In Spagna «non esiste più la famiglia, ma le famiglie». C’è quella monomarental, homomarental…
In Spagna non si mette su famiglia, ma famiglie, ovvero famiglia «transnazionale», «interculturale», «multipla», famiglia di «persone sole», «giovane» (in caso di under 29 anni), o «monogenitore», o meglio, «monoparental» se l’unico genitore è maschio e «monomarental» se è femmina, «homoparental» se si parla di gay, «monomarental» se si parla di lesbiche.
«Non esiste più la famiglia, ma le famiglie, al plurale»
Guai soprattutto a sottendere che una “famiglia” sia formata da mamma, papà e prole: «Non esiste più la famiglia, ma le famiglie, al plurale», nel caso specifico c’è la famiglia «biparentale», ovvero una delle tante – fino a sedici – famiglie che il ministro per i diritti sociali e l’Agenda 2030 Ione Belarra ha elencato nel “catalogo” della sua nuova legge sulla famiglia tutta diritti, aiuti economici , buoni sociali per pagare l’energia elettrica e sconti sulle tariffe dei trasporti o dei musei. Tutto verissimo, Abc ha dovuto corredare di schemini e pupazzetti (“I nuovi tipi di famiglia”) con tutte le combinazioni possibili, un lungo pezzo con le anticipazioni della legge che il Governo conta di approvare martedì, al prossimo consiglio dei ministri.
Dopo gli scandali seguiti all’entrata in vigore dell’ormai famigerata Legge del “solo sì è sì”, la legge contro la violenza sulle donne voluta dalla ministra dell’Uguaglianza Irene Montero – che ha sortito l’effetto paradossale di scarcerare uomini condannati per aggressione sessuale – tocca dunque a un’altra stella di Podemos, Belarra, portare avanti la crociata per liberare la Spagna da retaggi retrivi e sessisti, scardinando questa volta il diritto di famiglia.
Sposarsi non è affatto progressista
La legge prevede alcune cose buone e giuste, altre incomprensibili non fosse chiaro il suo scopo: cancellare la famiglia, l’associazione della stessa con l’istituzione del matrimonio per soppiantarla con un modello sociale determinato da paradigmi ideologici nuovi di zecca. Scrive Abc, che alla nuova legge ha dedicato una prima pagina pochi giorni fa:
«È chiaro che il modello unico della vecchia famiglia è già superato dai tempi e da numerose complessità legate al legittimo riconoscimento di nuovi generi e condizioni sessuali e sociali. E così dovrebbe essere, questo non è in discussione. Ma la difesa della famiglia o la promozione della natalità – molto residuali in questa legge – non sono qualcosa di rancido, né tipico delle intolleranze, né retaggio di un ultraconservatorismo immobile. È quanto intende far credere il governo con questa strana novità legislativa, il cui unico scopo è quello di annullare una certa idea di famiglia che considera antagonista alla sua concezione di progresso. Qui sta l’errore».
Bonus, congedi e nuove equivalenze
In sintesi, la legge (che secondo i calcoli del ministero costerà circa 628 milioni di euro) introduce congedi parentali retribuiti (cinque giorni all’anno per accudire parenti o conviventi, otto settimane fino al compimento degli otto anni di un figlio) e bonus (100 euro al mese per i bambini da 0 a 3 anni), promuove le famiglie monoparentali (o monomarentali) con due figli al rango di “famiglie numerose” (famiglie “con mayores necesidades de apoyo a la crianza”, con gli stessi sgravi e diritti), idem in caso sia presente in famiglia un disabile, una persona che ha subito violenza di genere, un coniuge che ha l’affidamento esclusivo dei bambini senza diritto agli alimenti.
Estende i suoi benefici anche alla persone che non sono nate in Spagna, istituisce inoltre un’anagrafe statale delle coppie di fatto e modifica la normativa vigente per «introdurre la figura del convivente […] nel riconoscimento dei benefici, come la pensione di reversibilità». Prevede «un quadro statale di accompagnamento e sostegno per i primi 1.000 giorni per garantire un buon inizio di vita a tutti i bambini», come garantire «l’accesso al sistema sanitario e all’istruzione» o «una dieta sana».
