
Riparte in Italia la campagna per la cannabis libera. In Uruguay è legale da un anno ed è anarchia totale

Ci sono 218 parlamentari che hanno già aderito alla proposta di legge di Benedetto Della Vedova. Il tema è uno di quelli che tornano ciclicamente: legalizzare la marijuana. La proposta ricalca quella presentata e approvata in altri paesi: si potrà coltivare in casa (massimo cinque piantine), si potrà aderire ai “cannabis social club” per la coltivazione in forma associata o si potrà comprare in negozi con licenza dei Monopoli di Stato. Il fumo sarà vietato nei luoghi pubblici, consentito in casa.
CAOS URUGUAY, La legge è simile a quella approvata nel dicembre 2013 in Uruguay ed entrata in vigore grazie all’allora presidente marxista José Mujica nel maggio 2014. Ma dalle parti di Montevideo, a oltre un anno di distanza dalla legalizzazione, il mercato della “canna libera” è ancora nel caos più totale.
CANNABIS CLUB. In Uruguay ci sono tre modi per accedere legalmente alla droga: coltivarla in casa (massimo sei piantine), comprarla in farmacia o procurarsela in appositi club. Uno di questi è il 420 Cannabis Club e ogni mese vi si recano gli iscritti per ritirare i quattro pacchi mensili da 10 grammi ciascuno a cui hanno diritto. «Far parte di un club mi fa stare tranquilla», dichiara María Aguirre, 40 anni, al Guardian mentre ritira le dosi per sé e suo marito. «Gli spacciatori cercano sempre di farti provare droghe pericolose, che danno dipendenza».
«LA MARIJUANA FA MALE». Il messaggio dato dal governo del paese è proprio questo: la droga fa male, la marijuana no. Un messaggio che l’Onu, attraverso l’International Narcotics Control Board, critica ininterrottamente dal dicembre 2013: «La Cannabis è sottoposta al controllo della Convenzione unica sugli stupefacenti del ’61, che chiede agli stati membri di limitare il suo uso a scopi medici e scientifici, a causa della sua capacità di dare dipendenza. Non solo dà dipendenza, ma può anche colpire alcune funzioni mentali fondamentali, il quoziente intellettivo, le performance accademiche e lavorative, e compromettere l’abilità alla guida. Fumare cannabis è più pericoloso di fumare tabacco».
[pubblicita_articolo]«NÉ LEGALE NÉ ILLEGALE». Nonostante questo, la marijuana in Uruguay si può comprare in farmacia. O almeno si dovrebbe. L’applicazione della legge infatti è in alto mare. La commissione che dovrebbe controllare il mercato legale di fatto non esiste ancora e regna l’anarchia. «Al momento un club come il 420 non è né legale né illegale», spiega Marco Algorta, capo “giardiniere”, che deve controllare che nessun membro ritiri più cannabis del massimo legale. Ma se non lo facesse, nessuno se ne accorgerebbe. «Lo Stato è lento», ammette Milton Romani, direttore del Consiglio nazionale uruguayano delle droghe, «ed è un bel problema». Ci sono infatti almeno 20 club da ispezionare, ma solamente uno è presente nei registri ufficiali.
«COME SE FOSSI UN DROGATO». La Commissione dovrebbe anche tenere un registro dei singoli cittadini che coltivano in casa la marijuana. Circa tremila persone si sono registrate, molti altri invece non hanno intenzione di farlo per paura di essere discriminati. «È come se venissi registrato dallo Stato come un drogato», si lamenta Pablo, 25 anni, nativo di un paesino vicino alla capitale Montevideo. «Potrebbe crearmi molti problemi. L’unico vantaggio che dà registrarsi è che se qualcuno ti ruba le piantine, puoi andare a denunciarlo alla polizia». Quante persone in Uruguay ragionano come Pablo? Nessuno lo sa.
MARIJUANA IN FARMACIA. Infine ci sono le farmacie. Qui, secondo gli annunci di Mujica, la marijuana sarebbe stata venduta in concomitanza con una campagna di informazione su quanto faccia male la droga. Né la cannabis in vendita a un grammo al dollaro nelle farmacie, né la campagna di prevenzione si sono ancora viste. Per qualcuno sarebbe comunque fuori luogo: «È un’idea pazza. È fuori luogo, come se si vendessero sigarette nelle farmacie», commenta Juan Guano, partner del negozio UruGrow, che vende marijuana nella capitale.
PIÙ IMPORTANTE DEL PANE. Per ora, il paradossale risultato di una legge approvata con lo scopo di minare il mercato nero dei trafficanti è quello di alimentare un nuovo mercato nero incontrollabile. Non sono state risolte neanche le più evidenti contraddizioni della legge: la cannabis è esentasse, come il latte, l’acqua e il materiale educativo. Evidentemente, è ritenuta più importante del pane e delle medicine, entrambi tassati al 10 per cento.
Foto Ansa
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3 commenti
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forse occorre tornare all’educazione del corpo alla padronanza degli istinti, non a subirne la schiavitù. ma chi può educarci? col dovuto rispetto noto che i preti non si occupano più di educazione, di senso della vita o consapevolezza della responsabilità delle persone. la proposta di tempi?
Cosa ti fa credere che una persona non possa essere padrona dei propri istinti e decidere liberamente di dare sfogo a quelli che ritiene più opportuni?
La libertà non prevede solo di reprimersi, ma anche di scegliere di seguire il proprio istinto!
Non decidono i preti è nemmeno tu quale siano le libertá giuste!!!!
tra il reprimersi e sfogarsi come un animale c’è l’educazione che ti fa vivere da uomo e non da bestia.
però se vuoi drogarti e farti del male contraddicendo il bene che ti vogliono i tuoi genitori, quando ti fai una canna guida da solo! la tua libertà di ammazzarti non prevede la morte di chi ti è accanto. testa fumata.