Il Deserto dei Tartari

Al Sinodo sulla sinodalità invitate l’ateologo Michel Onfray

Di Rodolfo Casadei
16 Settembre 2023
Meglio il fiammeggiante saggista francese di tanti ingenui sostenitori dell'"equivalenza universale" (ve la ricordate la battuta di Nanni Moretti?)

Volendo invitare un ateo all’imminente Sinodo sulla sinodalità, ai nomi che ho sentito avrei preferito quello di uno come Michel Onfray, fiammeggiante saggista francese. Che in un’intervista al Foglio solennemente dichiara:

«Ciò che prima faceva il veterinario, ora lo fa il medico con gli esseri umani: selezionare razze, abortire i prodotti scadenti, selezionare ovuli e spermatozoi, creare banche del seme, raccogliere lo sperma dei maschi, inseminare le femmine, affittare gli uteri, portare avanti le gravidanze surrogate e vendere la prole, medicalizzare il prodotto per tutta la vita, eutanasia degli improduttivi, dei vecchi, dei malati e dei disabili, invio della carcassa al macello e poi al crematorio, riciclare i morti, decomposti dai funghi per produrre compost utilizzato per il giardinaggio, ma che senza dubbio verrà presto utilizzato per l’agricoltura – sarebbe così eco-responsabile! (…) È il corpo venduto o affittato in blocco o al dettaglio: utero in affitto, bambini comprati e venduti per contratto, sperma e ovuli monetizzati, organi staccati e venduti. È il corpo oggettivato, reificato, in altre parole trasformato in oggetto da mercificare. Questo è il nuovo orizzonte del capitalismo, che avanza con la procreazione medicalmente assistita, che mette a rischio la salute, la maternità surrogata presentata come etica mentre in realtà è commerciale e l’aborto fino al nono mese di gravidanza per “motivi psico-sociali”. La cosa peggiore non è che il liberismo, che compra, vende e affitta tutto, abbia qualcosa da guadagnarci – è il suo progetto, dopo tutto – ma che una presunta sinistra progressista ne faccia il suo nuovo orizzonte politico e definisca di estrema destra chiunque si opponga al suo neofascismo rosso e verde».

Il sogno incubo dell’equivalenza universale

Perché sarebbe utile che un soggetto del genere partecipasse a un momento importante della vita della Chiesa cattolica? Perché abbiamo l’impressione che non tutti abbiamo le idee chiare sul “cambiamento d’epoca” in corso. Uomini e cose (e pure eserciti, contrariamente alla saggezza di Frederic Bastiat) attraversano caoticamente le frontiere, comprese quelle fra i sessi, non perché siano caduti i muri che ostacolavano la fraternità fra gli uomini, ma perché si sta realizzando il sogno capitalista di trasformare tutto in merce, in quanto tale equivalente e scambiabile.

Davanti al sogno-incubo dell’equivalenza universale sarebbe molto rischiosa, per non dire suicida, un’ecclesiologia che mettesse al primo punto l’apertura indiscriminata della Chiesa a chiunque, indipendentemente dai contenuti della sua filosofia, dalla visione politica, dallo stile di vita e addirittura dalla fede professata. Perché quando si accoglie qualcuno si accoglie anche ciò che costui porta: la persona non è separabile dalla sua anima, dai suoi atti di volontà, dal senso della vita che afferma. E se tutti i desideri, gli atti e i sensi della vita sono messi sullo stesso piano, si equivalgono, sono considerati ugualmente accettabili – essere per l’aborto legale fino al nono mese ed essere contrari all’aborto legalizzato, essere favorevoli alla fecondazione assistita eterologa ed essere contrari, essere a favore delle “famiglie arcobaleno” e affermare che un figlio ha sempre bisogno di un padre e di una madre, ecc. – certamente si pone un problema di identità: che cosa è la Chiesa, se diventa tutto e il contrario di tutto? Una realtà informe? Un incessante divenire?

