
Si sono dimenticati di dirvi che il governo si è arreso definitivamente ai magistrati

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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Il 21 maggio l’Associazione nazionale magistrati ha fatto una mossa clamorosa, ma passata sotto silenzio. Un silenzio sorprendente, visto che dal 9 aprile l’attenzione dei mass media sul “sindacato” della categoria è quasi spasmodica perché da quel giorno presidente dell’Anm è il tonitruante Piercamillo Davigo, l’ex pm di Mani pulite, oggi giudice di Cassazione. Quel sabato l’Anm ha varato 14 “commissioni di studio”, che nei prossimi anni impegneranno più di 300 magistrati, accuratamente scelti e mixati in base alla corrente ideologico-partitica di provenienza.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Queste commissioni permanenti, simili a commissioni ministeriali, dovranno analizzare alcuni temi tecnici, come i carichi di lavoro dei magistrati o le loro condizioni di lavoro e di sicurezza, e si occuperanno di come sta avanzando il processo telematico o dovranno riformulare lo statuto interno. Fin qui nulla di anomalo: sono i compiti di qualunque sindacato. Altre commissioni, invece, affronteranno temi politicamente rilevanti, come «ordinamento giudiziario e progetti di riforma», «riforma del diritto e del processo penale», «responsabilità civile dei magistrati», e perfino le norme sulle pari opportunità, il diritto sovranazionale, il sistema carcere…
Le scarne cronache sulla notizia hanno aggiunto che il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, «ha accolto con favore l’offerta di collaborazione dell’Anm». Addirittura Orlando avrebbe «richiesto la sistematica partecipazione consultiva del sindacato togato nella fase di predisposizione delle norme». Sì, avete letto bene: partecipazione consultiva. Ed è una ben strana reazione, visto che la politica interloquisce con la magistratura attraverso il Consiglio superiore della magistratura (che è un organo costituzionale e non un’associazione privata, come l’Anm), che al Parlamento e al governo offre pareri legislativi, tanto frequenti e assertivi quanto non richiesti.
In realtà, la mossa dell’Anm e il gradimento manifestato dal guardasigilli hanno una loro gravità, che però quasi nessuno ha colto. È come se il governo Renzi e il sindacato giudiziario, che anche nel recente passato hanno avuto qualche occasione di scontro (a volte puntuto), avessero concordato un armistizio. E il governo, in difficoltà, avesse ceduto su tutta la linea, offrendo all’Anm il diritto alla consultazione preventiva sulla formazione delle nuove norme. Il problema è che in Parlamento sostano da tempo disegni e proposte di legge importanti su intercettazioni, prescrizione, impugnazioni delle sentenze, sulla stessa riforma del Csm. L’intesa silenziosa (o forse “silenziata” dai media) annuncia che assisteremo presto a leggi preventivamente concordate con la magistratura? Leggeremo domani sui giornali che l’Anm e le sue 14 commissioni hanno dato il via libera a questa o a quella riforma? Domande inquietanti. Ma ce n’è una in più: è possibile che il potere di controllo della magistratura sulla politica avanzi senza incontrare alcuna resistenza?
L’ultrapotere
Già gli uffici di gabinetto, gli uffici legislativi e molti posti chiave di troppi ministeri, a partire da quello della Giustizia, sono occupati da magistrati. Se dovesse passare impunemente anche questa “nouvelle vague” concordataria, l’intero processo normativo e giudiziario rischierà di essere direttamente controllato dalla magistratura: dalla prima stesura di una legge fino alla sua applicazione in un tribunale. E allora dovremo dire un addio definitivo al principio della separazione dei poteri, che in questo anomalo paese è già stato percosso alle fondamenta. Proprio nessuno ha voglia di contestarlo? Davvero nessuno alzerà un dito?
