Ho letto su Tempi in edicola la vostra intervista a Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, università e ricerca. Visto che siete molto in confidenza, potete farmi il favore di chiedere al ministro che ne è della promessa di risolvere la questione di Quota 96?
Brunella Rosano
Risponde Luigi Amicone. Nell’intervista, per esigenze di spazio, non compare il suo quesito, che, però, abbiamo comunque posto al ministro. Ecco la sua risposta: «La quota 96 è un problema biecamente economico. Elsa Fornero, un ministro di cui ho grande stima, per quel poco che l’ho conosciuta, ha firmato un riforma che contiene una parte veramente dura perché ha creato in alcuni settori della pubblica amministrazione i cosiddetti “esodati”. Nella scuola, ha prodotto un danno ancora più raffinato, perché i “quota 96” sono 4.000 insegnanti che avevano tutte le condizioni per andare in pensione. Mi permetto di dire che si tratta di una popolazione di insegnanti anziani, giustamente non più motivati a fare questo lavoro che richiede una certa energia. Dunque, si aveva la possibilità di assumere 4.000 giovani e questo non è avvenuto a causa della riforma della Fornero. Ora, però, e ne sto parlando anche con il ministro Poletti, noi dobbiamo trovare questi 120 milioni, che non sono tantissimi, ma non sono neppure quattro soldi, per chiudere questa ingiustizia e pensionare i quattromila. Da parte mia, l’impegno c’è tutto. Ci sono riuscita con le borse di medicina. Ora mi sto mettendo su quota 96 perché è una follia che non si trovino 100 e rotti milioni per risolvere un capitolo che, diciamolo pure, darebbe un doppio vantaggio: un vantaggio a chi esce e un vantaggio a chi assume».