Se lo spettatore non va allo spettacolo, lo spettacolo va a casa dello spettatore (a cena)
Invitateli a cena, inviateli presto: un attore prestato alla musica, un musicista prestato al teatro. Carlo Pastori e Walter Muto sono come le ciliegie, viaggiano in coppia, uno tira l’altro e non di rado a entrambi scappa la voglia di tirare il campanello di casa degli amici all’ora di cena: va da sé che la serata finisca sempre in buon vino, tanta musica e cabaret.
E siccome a entrambi non piace sciupare le buone idee senza realizzarle (fosse così ci saremmo persi trent’anni di musica e spettacoli per grandi e piccini in teatro come in tv, googlare per credere) i questi tempi bigi in cui la gente “non ha abbastanza voglia-tempo-denaro” per varcare l’uscio e frequentare teatri e concerti, Pastori e Muto hanno dato vita ad AppArt, una vera e propria «operazione culturale capillare» che nasce, cresce e si diffonde con l’aiuto di tanti artisti proprio nelle case degli amici. Volete ospitare un Trio folk in salotto? Una chitarra e una fisarmonichina? Una narrazione teatrale? O un concerto con canzoni di Jannacci, Gaber, Dalla, Capossela? Invitateli a cena, invitate gli amici. E all’ora del dessert servite una proposta di Pastori e Muto.
Solo un mese fa ci avevano portato sulle terrazze del Duomo di Milano: lì, fra le guglie, sotto la Madonnina, in mezzo agli scalpellini al lavoro in scena e attraverso i secoli, lo spettacolo “Lungh ‘me la fabrica del domm” aveva raccontato alla città al tramonto le vicende della gente grande e povera che spese vita e oboli per costruire la Cattedrale. Di questa e altre destinazioni esotiche è facile che raccontino proprio a tavola, la chitarra e la “fisa” appoggiate a terra, pronte per piccole incursioni musicali che bene servono al racconto corale di un’amicizia.
Walter: Trent’anni fa, quando un ventenne chitarrista vuole conoscere un po’ di amici che si occupano di musica, e gli viene presentato un aitante fisarmonicista con tanti capelli.
Carlo: Circa 11.000 giorni fa, Walter appartiene a un manipolo di eroi che mi ha salvato la vita attraverso la sua passione per la musica.
E dove vi ha portato?
Walter: Dai più piccoli e sperduti palcoscenici al Sagrato del Duomo e alle terrazze dello stesso. E ora di casa in casa.
Carlo: A incontrare papa Giovanni Paolo II che ci ha ringraziati per il nostro lavoro (lui a noi). Ma ho anche un ottimo ricordo dei concerti di “Festacustica” negli atenei italiani. Con Walter farei spettacolo anche in curva parabolica a Monza.
Perché ora a tavola?
Walter: È a tavola che una famiglia decide, confronta, attua, sorride. Con un po di musica è anche meglio. E con noi puoi spegnere Mtv.
Carlo: Basterebbe pubblicare una nostra foto per rispondere a questa domanda.
Una tavola condivisa con un personaggio speciale?
Walter: Francesco Guccini, in periodi meno tetri (per lui) di quello attuale.
Carlo: Lucio Dalla, al termine di un concerto al S. Fedele di Milano. Abbiamo condiviso la passione per la trippa.
Quest’anno avete fondato una vera e propria ditta, la P&M. Avete prodotto un cd e uno spettacolo, “Giovanni: un Bosco di duecento anni”. Ma che ha di così imperdibile il vostro “socio”?
Walter: Di Carlo non si può perdere la capacità di stare su un palco, in qualunque condizione, facendo sentire il pubblico a casa sua. Un po’ è riuscito a insegnarlo anche a me.
Carlo: Venite a sentire Walter suonare la chitarra al mio funerale. E capirete il bene che ci siamo voluti.
«L’amicizia è il meno geloso degli affetti», dice Lewis ne I quattro amori, «due amici sono ben lieti che a loro se ne unisca un terzo, e tre, che a loro se ne unisca un quarto… poiché in questo amore “condividere non significa perdere”»: voi che ci guadagnate?
Walter: Siamo irrimediabilmente contagiosi. Con la nostra piccola arte ci accompagnano e abbiamo accompagnato tanti amici, suonando, scherzando e a volte piangendo insieme.
Carlo: Io, personalmente, il colore del grano.
Ma c’è una coppia di artisti, centrocampisti, musicisti, brigatisti che ricordate?
Walter: Ollio e Ollio
Carlo: Culo e camicia. Io sono quello coi bottoni.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Cosa fareste vedere a Casa Santa Marta al Papa? E a casa di Renzi?
Walter: Tutto quello che facciamo. Come disse una volta Guareschi, non ho mai scritto nulla che non potessero leggere anche i miei bambini.
Carlo: A entrambi la storia dei personaggi che hanno contribuito alla costruzione del Duomo di Milano e le canzoni di Jannacci. Vecchie e nuove.
Vabbé, qualcosa che proprio non condividete.
Walter: Le passioni disoneste le condividiamo tutte. Non condividiamo la stessa moglie.
Carlo: Coca-cola zero? Ma per favore! Spritz tutta la vita!
Di questo e altro parlano a cena – a cena del resto si parla sempre d’altro – quindi invitateli a cena, invitate gli amici. Chiedete informazioni e prenotate una cena con AppArt (disturbando direttamente Carlo Pastori: 347/4235031; [email protected]). All’ora del dessert servite una proposta di Pastori e Muto, perché sono tanti gli artisti e ce n’è per tutti i gusti, dalle narrazioni teatrali Il Santo Bevitore a Milano, Prima che venga notte, Le Donne del Vangelo, al poemetto milanese El Vangel per el dì d’incoeu, ai concerti con le canzoni di Missing Baggage & Johnny Cash, Enzo Jannacci, Gaber, canti irlandesi, canti e storie di Natale, Canzoncine solo per merende e bambini e un grande omaggio all’amico Claudio Chieffo, cantato dal figlio Martino. E alla fine? Alla fine ci si saluta e ci si abbraccia, come scriveva Alda Merini in un’altra casa e in una poesia d’amore e di altre cose belle come il quotidiano, «per ritrovarsi interi».
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