Perché ci sia scambio

Lo sapeva già Aristotele che ciò che non ha forma, non è. Però oltre a questo piccolo problema c’è anche un aspetto politico ed antropologico che va al di là dell’ontologia della Chiesa e che riguarda l’intera umanità, credente e non credente, cristiana e non cristiana: chi promuove l’equivalenza universale, l’omologazione generalizzata, in qualunque ambito lo faccia (in questo caso nell’ambito religioso) che lo voglia o no è complice della globalizzazione neoliberale, del turbocapitalismo che conosce solo la logica del profitto.

Perché la mercificazione universale si fonda esattamente sull’equivalenza universale: perché ci sia scambio (da cui derivano il profitto e la crescita economica) nulla deve essere insostituibile, unico, irrinunciabile, vincolato, irriducibile, singolare, differente. Tutto deve essere sostituibile, fungibile, intercambiabile, rimpiazzabile, permutabile. Perciò chi, dentro alla Chiesa, volesse cancellare ovvero considerare irrilevante la differenza fra chi crede e chi non crede, fra chi riconosce il senso insito nel corpo e chi nega gnosticamente le realtà del corpo, fra chi riconosce la legge naturale e chi si fa eversore della legge naturale, si porrebbe come agente organico della mercificazione universale.

La legge del desiderio

La profusione di discorsi sull’opportunità o meno di benedire in chiesa il legame fra coppie di persone dello stesso sesso che sta precedendo l’avvio dei lavori del Sinodo è un cattivo segno. È segno di una grave incomprensione della questione di fondo che si pone in tutto ciò che riguarda il sesso umano nella nostra epoca. Questione di fondo che si può sintetizzare come ha fatto pochi anni fa François-Xavier Bellamy nel suo libro Dimora – Per sfuggire all’era del movimento perpetuo:

«Per la prima volta nella storia dell’umanità si sta costruendo una società in cui il desiderio impone la propria legge: anche il desiderio più bello può diventare devastante. Infatti, essendo di per sé infinita la dinamica del desiderio, il movimento non avrà fine e, senza fine, scioglierà tutto ciò che gli si opporrà. Nella fattispecie, si tratta di sciogliere i vincoli imposti dal corpo. Si vorrebbe ormai che il significato organico della nostra identità sessuale fosse totalmente neutralizzato. Si esige dalla medicina che cambi la configurazione del suo progetto e distrugga i limiti naturali imposti ai corpi. Si vuole procreare da soli, senz’aver bisogno di un’altra persona. Si vorrebbe che due donne, due uomini potessero procreare. Non si tratta qui di omosessualità, come si vede; è solo che certi percorsi di vita servono come pretesti provvisori per consentire un avanzamento senza precedenti del progetto moderno di decostruzione dei vincoli. La posta è in gioco è la ferma volontà di eliminare qualsiasi resistenza tra noi e l’oggetto del nostro desiderio». (p. 168 della traduzione italiana).

Tu sei contento che io esista?

Dire, come fa qualcuno, che in questi casi lo scontro è fra chi è più aperto e chi è più chiuso, significa non avere capito nulla dell’epoca contemporanea, significa mancare di giudizio sulla realtà post-moderna. L’aperturismo insulso e sprovvisto di giudizio critico merita il destino che Nanni Moretti riserva al giovane cattolico progressista del film Palombella rossa.

Lo sketch è il seguente. Un giovane cattolico progressista continua a fare irruzione nella piscina dove si allena il pallanuotista Michele, desideroso di instaurare il “dialogo” con lui. «Ciao, Michele, sono Simone, sono cattolico, siamo tutti cattolici e ti vogliamo conoscere tutti! Tu la pensi come noi, siamo molto simili. Tu come ti definiresti?». «Mi ricordo… ateo e materialista». «Me l’aspettavo! Ma c’è il tuo lavoro, tu lo fai bene, con interesse, con passione, con molta professionalità. Tu credi nel tuo lavoro: tu sei credente. Noi abbiamo capito molte cose di te, tu ci hai molto insegnato, c’è qualcosa in me dentro di te che mi commuove, siamo uguali». «Io… sono comunista!». «Michele, io sono contento che tu esisti. Tu sei contento che io esista?». «No!».

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