«Solo chi conosce i consumatori può rendere chiare tante offerte furbette»

Di Fiorina Capozzi
06 Ottobre 2017
Le associazioni dei consumatori sono già pronte a dare il loro contributo per ricostruire il rapporto di fiducia fra piccoli investitori e intermediari finanziari

banche ansa

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Superare i conflitti d’interesse, favorire un lessico semplice e vigilare sull’operato degli intermediari. Sono questi i tre criteri che guideranno l’operato delle associazioni dei consumatori a difesa dei piccoli risparmiatori. Adusbef, Federconsumatori e Codacons sono già pronte a dare il loro contributo per ricostruire il rapporto di fiducia fra piccoli investitori e intermediari finanziari. L’obiettivo comune resta senza dubbio evitare che si ripeta l’«esproprio criminale del risparmio», come sintetizza Elio Lannutti, presidente onorario dell’Adusbef, unica associazione delegata dal Consiglio nazionale consumatori e utenti (Cncu), con l’avvocato Antonio Tanza, a rappresentare i risparmiatori nel Comitato per l’educazione finanziaria appena istituito al Tesoro. Con una premessa importante: in futuro bisognerà cambiare registro.

Finora, protesta Lannutti, «sono stati definiti “speculatori” i pensionati colpevoli di essersi fidati dei consigli per gli acquisti di bancari piazzisti, addirittura il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco li ha chiamati “analfabeti funzionali” perché digiuni delle tecniche di investimento e relativi rischi». Ma le cose non stanno certo in questi termini. Né è pensabile che l’educazione finanziaria, come vorrebbe Bankitalia secondo l’ex senatore, possa essere «un rimedio alle truffe subite dai risparmiatori, secondo la stessa logica con cui un cittadino scippato o rapinato potrebbe ritrovarsi sotto accusa per non avere la guardia del corpo». E non dovrà essere neanche il mezzo che permetterà a Bankitalia di «riallocare i suoi 7 mila dipendenti, che costano circa 800 milioni di euro l’anno, come “maestri di vita” nelle scuole, facendo concorrenza agli insegnanti che guadagnano 1.400 euro al mese». L’educazione finanziaria dovrà costruire la cultura economica del paese. Purché «gli “educatori” non siano gli autori di crac e dissesti addossati a 350 mila famiglie bruciando circa 110 miliardi», conclude Lannutti.

E pazienza se «si venderà meno»
Ecco perché «è indispensabile correttezza e trasparenza da parte delle banche», puntualizza Sergio Veroli, vicepresidente di Federconsumatori. Senza dimenticare che, «affinché l’educazione finanziaria abbia efficacia, dovrà essere recepita attraverso diversi canali: scuola, tv, social network con un importante contributo delle associazioni dei consumatori, sia nella formazione che nell’informazione». I rappresentanti dei consumatori potranno diventare i garanti di un nuovo modello di rapporto fra clienti e intermediari: «Grazie al fatto di essere in contatto quotidianamente con i problemi degli utenti, le associazioni potranno costruire insieme alle autorità creditizie e al governo un piano strategico per contattare i cittadini e metterli in guardia rispetto a tutti i possibili pericoli e le conseguenze di investimenti rischiosi», dice Veroli. Secondo il presidente di Federconsumatori l’azione, per essere incisiva, dovrà coinvolgere scuole, lavoratori e anziani. Senza trascurare il sindacato che può avere un ruolo centrale «pretendendo trasparenza nei confronti dei cittadini e che nessun funzionario o sportellista sia costretto a vendere prodotti rischiosi contravvenendo alle direttive europee e alle regole italiane».

Il tema è quanto mai attuale anche perché, come evidenzia l’avvocato Luciano Fanti del Codacons, «il rapporto intermediari/clienti continua a essere poco trasparente, con informazioni ancora vaghe, ambigue, e comunque di non facile comprensione». Segno che la strada da percorrere nell’interesse dei cittadini è ancora lunga. «Molti costi, poi, non risultano evidenti se non agli occhi dei più esperti, cosa che ostacola il confronto fra le offerte dei vari operatori», prosegue Fanti. Il Codacons ritiene perciò essenziale «ripensare il lessico bancario e finanziario per rendere meno problematico (anche in chiave di contenzioso) il rapporto in esame», anche se questo «probabilmente renderebbe più difficile vendere certi prodotti (troppo complessi o rischiosi)». La chiave di salvezza è «un’informazione corretta e imparziale, che potrà migliorare la capacità degli italiani di compiere scelte finanziarie consapevoli. Ma non basta: tale informazione va resa comprensibile, e solo chi conosce i consumatori può farlo». Per questo Fanti suggerisce di affidare alle associazioni dei consumatori il compito di «controllare la corretta diffusione delle informazioni» e di «intervenire» sugli intermediari poco trasparenti.

Foto Ansa

@fiorinacapozzi

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