Se il Pd vince in Lombardia, addio buono scuola?

Di Daniele Ciacci
10 Dicembre 2012
I tre candidati del Pd per la Regione hanno espresso le loro idee sulla scuola. Ambrosoli è contro i pregiudizi, Kustermann è contro la scuola privata, Di Stefano non vuole il buono scuola.

Scuola pubblica, scuola privata. La perenne antinomia dell’istruzione si gioca, in questi giorni, in territorio lombardo. Il 15 dicembre le primarie del Pd tra i tre candidati del centrosinistra. Una poltrona sola per tre aspiranti governatori: Umberto Ambrosoli, avvocato, Alessandra Kustermann, medico, e Andrea Di Stefano, giornalista. Da qualche tempo è iniziata la battaglia politica, con tanto di convegni e stoccate via stampa. Gli argomenti delicati sono tanti: la sanità, il lavoro, la famiglia, le politiche sociali. In particolare il “buono scuola” – garantito dalla Regione per dare sussidi economici alle famiglie interessate a iscrivere i propri figli in istituti privati – è il pomo della discordia.

NO AL CONTRASTO. Umberto Ambrosoli, 41 anni, avvocato, figlio del'”eroe borghese” Giorgio, ha il favore dei pronostici. Candidato all’interno di una lista civica, moderato, viene dipinto con tinte liberiste che gli avversari mal digeriscono. Il 24 novembre, in un incontro all’Auditorio di piazza Wagner, ha ripetuto il suo secco no ai «pregiudizi» sulla scuola pubblica. Previ controlli rigorosi, è possibile sostenerla con denaro pubblico. In disaccordo con un «tutto pubblico in antitesi a un tutto privato», Ambrosoli non è disposto ad avanzare una «guerra santa per eliminare la scuola privata». Anche ieri, al terzo confronto delle primarie civiche a Brescia, ha ribadito la sua posizione.

ADIEU VOUCHER. Di tutt’altra opinione Alessandra Kustermann, direttrice del pronto soccorso ostetrico e ginecologico della clinica Mangiagalli: «Nella scuola è necessario – scrive nel suo programma – un riequilibrio a favore del pubblico. I contributi alle scuola private, spesso di livello e utili, vanno elargiti solo dopo aver garantito adeguate risorse alle scuole pubbliche». Il medico contrasta l’apertura di Ambrosoli al settore privato: «In un momento di grande crisi, l’istruzione, la formazione e la cultura sono gli unici strumenti per garantire ai nostri giovani un futuro». Ed è per questo che, nei piani della Kustermann, abolire il voucher regionale non è un’opzione, ma una necessità.

LIBERTA’ E LAICITA’. Dello stesso avviso Andrea Di Stefano, giornalista e autore radiofonico, il quale non si discosta molto dalla posizione della candidata civica: «Le politiche di Formigoni – è il pensiero di Di Stefano – sono state caratterizzate dalla retorica ideologica della “libera scelta”». Un peccato che ha contribuito al dirottamento dei fondi pubblici a istituti privati, tanto che l’aspirante governatore programma una «progressiva diminuzione dei fondi alle scuole private; nel 2011 l’80 per cento dei 51 milioni destinati dalla Regione alla Dote scuola sono andati alle scuole private con il meccanismo del “Buono scuola” versato dalle famiglie. Questo di fatto costituisce un finanziamento alle scuole private» e cozza con «la realizzazione dei principi di libertà, uguaglianza e laicità» che garantisce la Costituzione.

@danieleciacci

Articoli correlati

2 commenti

  1. Emilio

    IL punto è che le famiglie devono poter scegliere liberamente il modello educativo e l’istruzione per i propri figli! Solo un paese che ha paura della libertà e vive combattendo i propri cittadini non garantisce la libertà di educazione!
    Basta con i pregiudizi ideologici, Dio ci scampi dal PD e dalle sue idee liberticide verso i genitori e le famiglie. La scuola è tutta pubblica perchè offre un servizio pubblico! La scuola gestita dallo stato non è povera, tutt’altro. Forse è solo un po’ sciupona

    1. Isidoro

      Emilio, Lei sa meglio di me che la “LIBERA SCELTA EDUCATIVA “, purtroppo, la possono fare solo le famiglie abbienti e di conseguenza tanto libera non è, per cui è auspicabile che ogni Euro speso per l’EDUCAZIONE E LA FORMAZIONE da parte delle Istituzioni sia finalizzato solo ed esclusivamente all’offerta educativa pubblica che ne ha tanto bisogno.
      Concludendo, la libera e sacrosanta scelta che ognuno fa relativamente all’educazione dei propri figli è legittima ma certamente non deve costare nulla alla collettività.

I commenti sono chiusi.