Per Scaroni l’Italia si è svegliata tardi sul gas, e l’Europa non sa prendere decisioni

Di Redazione
02 Settembre 2022
In un'intervista a Verità & Affari l'ex ad di Eni ed Enel parla dei ritardi del nostro paese sulla crisi energetica, dell'impatto delle sanzioni e dei «decenni» che mancano prima che rinnovabili
Gas energia Scaroni

Gas energia Scaroni

L’Italia si è mossa in ritardo sul gas e per cercare di risolvere il problema energetico, l’Europa è inadatta a prendere decisioni in emergenza, le rinnovabili sostituiranno davvero gli idrocarburi soltanto tra alcuni decenni, le sanzioni alla Russia erano inevitabili ma danneggiano anche noi. Intervistato da Verità&Affari Paolo Scaroni, già ad di Enel ed Eni e oggi Deputy Chairman Rothschild & Co, ha analizzato con lucido realismo la grave crisi energetica in cui mezzo mondo si trova, bacchettando il nostro paese che non ha saputo (o voluto) prevedere che le cose sarebbero finite così.

»Mossa di Mosca prevedibile, c’è che ne approfitta»

«Il giorno dopo l’invasione russa», ha detto, «la Nato si è riunita e ha deciso di opporsi e di applicare sanzioni durissime contro Mosca, mentre l’Unione Europea si ingegnava a costruire i vari pacchetti sanzionatori che si sono susseguiti. Già all’epoca le persone che conoscono bene la Russia immaginavano che saremmo arrivati dove siamo. Era prevedibile che Mosca avrebbe messo in atto ritorsioni sulle forniture di gas. È il tallone di Achille dell’Europa». A quel tavolo, spiega Scaroni, c’erano nazioni che sapevano di potere guadagnare da un taglio del gas operato da Mosca: «Norvegia, Olanda, Canada, Stati Uniti, che sono grandi esportatori di gas e quindi adesso stanno facendo grandi profitti».

L’Italia no, anzi è costretta a pagare di più. Ecco perché, dice, «eserciterei una fortissima pressione politica e commerciale su Algeria, Libia, Azerbaigian e soprattutto la Norvegia che ci forniscono gas via tubo perché sono legati a noi come noi siamo legati a loro». Più complicato il versante del gas liquido, dice l’ex ad di Eni, che avverte: «Anche se non ci dovessero essere altri eventi negativi e se per magia dovessimo risolvere il problema delle bollette nei prossimi sei mesi – comunque ci troveremo – finita la buriana – a pagare il gas il doppio della Cina e tre volte il prezzo degli Stati Uniti. Un altro gap competitivo sulle spalle dell’Europa. Il termometro di questo gap è l’euro che ha perso il 15 per cento rispetto al dollaro dall’inizio dell’anno».

L’Europa non decide, le rinnovabili non sostituiscono il gas

Il problema sta nel manico, dice Scaroni al quotidiano diretto da Franco Bechis: «La governance dell’Unione Europea è inadatta a prendere decisioni emergenziali. Servirebbe un decision maker, invece a Bruxelles ne abbiamo 27 che spesso sono in disaccordo tra loro». E le rinnovabili, presnti nei programmi elettorali di tanti partiti? Per Scaroni sono un bene – «tutto quello che si fa per le rinnovabili è un pezzetto della soluzione del problema energetico», dice – anche se «bisogna capire – numeri alla mano – che per sostituire gli idrocarburi a colpi di pannelli solari e di impianti eolici ci vorranno decenni».

Un esempio? «Mal contati con le rinnovabili a oggi abbiamo soddisfatto circa il 6 per cento del nostro fabbisogno». Attenzione a non farsi prendere da facili entusiasmi green, avverte, e fiducia – per quel che si può, nel fatto che Mosca non chiuderà del tutto le forniture: «Penso, per esempio, che dopo i tre giorni di stop annunciati dal Nord Stream tornerà a transitare il gas diretto verso l’Europa». E le sanzioni alla Russia? Giuste, conclude, anche se «mi sembra, mi conceda la metafora, di combattere impugnando una spada senza l’elsa. Facciamo male a loro ma anche a noi stessi».

Foto Ansa

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