Arriva la famiglia «monomarental» o «homomarental»
Insomma, nulla a che vedere con la monumentale “Estrategia de natalidad” promossa dal presidente della Comunità di Madrid Isabel Díaz Ayuso per sostenere nascite, famiglia e conciliazione, anche, perché, nota Abc, nella bozza di Belarra la parola “natalità” non compare mai. In compenso compaiono una pletora di concetti quali «monomarental» o «homomarental» del tutto sconosciuti alla Reale Accademia di Spagna (Rae) che definisce «monoparental» una famiglia «composta solo dal padre o dalla madre e dai figli» e «omoparentale» quella scaturita dalla relazione tra due persone dello stesso sesso.
Per restare sempre nel campo dei paradossi, la legge estende i suoi benefici anche ai single: certo, in determinate circostanze, tuttavia il riconoscimento dello status di famiglia a una persona sola è un concetto ben innovativo e utile allo scopo dichiarato della legge. La terminologia del governo non si limita infatti a riflettere situazioni ovvie che interessano qualunque tipologia di unione familiare, «lo trasforma solo in un credo, in un dogma a proprio vantaggio, in modo tale che solo questo governo, e secondo loro nessun altro prima di esso, avrà riconosciuto queste realtà, il che è falso (…) Alla base di questa legge c’è l’uso della cittadinanza secondo parametri politici che segmentano irrazionalmente il cuore stesso di una società, alla quale si dice che un’ideologia familiare è superata, e alla quale si rimprovera anche di non proteggere persone che in realtà lo Stato protegge» (sempre Abc).
La diversità familiare, nuova dottrina scolastica
I diritti dei “tipi sociali” considerati dalla legge sono infatti già garantiti senza necessità di snaturare la famiglia, a meno che sia ad essa rivolta la provocazione ideologica di Podemos. A che pro sostituire delle “circostanze familiari”, spesso drammatiche e sicuramente meritevoli di aiuto da parte di Stato e società, con la “famiglia” stessa? A riprova della “bontà” del tutto strumentale e ideologica con la quale il governo Sánchez pare inventarsi una emergenza sociale cui andare incontro con nuovi e urgenti strumenti giuridici c’è il punto più dolente della bozza: il “catalogo Belarra” dovrà infatti essere inserito da tutte le pubbliche amministrazioni in tutti i libri di testo, la diversità familiare, nuovo principio del sistema educativo, diventerà materia di formazione degli insegnanti e di insegnamento nelle scuole.
E nessun genitore potrà opporsi: il regolamento stabilisce espressamente che «i genitori o gli adulti responsabili non possono limitare o impedire l’accesso dei bambini e degli adolescenti all’informazione e la loro partecipazione alle attività di sensibilizzazione e diffusione della diversità familiare che si svolgono nell’ambito dell’educazione, in al fine di evitare una restrizione dei loro diritti all’istruzione e al libero sviluppo della loro personalità».
«Benvenuti nel 21° secolo». «Sul serio avete scritto “marental”???»
Non solo. In un capitolo dedicato alla «Familia LGTBI homomarental y homoparental» la norma prescrive alle pubbliche amministrazioni competenti di facilitare «la scelta del centro educativo a pari condizioni da parte delle famiglie Lgbti» e promuovere «la visibilità della diversità familiare nel curriculum scolastico, nei libri di testo e in altro materiale didattico, superando così la mancanza di riferimenti».
L’immancabile stampa progressista ha accusato Abc con la sua prima pagina e le sue anticipazioni di strumentalizzare i contenuti della legge, quanto a Belarra non ha resistito allo scontatissimo tweet sarcastico: «L’ABC scopre che le famiglie sono diverse (….) Benvenuti nel 21° secolo». Dove i follower increduli chiedono: «Sul serio avete scritto “marental” nel testo della legge???».
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