
Spioni di Stato, la vittoria di Bucci e una lezione dalla bellezza di Roma

Caro direttore, il cosiddetto “caso spioni” è clamoroso. Viviamo in una repubblica dei dossier? Leggo che sarebbero stati addirittura 800 mila i soggetti spiati, fino alla casella email del capo dello Stato.
Adalberto Lo Presti
Siamo sempre restii a parlare di “casi” di cui conosciamo solo ciò che è riportato dalla stampa (quindi solo la posizione della procura). Quel che possiamo dire è che, in generale, è un periodo in cui si parla molto di “spioni”. C’è il caso Striano, c’è il caso del dipendente di banca che ha fatto ricerche sui conti correnti, ora questa vicenda. Tutte storie misteriose, in cui bisognerà appurare i reati, ma intanto non possiamo fare a meno di domandarci, come ha fatto ieri Claudio Cerasa sul Foglio, se «il vero problema, quando si parla di manomissione delle vite degli altri, non sono solo i casi in cui le informazioni vengono pescate in modo abusivo da soggetti privati, ma sono soprattutto i casi in cui le informazioni sensibili vengono pescate in modo fraudolento dallo stato, con il finto bollino della legalità e della lotta contro il marcio nella società?». Detto in altro modo: perché stupirsi se, dopo trent’anni in cui il circo mediatico-giudiziario ha sputtanato in ogni modo chiunque, ledendo ogni minimo principio di privacy, poi qualche malintenzionato “mette a frutto” tale sputtanamento? Come ha scritto sempre Cerasa, «l’allentamento di ogni controllo sui controllori, in questi anni, ha reso gli sputtanatori di professione i veri poteri forti della nostra Repubblica. E tutto questo è successo non in modo casuale. È il frutto di anni di sputtanamento trasformato in diritto di cronaca. È il frutto di anni di processo mediatico trasformato in grande lotta contro l’immoralità».
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Caro direttore, in Liguria Marco Bucci ha battuto Andrea Orlando e a me pare che questa sia la pietra tombale sul cosiddetto campo largo del centrosinistra. Un bene: di tutto abbiamo bisogno tranne che di un Ulivo 2.0.
Martino Delinelli
Il dato più significativo mi pare essere un altro: nonostante abbiano fatto dimettere con un’operazione vergognosa Giovanni Toti, nonostante l’abbiano tenuto ai domiciliari finché non ha lasciato la carica di presidente regionale, nonostante abbiano attaccato sul piano personale Bucci per la sua malattia, nonostante nei giorni del voto sia andato in onda un servizio di Report sulle “malefatte” del centrodestra, la sinistra ha perso. Questo ci dice tre cose: 1) tra quello che vede (la Liguria ben amministrata) e quello che sente raccontare dai media (la Regione un covo di briganti), la gente tende sempre più a fidarsi dei propri occhi che delle proprie orecchie; 2) la scelta di Bucci, profilo moderato e pragmatico, è stata vincente. È la linea politica giusta per allargare sempre di più i consensi del centrodestra; 3) della visione politica dei grillini non gliene frega nulla a nessuno: o il M5s ha la possibilità di offrire qualche bonus in cambio del voto oppure scompare.
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Caro direttore, qualche settimana fa sono stata a Roma. E volevo raccontarle di una drammatica contraddizione ma anche di una possibile speranza.
In vista del Giubileo 2025 gli enti Roma Capitale, Anas S.p.a., Società Giubileo 2025, Grandi Stazioni, RFI, Agenzia del Demanio, SSABAP Roma, ATAC, Roma Servizi per la Mobilità, Regione Lazio, Zetema, Parco Regionale dell’Appia Antica, Diocesi di Roma, ACEA ATO 2 stanno attuando un programma di riqualificazione e valorizzazione della maggior parte delle opere architettoniche. Ed è meraviglioso. Ero con una mia amica a messa a Sant’Agostino dove c’è una delle Madonne più belle al mondo. La Madonna dei Pellegrini di Caravaggio. Durante la predica il prete diceva all’incirca che ci vuole tempo per la bellezza e ci vuole tempo per imparare ad essere pazienti. Come appunto la ristrutturazione delle opere. Insomma ero nel posto giusto al momento giusto. Azzeccatissima per me. E devo dire che non c’è un luogo come la Chiesa in cui abbia mai capito questo. Mi fu lampante una volta sentendo una puntata di Muschio Selvaggio. C’erano ancora Fedez e Luis Sal. E Luis Sal diceva proprio questa cosa pur non essendo cristiano. Non c’è un luogo come la Chiesa in cui venga salvaguardata così bene la bellezza. E per farlo ci vuole anche la ricchezza. Senza moralismi e scandalo. Ora chiaramente qui non è coinvolta solo la Chiesa ma appunto tutti gli enti che citavo prima e il commissario straordinario Roberto Gualtieri. E ripeto è una cosa straordinaria prendersi cura dell’arte.
