All’origine dello spam grillino c’è il giornalista d’establishment

Di Emanuele Boffi
07 Ottobre 2016
Il “diritto di cronaca” è utilizzato per mettere alla gogna chi, solo in teoria, è “innocente fino a prova contraria”

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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Cosa hanno in comune le vicende di Guido Bertolaso, Ilaria Capua, Roberto Cota, Vincenzo De Luca, Stefano Graziano, Gianni Alemanno e Guido Podestà? Niente, se non il fatto che di recente tutti sono stati riconosciuti innocenti e, punto due, tutti sono stati sputtanati per anni su giornali e tv.

Inutile chiedere coerenza ai grillini. L’abbiamo capito da un pezzo che il loro è un garantismo maccheronico: se riguarda l’assessore capitolino Paola Muraro, allora «è solo indagata», se riguarda qualcun altro, allora «deve dimettersi». Forse ci vorrà un po’ di tempo, ma noi confidiamo che, almeno quella parte d’Italia che non è completamente rimbambita da un risentito incarognimento, prima o poi si accorgerà che i grillini sono solo spam da trascinare nel cestino.

Invece non riusciamo ancora ad abituarci al grillismo che aleggia nelle redazioni dei giornali – un fenomeno nato molto prima del M5S – che continua imperterrito a trattare gli “indagati” come “colpevoli”. Ne abbiamo piene le tasche di titoli in prima pagina basati solo sulle carte dell’accusa e trafiletti in cronaca in caso d’assoluzione. Sono anni che se ne parla in Italia, ma poi continua ad accadere che la cosiddetta “libertà di stampa” e il “diritto di cronaca” (che altro non sono se non il copia&incolla del materiale passato dalle procure amiche) siano utilizzati per mettere alla gogna chi, in teoria, dovrebbe essere “innocente fino a prova contraria”.

Se oggi ci ritroviamo un comico a capo di un partito, un webmaster sfaccendato come aspirante premier e una bambolina imbambolata come sindaco di Roma, la colpa è degli intellettuali d’establishment. Che hanno capito che il modo migliore per mantenere il loro potere è soffiare sul fuoco della battaglia giustizialista e anticasta.

Foto Ansa

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