Sperimentazione animale, l’Europa all’Italia: cancellate i divieti o sarà infrazione
L’Italia ha ricevuto ieri una «lettera di messa in mora» dalla Commissione europea «contro il nostro decreto legislativo 26/2014 (approvato il 4 marzo del 2014)», ovvero la normativa sulla “Protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”. È Repubblica a darne notizia, specificando anche cosa comporta questo «cartellino giallo» di Bruxelles: «Roma avrà due mesi di tempo per replicare o cambiare la sua normativa. Altrimenti si aprirà la procedura di infrazione vera e propria». Che potrebbe costarci molto cara, fino a 150 mila euro al giorno.
[pubblicita_articolo]UGUALI OPPORTUNITÀ. Qual è il problema? Tempi.it ne ha parlato in diverse occasioni (vedi per esempio questo articolo pubblicato pochi giorni dopo l’approvazione del testo da parte del Consiglio dei ministri), la sintesi che ne fa Elena Duse su Repubblica è questa: «L’Europa non avrebbe nulla da ridire contro la nostra legge, se non avesse emanato lei stessa una direttiva sulla sperimentazione animale il 22 settembre 2010 (la 2010/63/Ue). Questa direttiva, per dare a tutti i paesi uguali opportunità di ricerca, esclude espressamente che gli stati membri adottino misure più restrittive di quanto da lei disposto, come invece l’Italia ha fatto».
I DIVIETI IN ECCESSO. Infatti nelle nuove regole introdotte nel nostro paese nel 2014 è «vietato l’allevamento di cani, gatti e primati da usare nei laboratori di ricerca», sebbene sia ancora legale importare questi animali dall’estero. Inoltre, scrive sempre Repubblica, «dal 1° gennaio 2017, se il decreto legislativo non sarà modificato, entreranno in vigore anche altri tre divieti: quello di testare sugli animali le sostanze d’abuso (alcol, droghe, tabacco), quello di utilizzare gli animali in più di un test e quello di effettuare xenotrapianti, cioè trapianti d’organo da un animale all’altro», una tecnica molto utile nella ricerca contro il cancro (non a caso questo filone è stato escluso dal divieto, ma solo «dopo forti proteste»).
PERCORSO «OBBLIGATORIO». Secondo la giornalista il governo è «orientato a recepire la direttiva europea del 2010 così com’è, senza gli ulteriori limiti previsti dal decreto legislativo del 2014». La stessa Beatrice Lorenzin, ministro della Salute (la delega sulla materia è sua), ha confermato ieri che «quanto accaduto oggi (l’arrivo dell’avvertimento da Bruxelles, ndr) rende obbligatorio questo percorso». La senatrice a vita Elena Cattaneo, sempre attentissima a questi temi, secondo Repubblica ha già «presentato un ordine del giorno» che va nella direzione auspicata dall’Europa, chiedendo all’esecutivo di cancellare i limiti alla ricerca non conformi alle norme comunitarie. Il cartellino giallo della Commissione europea rappresenta infatti agli occhi della scienziata «un’opportunità per riportare razionalità nella disciplina in Italia».
Foto laboratorio da Shutterstock
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3 commenti
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La comissione europea “glissa” sulle firme di milioni di europei ma ascolta chi ha interessi nella sperimentazione animale (ovviamente a mantenerla, non a superarla con tecniche più moderne ed efficaci)
La Commissione europea ci chiede sperimentazione animale in totale controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo negli USA.
Come non ipotizzare che la Commissione sia asservita alle lobby di pressione visto che la fase pre-contenziosa, ovvero la messa in mora è stata avviata su richiesta di Reserarch4life, un soggetto privato italiano i cui associati sono Farmindustria, Federchimica, Fondazione Telethon, Istituto Mario Negri (Direttore prof. Silvio Garattini), Ospedali San Raffaele, Pro-Test Italia ecc, il cui interesse primario è il profitto delle aziende.
