
Rosa Bazzi di Erba, unica tra i peggiori criminali a non avere neanche il perdono di sua madre
La strage di Erba è in tribunale, i giornali tornano sullo scenario del massacro. Una piccola città operosa e una corte, quella del delitto, con i fiori alle finestre, ai vetri le tendine inamidate. Ci hanno raccontato tutto di quella coppia normale, i weekend passati a lustrare alacremente la casa acquistata con tanti sacrifici. Ma tra le pieghe di queste vite banali, confluite in una sera d’inverno in un improvviso scatenarsi di ferocia, colpiscono due righe riportate da un quotidiano. Rosa Bazzi, ha detto di lei sua madre che da sei anni non vuole più vederla, «era venuta su storta, cattiva come l’aglio, anzi peggio, piena di veleno». E il padre, morto pochi mesi dopo la strage, ha fatto in tempo dal letto di agonia a dire a una tv – l’ultimo fiato ansimante intralciato dal sondino dell’ossigeno: «Rosa era cattiva, non voleva bene a nessuno».
Dei peggiori criminali, si trova a volte qualcuno che riesce comunque a nutrire per loro pietà. Perfino il Mostro di Firenze incontrò in carcere una suora che lo guardò come un uomo. Anche i serial killer, anche i massacratori hanno spesso, a casa, ancora una madre disposta a dire: eppure non era cattivo. L’assassina di Erba no. Su di lei cala secco come un colpo di mannaia il giudizio della madre: quella figlia cattiva, piena di veleno. E quello del padre, moribondo ma ancora in grado di ribadire il suo verdetto: «Cattiva».
E allora, pure ben certi che una che massacra un bambino cattiva lo è ormai davvero, viene da chiedersi quanto nel destino di ognuno pesi, come scolpito nel marmo, il giudizio di chi ti mette al mondo. Viene da chiedersi quando è diventata così cattiva una che, all’inizio, era una bambina come le altre. Ci sarà stato, un giorno, un episodio che ha indotto quel giudizio amaro in casa: «Sei cattiva». Ma possibile che fosse una cosa già così grave da non consentire di abbracciare e perdonare? Anno dopo anno si consolida e si indurisce il disprezzo: «È cresciuta storta e velenosa. Non la voglio più vedere». Giudizio per l’eternità. Non c’è più niente da fare. Nulla con cui ricominciare.
Poi Rosa cresce e si sposa, pare tutto normale – salvo forse quell’ossessivo cercare lo sporco negli angoli più nascosti della casa – scovare e annientare la macchia occulta, che non si può cancellare. Quanto baccano fanno, quei vicini, e il bambino poi, come strilla. Vien voglia, quasi quasi, di cancellare anche loro – perché quella macchia smetta di ossessionarti, e tutto sia finalmente in ordine. E quando tutto è accaduto, la madre ribadisce la sua profezia: cattiva, Rosa, come il veleno. Leggi e ti immagini quel giorno che non sai, in cui Rosa cominciò a essere cattiva. E quello in cui si vide, negli occhi di sua madre, cattiva per sempre. Leggi di Rosa Bazzi di Erba, e preghi: donaci case disordinate, pigre, egoiste. Ma in cui ci si sappia perdonare. (Solo il perdono trasforma il male in un bene più grande).
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