«Riots are fun». A Londra si teme una nuova estate di violenza. Come un anno fa

Di Emmanuele Michela
02 Luglio 2012
Un'indagine del Guardian spiega come tra i poliziotti ci sia paura che si possa ripetere quanto accadde nell'agosto 2011: «Non è cambiato nulla rispetto a un anno fa». E tra tre settimane iniziano le Olimpiadi.

“Riots are fun”. Le rivolte sono divertenti: fa rabbrividire leggere questa sentenza tra le righe dell’indagine dal Guardian sulle violenze inglesi dell’agosto del 2011. Era quasi un anno fa quando le proteste che seguirono l’omicidio di Mark Duggan degenerarono in vera e propria guerriglia, e in 5 giorni furono messe a ferro e fuoco Londra e altre città d’Oltremanica. Abbiamo ancora in mente le immagini di quei centri commerciali ridotti a carcasse affumicate, i video di quei negozi svaligiati da ragazzini di ogni età.

11 mesi più tardi, ecco pubblicato sul sito del quotidiano inglese un report d’investigazione su questi fatti, portato avanti dalla testata in collaborazione con la London School of Economics, e dalle fondazioni Joseph Rowntree e Open Society. Un lavoro durato un anno, indagando tra i giovani coinvolti nelle violenze e i gendarmi che in quei giorni si trovarono letteralmente in battaglia. E che mette in luce un’allarme preoccupante: la polizia teme un ripetersi di quella violenza. E le ragioni sono presto dette, ben espresse da un ufficiale di polizia intervistato: «Credo che se c’è un periodo di crisi economica, tempo caldo, un insieme di eventi che possono far esplodere… la mia risposta è sì, potrebbe succedere di nuovo. Perché nulla è cambiato da agosto scorso a ora, e la sola cosa che è divenuta diversa è la percezione che ha la gente: le rivolte sono divertenti».

Era il 4 agosto del 2011: la polizia londinese fermò il giamaicano Duggan, sospetto spacciatore di cocaina, uccidendolo nella sparatoria che seguì l’arresto. Due giorni dopo, una manifestazione di famigliari e amici dell’uomo chiedeva di fare chiarezza sul fatto, salvo poi esplodere in azioni di violenza la sera stessa. Nel giro di poche ore la situazione degenerò, coinvolgendo centinaia di giovani: il quartiere di Tottenham fu preso d’assalto, con attacchi agli ufficiali di polizia, autobus dati alle fiamme, edifici saccheggiati. Ormai all’origine di questa violenza non c’era più la morte di quell’uomo, ma un malessere generale della società inglese. E di lì a poco la rivolta esplose in più quartieri della città, e in più città dell’Inghilterra: ci furono anche 4 morti, decine e decine furono i poliziotti feriti, mentre gli arrestati furono migliaia. E tra i coinvolti non ci furono solo gli strati più poveri delle città inglesi: fece notizia il fermo di una ragazza benestante (e non fu l’unica) con l’auto piena di oggetti rubati. «È difficile resistere» si spiegò con la polizia, tra lo sconcerto dei tanti politici richiamati in fretta e furia dalle vacanze per far fronte a questa crisi (Cameron dovette interrompere le sue vacanze in Toscana per tornare in Parlamento).

Livello di guardia quindi alto a Londra: il Diamond Jubilee della Regina è passato liscio senza problemi, ora ci si prepara ai giochi olimpici, al via il prossimo 27 luglio. Nemmeno un mese manca al via. “Riots are fun”: c’è una piaga latente nella società d’Oltremanica, che può attrarre più degli sport a cinque cerchi.

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