Se nemmeno il pragmatismo di Angela Merkel funziona

Di Rodolfo Casadei
07 Settembre 2016
Il deludente risultato della Cdu in Meclemburgo-Pomerania fa sorgere qualche interrogativo. Sull'immigrazione occorre cambiare politica
epa05527282 German Chancellor Angela Merkel gestures during the Economy Day of the CDU at Konrad Adenauer Haus in Berlin, Germany, 06 September 2016. EPA/WOLFGANG KUMM

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Se non ce la fa Angela Merkel nel suo collegio elettorale, come potranno farcela i leader di governo degli altri paesi dell’Unione Europea? L’insuccesso della cancelliera nelle elezioni regionali di domenica scorsa nella sua regione natale del Meclemburgo-Pomerania Anteriore, che ha visto sia il Partito socialdemocratico (Spd) che il partito populista di destra Alternativa per la Germania (AfD) scavalcare la Cdu e relegarla al terzo posto, suona come una campana a morto non solo per le speranze dei democristiani tedeschi di vincere le elezioni politiche previste per l’autunno del 2017, ma anche come un allarme per tutti i partiti e coalizioni di governo in Europa che nei prossimi mesi dovranno affrontare le urne mentre perdura la crisi delle migrazioni di massa.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Per la verità l’ondata di profughi in Germania si è molto ridotta, secondo l’Ufficio federale per le migrazioni e i rifugiati alla fine di quest’anno la cifra degli ingressi si fermerà attorno a 300 mila, molti di meno degli 1,1 milioni del 2015. Nel Meclemburgo-Pomerania, poi, i rifugiati attualmente insediati sono poco più di 23 mila, e la situazione economica della regione, per lungo tempo la più arretrata di Germania dopo l’unificazione del 1990, negli ultimi anni è migliorata. Eppure nel voto di domenica l’AfD ha conquistato il 20,8 per cento di voti, mentre la Cdu è scesa dal 23 al 19 per cento e la Spd ha mantenuto il primo posto ma perdendo cinque percentuali, scendendo dal 35,6 al 30,6 per cento. Insomma, il voto anti-immigrati perdura al di là dell’emergenza, e i partiti dell’establishment ne fanno le spese: questo è il responso del voto tedesco.
In buona sostanza le preoccupazioni di una parte crescente dell’elettorato circa l’influsso non solo presente ma futuro dell’immigrazione di massa si mostrano ormai come permanenti e non congiunturali: chi ha votato AfD e chi è tentato di votarlo manifesta la sua contrarietà non semplicemente al meticciamento del proprio territorio, che non è avvenuto, ma a quello di Berlino, Monaco, Colonia, Francoforte. Non vuole veder cambiare la Germania. Ritiene una sciagura inevitabile i ricongiungimenti familiari dei profughi e dei migranti ammessi a vivere sul territorio tedesco, e che sono in grande maggioranza, come ovunque in Europa, giovani maschi. Infine teme che gli estremisti islamici avranno tutto il tempo per reclutare centinaia di militanti e forse di terroristi nella massa degli immigrati musulmani non ancora integrati. Per l’integrazione, infatti, secondo i dati ufficiali ci vogliono 5-10 anni, durante i quali i nuovi arrivati potrebbero esser facili prede di organizzazioni terroristiche.

Se nemmeno il pragmatismo di Angela Merkel, l’efficienza tedesca (ma le domande di asilo in arretrato da esaminare sono salite a 460 mila, mentre 300 mila arrivati devono ancora presentare le loro domande) e l’economia in espansione riescono a frenare la deriva dell’elettorato verso l’estrema destra, occorre evidentemente cambiare politica, o almeno prospettarne una diversa. Dichiarava recentemente Gian Carlo Blangiardo in un’intervista a Tempi che è irrealistico sia alzare muri per fermare le migrazioni, sia credere di potere accogliere e integrare tutti coloro che desiderano venire in Europa. Bisognerebbe allora cercare di organizzare una mobilità circolare, grazie alla quale gli africani e gli arabi che vengono in Europa si formerebbero, creerebbero reti, accumulerebbero capitale e quindi tornerebbero nei paesi d’origine e lì investirebbero i capitali e farebbero fruttare le reti di relazioni che hanno creato nel periodo della migrazione. Proposta interessante, che potrebbe salvare Africa, Europa e Vicino Oriente. Ma finora nessun partito politico non l’ha non diciamo adottata, ma nemmeno presa in considerazione.

@RodolfoCasadei

Foto Ansa

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2 commenti

  1. Menelik

    La prossima legnata per l’Europa sarà il 2 ottobre, in Austria.

    1. Mamifacciailpiacere

      Se non ci sono incidenti stradali….

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