«Per la laurea ogni padre dovrebbe regalare a sua figlia la possibilità di cominciare a congelare i suoi ovuli. Così, quando la ragazza deciderà di avere un figlio, avrà già una scorta di ovuli su cui fare affidamento». A sentire quest’affermazione della dottoressa Gillian Lockwood, del Midland fertility centre, viene da benedire le diciottenni di oggi che chiedono un ritocco dal chirurgo estetico come premio. La Lockwood, intervistata dal Times, ha detto che non c’è ancora abbastanza informazione sulle procedure con cui conservare i propri ovuli. Tenendo conto che le inglesi in media hanno il primo figlio a 31 anni (nel 1962 l’avevano a 24), cominciando a congelare verso i 18 come auspicato dalla dottoressa, metterebbero da parte un consistente “gruzzolo” di ovuli.
POCHE NASCITE. Negli ultimi dieci anni, gli ovuli congelati in Gran Bretagna sono stati circa 6500, ma solo 12 sono i bambini nati con questa procedura, molto costosa e laboriosa. Eppure anche la American Society for reproductive medicine ha stilato un rapporto in cui si consiglia caldamente questa precauzione: «Quando le donne inglesi decidono di congelare i propri ovuli, le loro ovaie sono già in una fascia di età in cui la qualità degli ovociti scende. E di conseguenza la fertilità», spiega la Lockwood. Che semplifica il concetto con la domanda retorica: «una sta tutta la vita ad aspettare il principe azzurro, e nel frattempo perché non premunirsi per un eventuale figlio futuro?». Non tutti gli ovociti congelati comunque sopravvivono allo “scongelamento”, e il costo di ogni ciclo è di 5 mila sterline.
EGGSURANCE. La Lockwood cita come esempio la storia di Brigitte Adams, che si è rivolta al centro all’età di 38 anni, conscia del fatto che a quell’età avrebbe avuto solo il 30 per cento di possibilità di rimanere incinta. Dopo di che la donna ha fondato il sito “Eggsurance”, per cercare di sponsorizzare questa metodologia, e informare sempre più donne della possibilità di portarsi avanti. Anche se al momento si trovano senza partner.