Simone. Cosa ci sostiene? La coscienza di essere voluti
«Quando esco da qui (carcere di San Vittore) non farò più cazzate, ho capito che amo mia moglie così tanto che non sbaglierò più».
Così mi ha detto il mio nuovo compagno di cella, così mi hanno detto altri detenuti con cui parlo. Giusto, ma cosa c’è che può andare oltre lo sforzo dell’io, al lavoro per avere sostegno al proprio impegno? Davanti al dolore (il carcere è una struttura dedicata al dolore non fisico), alle contraddizioni così grandi che ti portano anche a sbagliare (famiglie, parentele, povertà, droga) cosa può sostenere uno sforzo, un proponimento? Quando faccio questa domanda c’è smarrimento.
Cosa c’è più della famiglia? È la coscienza di essere voluto! Fatto, nato perché voluto da qualcuno, voluto per un senso e uno scopo che la vita ti porta a scoprire dentro fallimenti e drammi. Sapendo che chi ti ha voluto e chi ti vuole è la possibilità che non tutto dipenda da te, dalla tua incapacità di essere giusto. Anzi, questa impossibilità a essere giusti aiuta ad attaccarsi a chi ti ha voluto e mi vuole.
Cose comprensibili qui, dove le sovrastrutture della “vita normale” sono meno presenti nei sette metri quadrati della cella, dove si sta quasi nudi per il caldo e nudi per capire cosa sei e farai.
E l’essere voluti da Dio passa necessariamente dal volto della sua storia, della Chiesa, dal volto di chi ti ama, scrive, prega per te, ti aspetta.
Antonio Simone
Lettere precedenti:
34. Ho cambiato cella e raggio. E la porta è aperta
33. «Scusa. Sono un pirla. Ti amo»
32. Quel che ho ricevuto in dono e non riesco a trattenere
31. San Francesco riletto da noi carcerati
30. Il segreto (rivoluzionario) del nuovo compagno di cella
29. Quando Repubblica mi chiederà scusa?
28. La preghiera non è superstizione, ma domanda
27. Leggere “L’annuncio a Maria” dietro mura alte 5 metri
26. Sono un corpo sequestrato perché non dico “tutto”
25. Devo mentire su Formigoni per uscire?
24. L’autolesionismo e una domanda: perché fare il bene?
23. Il carcere può esser casa se l’orizzonte è l’infinito
22. Per le vostre preghiere ho vergogna e vi ringrazio
21. Il gioco dei 30, 50, 70, 100 milioni
20. Lo sciopero della fame, i cani e la spending review
19. Sciopero della fame. Appello da San Vittore
18. Che me ne faccio del prete in carcere?
17. In carcere l’Italia gioca in trasferta e comandano gli albanesi
16. Leggo Repubblica solo per capire se posso chiedere i danni
15. La mia speranza (cosa disse don Giussani nel 1981)
14. Ikea festeggia la condanna definitiva. Festa con incendio
13. «Che differenza c’è tra me e voi fuori? Nessuna»
12. «Sono di Cl non perché sono giusto. Ma per seguire una via»
11. «Amico, posso diventare anche io di Comunione e libertà?»
10. Gli scarafaggi, il basilico e l’urlo nella notte
9. Mi dimetto da uomo. Meglio essere un porco
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7. Repubblica mi vuole intervistare. Ok, ma a due condizioni
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5. La rissa e l’evirazione. Storie di ordinaria follia a San Vittore
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2. Anche da un peccato può nascere un po’ più di umanità
1. Lettera dal carcere di Antonio Simone. Con una domanda a Repubblica
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