Il 2 marzo il guardasigilli Angelino Alfano ha presentato alla consulta Pdl il pacchetto di riforma della giustizia. Confermata la tanto attesa separazione delle carriere di giudici e pm così come il principio di responsabilità dei magistrati, sul tappeto c’è anche la proposta di due Csm separati (giudici e pm) presieduti da diversi vicepresidenti, ma con presidente comune (il Capo dello Stato: Alfano ha smentito l’ipotesi che una delle due sezioni dell’organo di autogoverno della magistratura possa essere presieduto dallo stesso ministro della Giustizia).
Rimane intatta – vengono così smentite le notizie apparse sulla stampa in queste settimane – l’obbligatorietà dell’azione penale, stabilita dalla Costituzione («Non c’è possibilità che venga cancellato l’articolo 112 della Costituzione – ha detto Alfano – ma stiamo valutando se intervenire con legge ordinaria a regolare le priorità», che ad oggi di fatto sono invece decise dai soli magistrati).
L’annuncio più interessante riguarda possibili modifiche all’articolo 106 della Costituzione, che ad oggi prevede la nomina dei magistrati per concorso. Si lavora invece per una partecipazione diretta del popolo: «Stiamo lavorando proficuamente sulle modalità di partecipazione del popolo all’amministrazione della giustizia: siamo aperti ai suggerimenti della Lega, con cui stiamo lavorando».
Il disegno di legge sulla giustizia sarà esaminato già nel prossimo Consiglio dei ministri del 10 marzo: Berlusconi infatti intende accelerare al massimo; anche se, come avrebbe spiegato il guardasigilli Alfano ai tecnici del Pdl riuniti nella consulta giustizia, una delle ipotesi contemplate nel futuro prossimo della riforma è quella di un referendum.