Un’altra Settimana santa di sangue in Nigeria, ma qui non fa nemmeno più notizia
Poco meno di un centinaio di cristiani assassinati in Nigeria per motivi religiosi sotto Pasqua evidentemente è quasi una non-notizia qui da noi. Infatti delle circa 94 vittime della serie di attentati che hanno insanguinato la Settimana santa nello stato centrale di Benue, nella cosiddetta “Middle Belt” nigeriana, non si è praticamente avuta eco in Italia. E nemmeno altrove, per la verità.
Così lunedì 10 aprile la Catholic News Agency sintetizzava i fatti in un tragico bollettino di ordinaria persecuzione:
«Il 2 aprile, stando alle cronache, uomini armati hanno assaltato il servizio della Domenica delle Palme in una chiesa pentecostale di Akenawe-Tswarev, nella provincia di Logo, stato di Benue, uccidendo un ragazzino e sequestrando il pastore e altri fedeli.
Tre giorni dopo, il 5 di aprile, uomini armanti hanno ucciso almeno 50 persone nel villaggio di Umogidi, situato nella provincia di Otukpo, zona a maggioranza cattolica nel Benue occidentale, come ha riferito l’Associated Press.
Più di recente, nella notte del Venerdì santo, banditi islamisti hanno attaccato l’edificio di una scuola elementare nel villaggio di Ngban adibito a rifugio per circa un centinaio di agricoltori cristiani sfollati e per le loro famiglie, facendo dozzine di vittime».
Per nessuno di questi sanguinosi episodi risultano particolari rivendicazioni, ma le poche notizie apparse qua e là nei media ripetono tutte più o meno lo stesso ritornello: ancora non si conoscono con certezza i motivi delle violenze, ma si sospetta che siano stati i Fulani.
Scrive ad esempio la Bbc a proposito della strage di Umogidi:
«Il movente dietro l’aggressione non è chiaro, ma qui sono frequenti gli scontri tra pastori nomadi [i Fulani, appunto, ndt] e agricoltori stanziali. I secondi accusano i primi di distruggere i loro raccolti, mentre i pastori accusano gli agricoltori di attaccare il loro bestiame».
Una tragedia che si ripete all’infinito
Per chi è abituato a seguire questi aspetti dell’attualità nigeriana, in realtà, anche il resto delle poche righe messe in fila dalla Bbc suona inevitabilmente come un triste ritornello già sentito mille volte:
«Diverse persone risultano ancora disperse dopo l’attacco di mercoledì. La banda armata a quanto pare avrebbe iniziato l’assalto nel mercato del villaggio. I residenti raccontano che molti sono stati freddati mentre correvano verso la foresta per tentare di nascondersi.
Bako Eje, rappresentante del governo locale, ha detto all’agenzia Afp che gli uomini armati sono entrati in azione durante la celebrazione funebre per tre persone assassinate il giorno prima. Ha detto che il suo stesso figlio è rimasto ucciso nell’attacco.
La regione è tra quelle colpite più duramente dagli scontri tra agricoltori e pastori. Nonostante il dispiegamento delle forze di sicurezza, gli scontri e i morti non si sono fermati».
Di attacchi opera di Fulani ha parlato esplicitamente padre Remigius Ihyula, sacerdote della diocesi di Makurdi, in un messaggio inviato ad Aiuto alla Chiesa che soffre (sezione Usa) in merito all’attentato del Venerdì santo a Ngban:
«“I fulani sono entrati in un campo di accoglienza per sfollati interni con lo scopo di uccidere quelle anime innocenti. Oltre 35 morti e innumerevoli feriti”, ha riferito padre Remigius nel suo messaggio [altrove i morti risultano essere almeno 43, ndt]. “È stato un Sabato santo nero per noi”, ha concluso il sacerdote, che ha anche inviato fotografie dei corpi radunati nell’obitorio locale, alcune delle quali sono troppo crude per essere pubblicate».
«Vogliono espellere i cristiani dalle loro terre»
Lo stato di Benue, al centro della Nigeria, è da sempre noto come “il paniere della nazione”, ma oggi proprio a causa delle continue violenze e devastazioni a sfondo etnico-religioso si è parecchio impoverito, con molta gente un tempo in grado di mantenersi da sé grazie al frutto del proprio lavoro nei campi e ora costretta a vivere di carità.
Come spiegava ancora Acs nemmeno un anno fa, dopo un altro attacco simile a quelli avvenuti nei giorni scorsi, con altre decine di morti innocenti:
«Alla radice del problema ci sono i persistenti attacchi dei terroristi islamici della tribù Fulani ai danni di comunità agricole, in gran parte cristiane, residenti nella Nigeria centrale. Le ragioni di tali attacchi sono complesse. I conflitti tra pastori nomadi e contadini stanziali risalgono a secoli fa, ma negli ultimi anni l’afflusso di moderne armi da fuoco ha reso le aggressioni molto più distruttive.
La dimensione religiosa aggrava la situazione, in un paese diviso equamente tra un Sud a maggioranza cristiana e un Nord a maggioranza musulmana, e in cui la maggior parte dei combattimenti si svolge nella regione centrale, dove si trovano le terre più fertili. Secondo monsignor Wilfred Chikpa Anagbe, vescovo di Makurdi, una delle diocesi di Benue, i terroristi si travestono da pastori nomadi per nascondere il vero scopo dei loro attacchi, che è quello di espellere i cristiani dalle loro terre»
I numeri della persecuzione, il reportage di Tempi
Nel complesso, secondo Open Doors, la Nigeria è lo stato dove viene assassinato il 90 per cento dei cristiani uccisi nel mondo a motivo della fede. La “strage di Pasqua” del 2012 o il rapimento delle ragazze di Chibok sono solo le fiammate più “spettacolari” di un incendio che da anni – tra il jihad di Boko Haram e le razzie dei Fulani – incenerisce incessantemente vite e speranze nel disinteresse generale. Come ricordava solo 10 giorni fa il nostro Leone Grotti, che è appena stato in Nigeria proprio per raccogliere le testimonianze dei cristiani perseguitati in uno dei paesi più importanti dell’Africa:
«Negli ultimi tre anni, dall’ottobre 2019 al settembre 2022, secondo un rapporto del locale Osservatorio sulla libertà religiosa in Africa (Orfa), sono stati uccisi per la loro fede 12.793 cristiani. Anche 4.497 musulmani sono rimasti vittime delle violenze. Nello stesso periodo 7.923 cristiani sono stati rapiti.
Non c’è da stupirsi se i cristiani che abitano nel Nord e nelle aree della Middle Belt nigeriana vivono nel terrore: “Ogni settimana sentono parlare di un villaggio attaccato e non sanno se la prossima volta sarà il loro turno”».
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