Verrà effettuata lunedì l’autopsia sulla donna di 37 anni morta a Torino all’ospedale Martini dopo aver assunto la pillola abortiva Ru486. I medici assicurano di «non avere fatto errori» ma la procura di Torino e il ministero della Salute hanno avviato ciascuno un’indagine sui fatti.
ALMENO 40 DONNE MORTE. In Italia si tratta del primo caso di decesso legato alla pillola, nel mondo invece ne sono già stati registrati circa 40: quaranta donne morte per infezioni, emorragie e attacchi di cuore legati alla Ru486. Ma il numero esatto non lo conosce nessuno visto che i controlli non sono obbligatori in alcuni paesi del mondo e molte famiglie accettano i decessi senza chiedere accertamenti.
«Sulla Ru486 abbiamo messo in guardia in ogni modo i medici», dichiara Eugenia Roccella (Ncd). «Il Consiglio superiore di sanità ha sempre rimarcato che va usata in ospedale sotto stretto controllo per tutto il percorso abortivo, che dura almeno 3 o 4 giorni». Se infatti la donna fosse rimasta in ospedale, forse i medici avrebbero potuto individuare prima l’aritmia che poi l’ha portata alla morte.
SOSPENDERE LA RU486. Paola Ricci Sindoni, presidente dell’associazione Scienza e Vita, ha dichiarato: «Non è accettabile che si persegua un’ideologia sulla salute delle donne. Da tempo denunciamo i rischi di una procedura abortiva presentata come innocua e che invece ha al suo attivo molti casi documentati di decesso e di serie complicazioni. Sarebbe opportuno sospendere la somministrazione del prodotto per verificarne la sicurezza ed evitare altri esiti drammatici».