
Sri Lanka, a un anno dalla strage di Pasqua «perdoniamo i terroristi»

Il 21 aprile di un anno fa, domenica di Pasqua, sette terroristi islamici si sono fatti esplodere nello Sri Lanka, devastando tre chiese e tre hotel, uccidendo almeno 279 persone, soprattutto cristiani, colpevoli solo di voler celebrare la risurrezione di Gesù. «Avremmo potuto rispondere umanamente con la vendetta e invece abbiamo perdonato. Ma vogliamo giustizia», ha dichiarato nell’omelia della Messa di Pasqua, trasmessa in televisione a causa delle restrizioni dovute al coronavirus, il cardinale arcivescovo di Colombo Albert Malcolm Ranjith.
«ABBIAMO PERDONATO I TERRORISTI»
A dodici mesi di distanza da quella Pasqua di sangue, i cristiani hanno superato lo shock e la paura, e sono tornati ad affollare le Messe. «La partecipazione è circa dell’80 per cento rispetto alla normalità», dichiara ad Aide à l’Église en détresse padre Jude Fernando, rettore della parrocchia di Sant’Antonio, dove sono morte 55 persone nella strage. «Tutti i srilankesi attendevano di celebrare questo anniversario, ma a causa della quarantena non sarà fisicamente possibile», continua. Una cerimonia avrà comunque luogo con il cardinale e tutti la seguiranno da casa, senza dover avere paura di nuovi attentati.
Già durante l’omelia di Pasqua monsignor Ranjith ha pronunciato parole forti e sorprendenti:
«Noi abbiamo meditato gli insegnamenti di Cristo e abbiamo amato i terroristi, li abbiamo perdonati e abbiamo avuto pietà di loro. Non li abbiamo odiati e non abbiamo risposto alla loro violenza con la violenza».
«IL GOVERNO NASCONDE LA VERITÀ»
«È tutto l’anno», conferma padre Fernando, «che ripetiamo la frase: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Possiamo davvero dire di aver perdonato» i terroristi del National Thawheed Jamaat, affiliati allo Stato islamico.
A causa della dinamica dello svolgimento dei fatti, i cristiani hanno comunque paura di subire nuovi attentati. È accertato infatti che alcuni dei principali responsabili politici del paese fossero stati avvertiti da intelligence straniere di un imminente attentato. Ma non fecero nulla per fermarlo. E anche se nelle settimane successive alla strage circa 135 persone sono state arrestate, secondo il cardinale Ranjth giustizia non è stata ancora fatta:
«Noi non esiteremo a scendere in strada per difendere i diritti del nostro popolo. L’inchiesta lanciata dal presidente della Repubblica Maithripala Sirisena sembra ormai priva della necessaria trasparenza. Alcuni elementi che dovrebbero emergere vengono nascosti».
Foto Ansa
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