Terra di nessuno
Siete tutti qui voi in questa nebbia di primo inverno, vero?
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Monferrato, novembre – Esco di casa stamattina in campagna e appena oltre la soglia affondo nel candore di una nebbia densa. È la prima, quest’anno. Alzo il bavero della giacca e mi ci tuffo dentro, come in un mare. Sento il freddo che filtra attraverso i vestiti pesanti, che lambisce il collo, gentile. Il cane tira al guinzaglio. Cammino cieca, a memoria, non vedendo dieci metri oltre a me. Mi pare un gioco, e sorrido.
Quando cammino dentro la nebbia mi viene sempre da pensare ai miei morti. C’è una logica, mi dico: nella nebbia la realtà è nascosta, eppure c’è, invisibile, uguale. Così ugualmente i nostri morti non si vedono, ma ci sono.
Vado avanti, arrivo al cancello del giardino. Attorno, sulla strada, un vaporoso nulla si allarga.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Magari, mi dico, loro sono vicinissimi, proprio qui accanto. Penso a mia sorella, alla sua treccia bruna e agli occhi neri da gazzella. Avevi 14 anni, eri una bambina. Risento la tua mano che stringeva la mia. Sarebbe stata un’altra la vita con te, sorella più grande, accanto. Ci sei, in questo tulle bianco di nebbia sulle colline?
Un cane abbaia lontano. Poi, silenzio. Penso a mia madre, al nostro doloroso amarci e odiarci, e a quanto infine era fragile e inerme nei suoi ultimi anni. Infine innocente, e quasi tornata bambina. Ci sei, con il tuo bel viso pallido e fine, qui vicina a me, stamattina?
Intravedo a fatica i campi, brulli e neri, con l’argilla che si spacca in crepe profonde. E tu, Luca, il mio fratello grande e alto e forte, dove sei? Tu che alla apparenza non credevi in niente e ridevi, sarcastico, di tutto, tu non sei forse, uguale ma irraggiungibile ai miei occhi, dentro a questa coltre bianca e densa che sa di terra umida?
Tu poi, papà, non ho alcun dubbio, tu mi sei sempre accanto. Con quello sguardo buono e pensoso che avevi su di me, quando avevo vent’anni: ansioso per un bene che vedevi delinearsi a fatica, timido nel non osare le domande più vere.
Siete tutti qui voi in questa mattina di primo inverno, vero? Lo avverto tanto che mi verrebbe da chiamarvi per nome. La nebbia umida pare volere insinuarsi addosso, fra le pieghe della giacca, fiato algido e straniero.
Ho freddo, e voglia di fuoco ora, voglia di fiamma che arda nel camino, e scotti le mani e le guance, e le arrossi di sangue. Ma non dissolverà, quell’ardore, le mie ombre?
No, sono certa. Voi con me siete sempre, fedeli. Sono io, siamo noi, che incerti dubitiamo. Ma i vostri sguardi ci seguono sempre, buoni. (Non può finire nel nulla, l’amore).
Foto nebbia da Shutterstock
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