Foto Ansa
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11 commenti
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Per Luca e OSCOS : “…scrivi come un bambino di terza elementare e ti manca una pur minima infarinatura di giurisprudenza…” dipenderà forse dal fatto che non hanno studiato a Frattocchie ?? Anche se non è un magistrato Luca può illuminarci in materia, come puntualmente ha fatto OSCOS sul tema della democrazia. Oscos è uno che se ne intende di concertazione e banane , mica volgari ruberie.
Non so da cosa dipenda o dove abbiano studiato, sta di fatto che sono stufo di dover fare i salti mortali interpretativi, e impazzire a risolvere conflitti normativi con la legislazione preesistente (che non si capisce mai se implicitamente abrogata e in quali parti), ogni santa volta che entra in vigore una riforma o una qualsiasi altra modifica dell’ordinamento. Il tutto per la faciloneria e l’incompetenza di chi è demandato a stendere i testi legislativi (e dire che ci dovrebbero essere fiori di consulenti più che preparati a disposizione), le cui lacune emergono sempre evidentissime non appena sotto gli occhi esperti degli operatori del settore.
Conoscete un avvocato? Chiedetegli cosa pensa della qualità di scrittura dei nostri testi normativi, e quanto crede sia peggiorata rispetto a, diciamo, 20-30 anni fa.
Se è per quello, all’avvocato di cui sopra possiamo anche chiedere cosa pensa di certe “sentenze creative” degli ultimi 20-30 anni…
Magari gli possiamo anche chiedere cosa pensa di certe sollevazioni in armi da parte della magistratura quando ancora il disegno di legge era in discussione in parlamento…
A Luca Nullo bisognerebbe ricordare uno dei fondamentali del diritto degli stati democratici, ovvero che i giudici non fanno le leggi, né hanno il diritto di “indirizzarle”.
Come ben sa “chiunque si occupi professionalmente di diritto”. Che, va da sé, non è lui.
Sai, temo che lui se ne occupi e sia un magistrato. Ecco perché scrive quelle cose.
Jens, mi spiace, ma non hai indovinato.
Sì, me ne occupo professionalmente ma no, non sono un magistrato.
Caro Sebastiano, qui non si sta parlando di “merito”, ma di forma e coordinamento sistemico.
Posto che, ovviamente, le scelte legislative di merito sono costituzionalmente riservate agli organi elettivi, le gravi carenze evidenziate da questi ultimi nel tradurre le proprie istanze in termini giuridicamente corretti e l’altrettanto grave incapacità di evitare conflitti tra i nuovi testi e il resto dell’ordinamento, consigliano, per il bene di tutti, l’affiancamento di consulenti esperti della materia.
Perchè sono proprio i testi di legge scritti coi piedi a costringere la magistratura ad un’opera interpretativa che, normalmente, non le competerebbe e della quale eviterebbe volentieri di doversi occupare.
esatto : si chiama concertazione e fa parte a pieno titolo della vita democratica di un paese. ma si,ma tanto con questi e’ fiato sprecato. poveretti,pensavano che l’Italia fosse una repubblica delle banane in cui assegnare primariati a incompetenti, cause di beatificazione con miracoli fasulli…volgari ruberie….poveretti adesso che e’ finita sembrano più’ acidi 🙂
Certo Oscos, siamo minoranza, i miracoli non esistono ( che bella trollata su uccr sull’argomento, eh ! ), dobbiamo andarcene dall’Italia, omofobi, catto-bigotti,le tasse per l’aborto, gli autorevoli studi, cordiali saluti, cordialmente cordialità.
Ciao, vecchia trollona, non ti lasciar scappare una frase originale, nemmeno per sbaglio, mi raccomando , tieni fede la tua famosa ottu sità.
Eh già, poveracci questi magistrati. Oltre al loro normale lavoro gli tocca fare i badanti dei parlamentari. Soprattutto quando cercano di fare leggi che limitino lo stipendio e riducano le ferie…
Perché non indiciamo un bel referendum per limitare i poteri della magistratura? Ah già, non si può: QUALCUNO lo bollerebbe subito come anticostituzionale