
Sfogo di Netanyahu con il “gruppo di Visegrad”: «Pazzesco che l’Europa non sostenga Israele»

«L’Europa deve decidere se vuole vivere e prosperare, o andare in rovina e scomparire. L’Unione Europea sta minando la propria sicurezza indebolendo Israele a causa del folle tentativo di porre delle condizioni alla nostra cooperazione su temi vitali». Sono esplosive le dichiarazioni fatte dal premier israeliano Netanyahu al meeting di Budapest coi quattro paesi mittel-europei riuniti in quel “Gruppo di Visegrad” in rotta di collisione con l’Unione Europea sulla questione delle politiche migratorie.
«BASTA ATTACCHI». Pensando di non essere ascoltato (ma alcuni microfoni erano rimasti accesi), Netanyahu ha spiegato come Israele collabori senza problemi con russi, asiatici, americani e, grazie a Trump, anche con alcuni importanti paesi arabi, ma continui ad avere problemi insormontabili con l’Unione Europea la cui politica è monopolizzata da una sinistra fanaticamente legata a una visione palestinese-islamica del mondo. «L’Unione Europea – ha spiegato – è l’unica associazione di paesi al mondo che pone delle condizioni politiche nelle relazioni con Israele. È pazzesco, ed è contro gli interessi europei. Vi suggerisco – ha detto il premier israeliano ai suoi interlocutori centro-europei – di inviare un messaggio ai vostri colleghi in Europa su come aiutare l’Europa: non dovrebbero scoraggiare l’unico paese della regione mediorientale che si occupa degli interessi dell’Europa, smettano di attaccare Israele, sostengano Israele, perché l’Europa si sta dissociando dal più grande centro dell’innovazione nel mondo e ciò non ha alcun senso. L’Europa sta minando la propria sicurezza indebolendo Israele… l’Europa finisce con Israele, perché a est di Israele non c’è più Europa».
IL PLAUSO DI VISEGRAD. Questi passaggi, scaturiti da una disamina della questione migratoria vissuta dalla Mittel-Europa come una vera e propria invasione organizzata da Berlino e Bruxelles (vedi articolo su Tempi in edicola da domani), hanno sfondato una porta aperta raccogliendo il plauso convinto della premier polacca che ha chiarito che Varsavia non si piegherà a una destabilizzazione demografica decisa altrove, del premier slovacco Robert Fico, noto per aver detto che «da noi per l’islam non c’è posto, siamo e vogliamo rimanere una nazione cristiana», del primo ministro ceco e naturalmente del padrone di casa, l’ungherese Orbán che ha risposto a Netanyahu: «L’Unione Europea ha una peculiarità ancora più unica, quella di porre delle condizioni anche a paesi già all’interno dell’Unione, non solo ai paesi all’esterno».
In relazione alla Siria, Netanyahu ha poi spiegato come Israele abbia un chiaro accordo con i russi per la preservazione dei propri vitali interessi sul Golan e su come non ci siano dubbi per nessuno sul fatto che non saranno permesse infiltrazioni e insediamenti islamisti ai confini dello Stato ebraico.
LEGAMI E OSTILITÀ. Paradossalmente quella parte di Europa definita “arretrata e populista” ha da oggi un legame privilegiato con Israele su tante questioni a partire da sicurezza, scambi di tecnologie ed energia (ricordiamo la grande partita dei giacimenti marini di gas scoperti da Israele), mentre l’Europa a trazione franco-tedesca (ma Macron si sta smarcando) si distingue per politiche di chiusura verso i suoi stessi partner orientali, ma anche verso Putin, per non parlare dell’astio verso Trump e Israele e, per converso, di folle apertura verso talune dittature arabe e le loro propaggini europee.
Foto Ansa
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