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Paul Kahn è un pensatore atipico. Sostiene strenuamente gli ideali democratici, ma critica il soggetto individualista e sradicato che sembra il protagonista assoluto della vita democratica contemporanea. È un laico che critica la secolarizzazione. Un liberale che condanna il modello dell’uomo che si autocrea. Un rigoroso giurista che parla di amore e sacrificio. Un ebreo che dopo un lungo percorso è approdato a un’ambientazione cristiana. Ha anticipato i tempi. Nel 2004 prescriveva di «mettere il liberalismo al proprio posto» in un libro che, scandalosamente per quel periodo, sosteneva che l’ordine politico non è fondato sul contratto, ma sul sacrificio. E non avendo i liberali la concezione del sacrificio, non riescono a spiegare come il progetto dello stato moderno possa aver partorito, ad esempio, le tragedie del Novecento. Ora sono in tanti a seguire le orme di questa critica.
Qualche anno fa ha scritto Democracy in Our America, un libro nel qual...
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