Una “cosa sporchissima” su cui è stata fatta valere la ragion di Stato. L’opposizione (ipocritamente) si scandalizza, ma, come dicono Minniti e Ricolfi, il governo ha fatto quel che doveva fare
Un flash-mob di parlamentari di Avs sotto palazzo Chigi per il caso Almasri a Roma, 23 gennaio 2025 (foto Ansa)
Noi che, per dirla come Bruno Vespa, siamo tra «i signori che stanno dietro la lucetta rossa», l'avevamo intuito facilmente: il caso Almasri è un tipico caso che doveva finire archiviato sotto la dicitura di "ragion di Stato", altro che "atto dovuto".
Per dirla con un calembour: l'unica cosa chiara dell'arresto del capo della polizia giudiziaria libica è che si tratta di una vicenda opaca. Stiamo parlando di un tipaccio cui sono stati trovati in tasca un visto d'ingresso di durata decennale rilasciato dagli Stati Uniti e un passaporto domenicano. Che s'è fatto un giretto in Europa fino ad arrivare in Italia e, solo a quel punto, contro di lui è scattata la richiesta di cattura. Ce ne è abbastanza per «non credere alla casualità di tutto questo», come ha detto Roberto Arditti durante una trasmissione su La7.