
Se tutti sono fascisti, nessuno è fascista

Caro direttore, è evidente che l’esperienza e la cultura proprie dei cattolici non possono accettare regimi politici che si basino sulla soppressione della libertà (il bene massimo donatoci da Dio) e sull’uso della violenza in varie forme per estorcere il consenso e l’adesione ai regimi stessi. È così evidente che non occorrerebbe neppure ripeterlo, ma lo ripeto per far fuori fin dall’inizio ogni possibile equivoco.
Vorrei, infatti, riferirmi a quanto accaduto al Salone del libro di Torino, da cui è stata esclusa una editrice che, al di là che ciò che pubblica e che neppure conosco, ha dichiarato apertamente di riferirsi all’ideologia fascista. Non voglio entrare nel merito della questione specifica. Voglio esprimerti alcune considerazioni che mi sono state suggerite da quanto accaduto.
- Se il criterio usato per l’esclusione dell’editrice “fascista” è stato quello che tale ideologia ha prodotto un regime violento, razzista e liberticida, allora occorre applicare tale criterio anche a case editrici che si rifanno a ideologie che a sua volta hanno prodotto regimi dello stesso segno. Mi riferisco, in particolare, all’ideologia “comunista”, che ancora ha degli estimatori che non hanno mai rinnegato e condannato le stragi “politiche” o addirittura i genocidi commessi dai regimi comunisti, che, chissà perché, l’intellighenzia di sinistra ritiene meno gravi delle stragi commesse dai regimi di destra. Nell’Urss di Stalin sono state calcolate circa venti milioni di vittime (le cifre sono molto incerte, ma questa rappresenta una media ritenuta credibile), oltre ad altrettanti deportati nei gulag; in Ucraina i kulaki sono stati massacrati o costretti a morire di fame. Per l’epoca staliniana è stata coniata la definizione di “Grande Terrore”. Il regime comunista cinese ha causato molti più morti: si parla di 65 milioni. In Corea del Nord si parla di 2 milioni di morti. In Cambogia, quel criminale di Pol Pot, vezzeggiato in Occidente, ha massacrato in vario modo 2 milioni di cambogiani in soli tre anni e mezzo. L’elenco potrebbe continuare. I regimi comunisti, insomma, sono stati singolarmente sanguinari, ma quasi nessuno lo ricorda e molti si autodefiniscono ancora, anche in Italia, “comunisti”. Malgrado tutto ciò, nessuno, credo, si sognerebbe di allontanare una editrice “comunista” da qualsiasi fiera dedicata ai libri. I crimini comunisti sono meno gravi dei crimini fascisti?
- In questa circostanza, ho notato che gli intellettuali nostrani si sono comportati ed hanno parlato come se gli unici depositari della cultura in quanto tale. Per troppa gente la cultura sembra riservata a scrittori, cantanti, musicisti, giornalisti, pittori, architetti e così via di sinistra. Tutto ciò è anche frutto del fatto che, a partire da Gramsci, la sinistra ha molto investito sulla cultura (e sulla magistratura) e nel tempo ne ha raccolto i frutti. Questo è un loro merito, come è un demerito degli altri. Ma ciò non toglie che la cultura non possa e non debba essere considerata un monopolio di lorsignori, se non altro perché la cultura è l’espressione di una esperienza popolare e fortunatamente questa non è monopolizzata dagli intellettuali, i quali, anzi, sono sempre più lontani da tali esperienze e sono sempre più rinchiusi nei loro salotti, che periodicamente trasferiscono nei talk show televisivi. A dire il vero, nell’ultimo secolo possiamo dire che i più grandi uomini di cultura siano stati cattolici: basti pensare a Ratzinger, a Von Balthasar, a Guardini. Sono stati i più grandi, anche se le librerie del pensiero unico di sinistra hanno cercato di nasconderli al grande pubblico. Ricordando questa grande tradizione, i cattolici dovrebbero battere un colpo ed esprimere una cultura originale. Mi sembra, invece, che siano molto proni al pensiero politicamente corretto.
- È vero che ci sono ancora alcuni “fascisti”. Ma bisogna stare attenti a non vedere “fascisti” dappertutto, anche perché se tutti sono fascisti, alla fine nessuno lo è. La parola fascista non può essere usata immediatamente per squalificare qualunque pensiero non gradito. È una scorciatoia pericolosa e che è in grado solo di distruggere e non di costruire. Ha il solo scopo di dividere ulteriormente, ma non di ragionare. Infatti, è il pensiero che sta svanendo e ciò è molto grave. Anche perché, insieme al pensiero rischia di svanire anche la fede, madre di una cultura straordinaria in tutta la storia dell’Occidente.
Peppino Zola
Foto Ansa
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