Sangiuliano e il potere freddo

Di Davide Rondoni
07 Settembre 2024
Quattro osservazioni sulla vicenda che ha coinvolto l'ex ministro della Cultura. Baudelaire, Vasco Rossi e il Vangelo avevano già detto tutto il necessario
l ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, 6 settembre 2024 (Ansa)
l ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, 6 settembre 2024 (Ansa)

Quattro considerazioni sulla vicenda che ha coinvolto l’ex ministro Sangiuliano (ieri si è dimesso) e una sua amante, premettendo che sui casi di coscienza giudica Dio o i suoi sacerdoti, nemmeno la Meloni che invece è tenuta per mandato popolare a fare valutazioni politiche e di funzionamento. Ma la faccenda, se pur non seria, impone se lo si vuole riflessioni gravi, ovvero il contrario di quanto fanno i moralisti d’accatto e interessati.

1. Il potere è freddo – come dimostrano le vicende di tanti potenti da re Davide a Clinton – non scalda i cuori. Occorre altro (occorre scegliere bene questo “altro” e come scaldarsi), ma il grande limite e il contrappasso del potere, che pur tanti rincorrono, sta nel fallire nella cosa più importante, essendo impotente a scaldare il cuore. È il suo limite, che emerge a volte in modo ironico o grottesco o tragico.

Ne scriveva splendidamente come sempre Baudelaire:

Io sono come il re di un paese piovoso,
ricco ma impotente, giovane ma vecchissimo,
che disprezzando le moine dei suoi precettori
s’annoia con i suoi cani e ogni altra bestia.
Niente può allietarlo, né preda né falcone,
né il popolo agonizzante sotto il balcone.
(…)
Il sapiente che gli fabbrica l’oro non ha mai saputo
estirpare dal suo essere l’elemento avvelenato.
E le stragi che dai romani si ereditano
e che i potenti in vecchiaia rammentano
no, non fermano dell’ebete cadavere
il calore che si perde,
ormai scorrendo in lui non più sangue
ma del Lete l’acqua verde

2. Ovviamente, se ci sono rilievi penali chi dovrà ne risponderà. Che abbia tal rilievo la vicenda semi-boccaccesca di un ex ministro mentre, ad esempio, si sta dissolvendo un partito (5 stelle) che ha avuto oltre il 30 per cento e dominato l’Italia tra figure tra il patetico e l’improbabile, significa che l’Italia è il paese del teatro, e che la politica è teatro d’altri poteri e i media ne sono servi.

3. L’orgoglio ne frega più del petrolio (Vasco Rossi).

4. Come ognuno ha la trave nell’occhio e dovrebbe tacer sulla pagliuzza altrui (Vangelo) così ognuno ha il suo dossier e, se dà troppo fastidio, è probabile che quello salti fuori anche se è pagliuzza, mentre altre travi languono (per ora) nelle ombre degli archivi. L’unica soluzione a tale situazione di politica del ricatto, figlia dell’accentramento statalista, è riservare la politica ai santi, oppure dissolvere lo stato italiano (altro che autonomia!) oppure diffondere un senso ideale forte che contenga i difetti, temperi le cadute, deterga per quanto possibile gli sguardi. Forse un combinato delle ultime due potrebbe giovare, essendo la prima riservata al Paradiso dove finalmente non ci sarà né Stato né dossier né politica, ma solo stati di grazia e fiumi di vino e miele e poesia.

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