivano dalla Siria, che hanno una fortissima tradizione cristiana. E così molta gente si chiede: chi sono? Quali sono le mie radici cristiane? Vedo molte persone che tornano alla fede nella nostra società. Non vedo una forte secolarizzazione, anzi. Vedo che il messaggio cristiano, il Vangelo, è una forza sempre più grande nella nostra società, è in crescita».

Il primo vescovo cattolico svedese
Torniamo allora alla questione centrale per l’ecumenismo: più dottrina o più pratica? «In Svezia – spiega il professor Hallonsten – c’è stato un dialogo ufficiale tra la Svenska Kyrkan e la diocesi cattolica dalla metà degli anni Settanta fino al 2000 circa. Il dialogo ha prodotto diversi documenti interessanti e di sostanza, tra cui uno sull’ufficio del vescovo pubblicato negli anni Novanta. All’inizio del nuovo millennio ha anche lavorato una commissione di dialogo cattolico-luterano finno-svedese il cui rapporto La giustificazione e la Chiesa, pubblicato nel 2006, ha ricevuto molta attenzione. Quel rapporto era molto segnato dalla rinascita luterana finlandese, che ha portato a un’interpretazione più “cattolica” di Lutero. Per il momento non c’è una commissione ufficiale di dialogo tra cattolici e luterani in Svezia. Forse perché le tendenze teologiche all’interno della Svenska Kyrkan sono molto diverse, e perciò può essere difficile nominare una delegazione rappresentativa che possa ottenere risultati importanti. Per questo si è scelto di nominare piccoli gruppi di dialogo ad hoc. Questi gruppi hanno il compito di dialogare, non di produrre un risultato scritto».

Anders Arborelius è il primo vescovo cattolico svedese dai tempi della Riforma luterana. Nato in Svizzera nel 1949 da genitori svedesi, carmelitano, è stato nominato vescovo della diocesi di Stoccolma – l’unica della Svezia – nel 1998 da Giovanni Paolo II. A consacrarlo è stato il suo predecessore. Presidente della Conferenza episcopale scandinava dal 2005 al 2015, è consultore del Pontificio consiglio per i laici. Nato luterano come la maggioranza degli svedesi, a 15 anni ha iniziato la sua vita di fede. Essere cattolici in Svezia non è stato facile fino a pochi anni fa. «La visita del Papa – dice – è un grande incoraggiamento. È evidente che anche cristiani di altre Chiese e confessioni, ma anche persone di altre fedi o di nessuna fede, apprezzano Francesco, la sua semplicità e credibilità nell’annuncio del Vangelo. Ci sono grandi attese. La commemorazione della Riforma finisce un po’ in secondo piano e sembra esserci soprattutto interesse per il Papa e la sua persona».

Ma la commemorazione è comunque il motivo primario del viaggio di Francesco. Cosa significhi per i cattolici lo spiega ancora Hallonsten: «Il documento preparatorio all’evento, From Conflict to Communion, viene letto e discusso in molti gruppi e parrocchie. Ma alla luce di quello che ho già detto è difficile dire cosa significherà la commemorazione della Riforma nella cattedrale di Lund il 31 ottobre. I media e la gente comune si interessano soprattutto alla visita del Papa. Del resto oggi la società svedese è caratterizzata da tolleranza e da un pluralismo religioso crescente. La vecchia paura dei cattolici, dovuta alla propaganda anticattolica, è scomparsa. Oggi non è difficile lasciare la Svenska Kyrkan ed entrare nella Chiesa di Roma o in un’altra confessione o religione. La Chiesa cattolica viene rispettata per la sua dimensione internazionale, il suo peso politico e le sue tradizioni intellettuali. A livello locale spesso c’è una buona collaborazione tra le parrocchie cattoliche e la Svenska Kyrkan. Allo stesso tempo è evidente che molti immigrati cattolici vengono accolti e inseriti nella Svenska Kyrkan senza che questo venga visto come “proselitismo”. Anche i musulmani che arrivano in Svezia vengono spesso battezzati nella Svenska Kyrkan, senza però valutare le conseguenze culturali e quelle per le politiche delle migrazioni. L’ambizione della Svenska Kyrkan di essere una Chiesa per tutto il popolo svedese – perciò si chiama così – insieme alla sua misura, conduce a un rapporto squilibrato con altre chiese cattoliche e con altre religioni».

Ma cresce anche la Chiesa cattolica, fatta di persone che vengono da tutto il mondo: negli ultimi tempi sono arrivati molti profughi dalla Siria e dall’Eritrea e ogni anno tra 70 e 100 svedesi diventano cattolici. Nella Chiesa di Roma gli svedesi cercano la spiritualità e la fermezza nella fede, il profilo internazionale. Quelli che si convertono possono avere storie molto diverse, ultimamente molti vengono dalle cosiddette chiese libere. Ogni anno c’è anche qualche prete, anche donne, della Chiesa luterana di Svezia che si converte. Un ruolo importante è quello della corte, il re e la regina, nata cattolica, e i principi. Nella parrocchia reale si celebrano molti eventi. Silvia e Gustav sono cristiani devoti e per loro l’identità religiosa è molto importante. «Abbiamo celebrato – dice il vescovo Dalman – i 70 anni del re, ci sono appena stati due battesimi e abbiamo cantato il Te Deum per la nascita dei bambini. Quando ho conosciuto la famiglia reale ho capito che per loro la fede è molto importante: non è solo qualcosa di esteriore da mostrare ma è davvero nel loro cuore. Per la gente comune i reali sono cristiani impegnati e anche questo è un meraviglioso messaggio di evangelizzazione, soprattutto per i giovani. Vedere che le principesse e il principe hanno valori cristiani è un messaggio per tutta la società svedese». Silvia ha anche un rapporto preferenziale con la Santa Sede, ha molti impegni in differenti organizzazioni e agenzie umanitarie, nelle organizzazioni sociali della Chiesa luterana di Svezia è molto attiva ed è sostenuta dalla famiglia. La principessa ereditaria ha viaggiato insieme ad alcuni operatori sociali per vedere cosa la Svezia può fare nelle situazioni di crisi.