Solo che girando per Roma, in ogni angolo di Roma non sa quanta gente per strada abbia visto. Dalla stazione Termini che è messa peggio della stazione Centrale di Milano, fino al centro. È pieno di donne e uomini che vivono per strada, vicino alle chiese che, inginocchiati con le mani giunte, chiedono l’elemosina proprio davanti a quelle opere architettoniche che si stanno ristrutturando. Tante donne e uomini, non so come, con gli occhi ancora pieni di speranza. Altri invece di cui avere paura ma perché divorati dall’ingiustizia. Sono rimasta molto colpita da una donna africana con in braccio la sua bambina. Le avrei fotografate da quanto erano belle. Mi hanno ricordato la Madonna dei Pellegrini. Mi sono sentita così impotente davanti a quella bellezza. Sì, le dai dei soldi. E poi? Quale sarà il destino di quella donna e della sua bambina?
Insomma, direttore, ho in mente tanto questa domanda. Va bene la ristrutturazione delle opere architettoniche ma allo stesso tempo chi aiuterà questi poveri cristi che sono già santi senza il bisogno di arrivare al Giubileo?
Poi con questa domanda in mente sono stata a Tagliacozzo, un borgo della Marsica in Abruzzo che dista a un’ora da Roma. Di una bellezza disarmante. Sono andata con gli amici della mia amica alla festa “Cantine nella roccia”. Una festa meravigliosa che mi ha ricordato “l’anima forte e gentile” degli abruzzesi. E, insomma, mangiando e bevendo, ho conosciuto questi ragazzi. Stefano, un informatico. Leonardo, un pompiere. E poi le due ragazze che mi hanno colpito di più. Serena – di nome e di fatto – archeologa. Le è morta quest’estate la sorella. Era sulle Dolomiti e le è caduto un sasso sulla testa. Come è ingiusta a volte la vita – eppure lei, non so perché, si è aperta con me con una drammatica energia. Un’energia di una donna che nella disgrazia non molla. E poi Annalisa, psicologa. Aiuta le donne clandestine che arrivano in Italia, scappano dai centri di accoglienza e iniziano a prostituirsi pensando, a causa dei loro aguzzini, che sia l’unica via percorribile. Mi diceva che il dramma ora è che invece che stare sulle strade scelgono case private. E quindi ora è più difficile rintracciarle e aiutarle.
Perché le racconto di loro? Perché i loro mestieri, la loro gentilezza e forza, ma soprattutto la loro speranza mi ha fatto memoria del cristianesimo in cui credo.
Fatto sì di arte e cultura – senza giri di parole non sarei cristiana senza l’aspetto culturale – ma anche che affonda nella carne.
Quel cristianesimo che «è tracciato nel mosaico nell’abside della chiesa di San Clemente». Uno dei miei luoghi preferiti.
Gilbert Keith Chesterton diceva: «L’abside è una mezzaluna d’oro secondo il solito schema; ma in cima c’è una nuvola da cui esce la mano di Dio sopra il crocifisso. Non si limita a benedirlo o anche solo a posarsi su di esso. Sembra prendere la croce come per l’elsa della croce e conficcarla come una spada nella terra sottostante. Eppure in un certo senso è l’esatto contrario di una spada, poiché il suo tocco non è morte ma vita; vita che scaturisce e germoglia e si lancia nell’aria, affinché il mondo possa avere vita, e possa averla più abbondantemente. È impossibile dire abbastanza della violenza fruttuosa di questo effetto. Non è il normale brancolare di radici o rami. È più simile al sangue della terra che sgorga istantaneamente dalle sue arterie alla prima ferita». L’intero saggio preso da “The Holy Island”. The Resurrection of Rome è di una bellezza folgorante. Come il testo della meditazione del libro Immagini di speranza: Le feste cristiane in compagnia del Papa di Joseph Ratzinger (Benedetto XVI). Lui diceva: «Qui si rende plasticamente visibile la parola biblica, per cui l’amore è più forte della morte».
Ecco io credo che la politica e la Chiesa debbano aiutare contemporaneamente queste due realtà. La cultura sì ma anche la società. Affinché non muoia. Soprattutto aiutare questi mestieri. Queste donne e uomini che affondano nella carne, che contemplano queste donne con le loro bambine in braccio e le aiutano a vivere più degnamente.
Gloria Amicone
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