Gli asili paritari in Veneto fanno risparmiare 300 milioni di euro alla Regione. Se non ci fossero, invece che 300, la Regione dovrebbe spendere 600 milioni di euro e comunque non riuscirebbe neanche così a garantire un posto a tutti i bambini veneti. A spiegarlo a tempi.it è l’assessore regionale ai servizi sociali Remo Sernagiotto (Pdl) che questa sera a Castelfranco interverrà all’incontro organizzato dal Movimento salva scuole paritarie dell’infanzia in Veneto (Msspv), nato per scongiurare la chiusura di otto asili paritari nella Castellana e difendere la libertà di educazione. Sernagiotto lancia anche una sfida: «Se lo Stato facesse come da noi non si dovrebbe neanche preoccupare di trovare i 4 miliardi di euro per cancellare l’Imu». Li avrebbe già in tasca.
Assessore, perché parteciperà all’incontro?
Andrò a incontrare le famiglie di Castelfranco e il Movimento perché, dopo il referendum di Bologna, mi piacerebbe invitarli a promuovere a loro volta un referendum a sostegno delle scuole paritarie; del resto, costano meno della metà delle scuole statali e offrono un servizio, sotto molti punti di vista, migliore. Un’evidenza che, tuttavia, solo le persone libere e non quelle ideologicamente connotate sembrano disposte a riconoscere.
Perché migliore?
Anzitutto fa risparmiare: mentre un bambino che frequenta l’asilo statale costa allo Stato 7 mila euro l’anno, uno che frequenta l’asilo paritario ne costa solo 3 mila, gran parte dei quali li paga la famiglia. Ed è per questo motivo che come Regione Veneto abbiamo appena deciso (il 15 giugno, ndr) di rinnovare il finanziamento di 16,5 milioni di euro l’anno alle scuole paritarie dell’infanzia anche per il 2013. Non dobbiamo dimenticare, poi, che gli istituti paritari non chiudono alle quattro di pomeriggio, ma hanno una vitalità sociale e culturale che va oltre l’orario scolastico. E questo è un servizio ulteriore offerto gratuitamente. La collettività, dunque, ha solo da guadagnarci. Sbaglierei a non volerle sostenere.
Non sta sminuendo il ruolo della scuola statale?
Non sia mai. La libertà di scegliere innanzitutto. E senza dubbio negli asili statali insegnano ottime maestre; io non voglio negare questo, ma semplicemente paragonare due modelli diversi e invitare a una riflessione sul tema.
Quanto fanno risparmiare gli asili paritari in Veneto?
Se tutti i bambini del Veneto che frequentano asili paritari, che sono 95 mila su un totale di oltre 140 mila, lunedì mattina decidessero di iscriversi a un asilo dello Stato la spesa aggiuntiva sarebbe di 300 milioni di euro, 600 milioni in totale. Ma si tratta di un’ipotesi soltanto teorica perché non tutti i bambini troverebbero posto nello Stato. L’offerta statale di istruzione, infatti, non coprirebbe mai la domanda reale.
Chi si oppone alle scuole paritarie sostiene che chi vuole mandare un figlio all’asilo “privato” se lo deve pagare da solo.
Questo discorso tralascia un aspetto fondamentale. E cioè che in Italia chi vuole mandare un figlio all’asilo o alla scuola paritaria paga due volte: una per l’asilo o la scuola statale, attraverso le tasse, e un’altra per il proprio figlio, attraverso la retta. Se le scuole potessero davvero competere su un piano di parità effettiva, allora sì che sarebbe giusto pagarsi tutta la retta da soli.
Ma non è così.
Non è giusto che ci sia chi paga solo 70 euro al giorno e chi 170, oltretutto dopo aver pagato le tasse per altri bambini. Il principio da seguire, infatti, è quello della libertà educativa e della effettiva parità di trattamento. Del resto lo prevede anche la legge Berlinguer. Soltanto che mentre la scuola paritaria e quella statale sulla carta hanno gli stessi diritti, in pratica poi quella paritaria nei decreti attuativi è penalizzata e i soldi finiscono solo alle statali. Lo Stato, per esempio, ha un fondo di finanziamenti per la scuola statale e uno, molto minore, per quella paritaria che diminuisce di anno in anno.
Cosa bisognerebbe fare, invece?
Bisognerebbe introdurre un buono scuola di 3.200 euro a bambino. Poi scelgano le famiglie. Questo sì che permetterebbe un’effettiva parità di trattamento. Se, così facendo, le famiglie dovessero scegliere le scuole paritarie, questo per lo Stato genererebbe un risparmio nell’ordine dei 4/5 miliardi di euro. E non saremmo qui a domandarci dove reperire le risorse per abolire l’Imu sulla prima casa. Le avremmo già in tasca.