Altro che vittoria della ragione
Certo, la storia pesa. La Riforma in Svezia è stata violenta, i cattolici venivano condannati a morte e fino agli anni Cinquanta dovevano vivere quasi in clandestinità. A ricordare la storia è arrivato un libro. Si intitola L’odore delle candele spente, in svedese Doften av rykande vekar, ed è il testo più discusso nei circoli culturali cattolici e luterani in questo autunno di attesa per la commemorazione della Riforma a Lund. Il volume, curato dal gesuita Fredrik Heiding e da Magnus Nyman, storico e sacerdote, raccoglie studi e approfondimenti sulla storia della Riforma luterana in Svezia, da una prospettiva “popolare”. Come hanno vissuto i semplici fedeli questo turbine? Tra i contributi, oltre a storici e studiosi cattolici, anche una riflessione del pastore Per Äkerlund che sostiene come la profonda riflessione teologica presente da secoli nelle Chiese cattolica e ortodossa e la loro liturgia e spiritualità fanno sì che «ci si rivolgerà a loro nel futuro quando si vorrà sapere cos’è la fede cristiana».

Magnus Nyman spiega che «prima gli storici della Chiesa e molti storici in genere descrivevano la Riforma come la vittoria della ragione, il pensiero di fondo era il passaggio dalle tenebre alla luce. Non è più così. Adesso quasi tutti sono d’accordo che la Riforma in Svezia è stata imposta dall’alto e che inizialmente c’era molto poco sostegno popolare. Questo è quello che noi diciamo nella nostra raccolta di studi, e sembra che sia stato accolto come una provocazione nella Svenska Kyrkan. Credo che il loro problema principale sia che i nostri diversi capitoli tutto sommato danno una visione piuttosto triste di quello che la Riforma ha dato alla Svezia in termini culturali: la chiusura di conventi, ospedali, scuole delle cattedrali, l’università di Uppsala, meno contatti internazionali, e anche una liturgia dominata dalla parola, dall’ascolto e dall’omelia. Le cinque rivolte durante il XVI secolo, anche contro la nuova dottrina, confermano l’immagine di resistenza popolare. Il paradosso è che molto di ciò che quella volta fu proibito ora ritorna, come pellegrinaggi, visite ai monasteri, le icone, il segno della croce, letteratura cattolica. Il libro afferma che le tradizioni cattoliche e la letteratura e la teologia cattolica si trovano di nuovo al centro della vita di molti cristiani. Forse anche questo è un po’ una provocazione per l’establishment luterano». La scelta degli autori è quella di raccontare attraverso «le rivolte, le idee del popolo, lo scioglimento delle associazioni religiose e la chiusura di tutti i duecento monasteri e conventi nei paesi nordici, cosa è successo agli abitanti dei monasteri, come è stata articolata la nuova ideologia liturgica, il tentativo dei gesuiti di stabilirsi in Svezia e dei giovani svedesi che hanno studiato in altri paesi». Uno spazio speciale lo hanno proprio gli ordini religiosi, come quello delle figlie di santa Brigida o delle sorelle di Elisabetta Hesselblad, canonizzata da papa Francesco lo scorso giugno a Roma.

Dopo Giovanni Paolo II
Durante la riforma, dice Nyman, «era importante denigrare e cacciare gli ordini mendicanti che si trovavano nelle città e potevano contrastare la prima propaganda luterana che appariva proprio in quei luoghi. Ho scritto un intero capitolo su questo argomento. In Svezia c’è stata molta violenza durante la chiusura dei conventi. Leggendo le testimonianze si ha l’impressione che fossero dei teppisti più che riformatori quelli che entravano nei conventi. Tre dei francescani di Ystad sono morti mentre venivano cacciati. Evidentemente i frati venivano visti come un pericolo per i nuovi pensieri. L’ultimo convento che è stato chiuso in Svezia è quello brigidino a Vadstena nel 1595. Con la sua chiusura la Chiesa cattolica ha perso la sua ultima base in Svezia».

Giovanni Paolo II è stato il primo papa a visitare i paesi scandinavi dopo la Riforma, nel 1989. Ma il tempo corre e ora i cattolici attendono Francesco preparando la Messa oltre che gli incontri ecumenici. Padre Fredrik Emanuelson, vicario episcopale per l’evangelizzazione della diocesi di Stoccolma, ci spiega come i fedeli potranno partecipare alla Messa: «Saranno principalmente distribuiti biglietti, sempre gratuiti, attraverso le parrocchie, le missioni nazionali della nostra diocesi, ma anche nelle diocesi di Helsinki, Oslo e Copenaghen. Successivamente il resto dei biglietti sarà distribuito anche tramite sistemi online di ticketing per poter arrivare a tutti. Abbiamo circa 19 mila tagliandi da distribuire e aspettiamo fedeli da ogni parte del Nord Europa, dalla Germania e dalla Polonia. Sono attesi anche molti ospiti ecumenici, speriamo di avere una partecipazione molto vasta». Suggestivo il fatto che la diocesi di Stoccolma e la Chiesa luterana svedese si presenteranno al Papa insieme, con il dono di una icona probabilmente di san Francesco.

Foto Ansa

Tags: Giovanni Paolo IIluteraniPapa Francescoriformasvezia
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