Stamina, scienziati contro Balduzzi: «No ai permessi facili concessi sull’onda delle emozioni»

Di Redazione
15 Marzo 2013
Tredici ricercatori, un filosofo, uno storico, un giurista e un rettore universitario si oppongono allo sdoganamento della cura basata perché non ci sono prove della sua efficicacia

Prudenza sulle terapie sperimentali della Stamina Foundation. Una comunità scientifica composta da tredici ricercatori, un filosofo, uno storico, un giurista nonché un rettore universitario ha scritto, correggendolo, al ministro della Salute Renato Balduzzi per chiedere un’attenta e prudente valutazione delle scelte terapeutiche a base di cellule staminali, prima di sdoganarle, con cui i laboratori degli Ospedali Civili di Brescia hanno iniziato a curare Sofia, una bambina di tre anni affetta da una gravissima malattia genetica qual è la leucodistrofia metacromatica. Una valutazione che, almeno per ora, ancora non c’è stata.

PERPLESSITA’. «La comunità dei ricercatori e medici che lavora per sviluppare trattamenti sicuri ed efficaci contro gravi malattie comuni o rare – spiegano i firmatari della lettera – è perplessa di fronte alla decisione (presa dagli Ospedali Civili di Brescia, ndr), sull’onda di un sollevamento emotivo, di autorizzare la somministrazione (da parte della Stamina Foundation, ndr) di cellule dette mesenchimali, anche se prodotte in sicurezza da laboratori specializzati», alla piccola o a chiunque altro. A maggior ragione perché né il ministero né l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) hanno sinora autorizzato la cura. Infatti, «non esiste nessuna prova che queste cellule abbiano alcuna efficacia nelle malattie per cui sarebbero impiegate» è, infatti, la motivazione addotta dai medici. Oltretutto, «non esiste nessuna indicazione scientifica del presunto metodo originale secondo il quale le cellule sarebbero preparate. Ci sembra questo uno stravolgimento dei fondamenti scientifici e morali della medicina, che disconosce la dignità del dramma dei malati e dei loro familiari», spiegano i firmatari.

IL MINISTRO DOV’E’? Non «rientra tra i diritti dell’individuo – continuano i firmatari – decidere quali terapie debbano essere autorizzate dal governo, e messe in essere nelle strutture pubbliche o private». Così come nemmeno «rientra tra i compiti del governo assicurare che ogni scelta individuale sia tradotta in scelte terapeutiche e misure organizzative delle strutture sanitarie». Perché non sono certo le «campagne mediatiche lo strumento in base al quale adottare decisioni di carattere medico e sanitario». Mentre «la neutralità intellettuale e morale scelta dal ministero – sottolineano medici e ricercatori –, rispetto al vero merito della questione sollevata, oggettivamente incoraggia e supporta pratiche commerciali che direttamente o indirettamente sottendono alla propaganda di terapie presunte». E le cosiddette «terapie compassionevoli» non devono in alcun modo divenire «percorso utile ad allentare la vigilanza regolatoria».

I FIRMATARI. Tra i firmatari 13 sono ricercatori: Paolo Bianco, Andrea Biondi, Giulio Cossu, Elena Cattaneo, Michele De Luca, Alberto Mantovani, Graziella Pellegrini, Giuseppe Remuzzi e Silvio Garattini. Poi ci sono Il filosofo della scienza Giovanni Boniolo, lo storico della medicina Gilberto Corbellini, il giurista Amedeo Santosuosso, il rettore dell’università di Milano Gianluca Vago.

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