La Commissione preferisce accontentare i produttori di farmaco ed i centri di ricerca privati a discapito della salute pubblica ignorando totalmente l’ultimo discorso del Presidente degli Stati Uniti sullo stato dell’Unione a margine del quale Barack Obama ha lanciato la sfida al cancro. Perché grazie alla ricerca globale si sono fatti passi da gigante nella lotta a varie forme di cancro. In prima linea ci sono gli studi compiuti su diagnosi precoce e genomica, per la quale il governo americano ha stanziato oltre 200 milioni di dollari. La tecnologia permetterà alla medicina di precisione di diventare meno costosa e il trattamento specifico eviterà trattamenti empirici (sperimentazione animale) che il più delle volte non sono efficaci e che sono comunque costosi. Alla fine questo medicinale sarà più efficace, darà migliori risultati e costerà meno, come ha detto il professor Virgilio Sacchini, luminare del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, il più prestigioso ospedale degli Usa per la cura dei tumori.
Il metodo si applica anche per altre patologie importanti, come quelle cardiovascolari e autoimmuni, oltre che in neurologia.
Quindi è meglio che il Parlamento Italiano, invece di correggere il decreto legislativo 26/2014, si ricordi delle 80 procedure d’infrazione contro l’Italia (GIA avviate, e non attinenti a questo argomento, ma a argomenti “scomodi”).
Gentile Manu,
vedo un suo bel commento su questo tema, anche se un po’ equivocato (non ha studiato proprio bene farmacologia).
Prima cosa; L’italia in campo di sperimentazione farmacologica di base e di sviluppo di farmaci è il terzo paese al mondo per pubblicazioni scientifiche di maggior importanza, dopo il regno unito e gli stati uniti, che però hanno la pessima abitudine di autocitarsi, aumentando artificiosamente l’impatto delle loro pubblicazioni. Questo grazie al lavoro dei gruppi di ricerca universitari e delle aziende farmaceutiche, che tuttavia in italia non costituiscono una lobby eccessivamente potente (da noi infatti buona parte delle aziende farmaceutiche ha chiuso gli stabilimenti di ricerca, mantenendo solo quelli di produzione). Se poi pensiamo ai gruppi universitari, che normalmente non hanno fondi, non possiamo parlare proprio di lobby della farmaceutica. Eppure tutti i gruppi di ricerca delle università non possono che esultare di fronte alla decisione della comunità europea per un semplice motivo: la scienza si regge sulla riproducibilità degli esperimenti in qualsiasi laboratorio del mondo, e per fare ciò tutti gli scienziati del mondo devono poter utilizzare uno strumento o un animale nello stesso modo dei propri colleghi. Se questo non può avvenire, semplicemente quel gruppo è escluso dalla ricerca in quel determinato ambito. Da qui l’obbligo dell’unione europea a non avere standard né più severi né più blandi di quelli che ha dato.
Sono assolutamente d’accordo con lei sul fatto che la sperimentazione animale sia un metodo barbaro di fare ricerca, ma non sul fatto che sia arretrato; le tecniche di farmacologia recettoriale e cellulare di cui lei parla sono rudimentali e assolutamente incapaci di descrivere il comportamento di un farmaco non solo nell’uomo, non solo nell’animale, ma addirittura in un semplice organo (mi creda, io le ho usate in prima persona). L’unico vantaggio che hanno sulla sperimentazione animale è la loro velocità di esecuzione e il loro costo contenuto, ma non la loro efficacia. Sono efficaci solo se affiancate alla sperimentazione animale, dove consentono di risparmiare tempo e risorse (nonché animali), ma niente di più. Niente di più. Magari, come dice lei, esistessero tecniche cellulari così avanzate da permettere di risparmiarsi la sperimentazione animale, tutti quei poveracci delle università italiane farebbero salti alti un metro nel no dover spendere tutti quei soldi che non hanno, nonché i poveri dottorandi che non possono ricevere uno stipendio in caso di mancata borsa di studio perché i fondi vanno per comprare animali o mantenerli.
Sarebbe un bel mondo. Ma per raggiungerlo abbiamo ancora bisogno degli animali. Che oltretutto si utilizzano anche per validare le tecniche di farmacologia cellulare, o anche solo per estrarre le cellule necessarie per queste tecniche.
un saluto
Non diciamo corbellerie. Auspicare un futuro non basta per rivoluzionare la medicina.